Poesie personali


Scritta da: Alba Gnazi
in Poesie (Poesie personali)

Ti ho sognato stanotte

Ti ho sognato di notte
Stanotte
Abbacinata da voci in sordina
Che ululavano il nome nel nulla del buio che

e nel fitto degli aghi di pioggia sulle mani
Quando il sole s'arrende
Ho scavato e scalato e cercato tra
Germogli di terra e zolle di
Grano
il salmastro del tuo sorriso
il sapore del tuo collo
il concerto dei tuoi passi sopra

Attraverso il bitume di nebbie
Annoiate
Di specchi ombreggiati
sul tramonto ondeggiante
Il risveglio il tuo tocco il tuo tepore l'odore la molle certezza che

Ti ho sognato stanotte
Di notte
Ho sognato di te.
Composta sabato 19 settembre 2009
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    Scritta da: Alba Gnazi
    in Poesie (Poesie personali)

    Notturni d'abbandono

    Solfeggio la sensazione
    (scioglimento, dispersione)
    nell'incandescenza ritmica
    del tuo tocco

    a brandelli, in frantumi
    il suono spira dalla veneziana
    socchiusa sul mondo
    che non parla quest'idioma
    che non naviga la
    geografia del tuo busto
    che non mesce l'ebbro
    vino del tuo sguardo

    Io ti sento
    In ogni ione
    In ogni poro
    In ogni sudato, stillante afrore

    Tu Serpente, Farfalla, Angelo, Sciamano
    Sorseggi le aromatiche
    mie umide sponde
    lasci sbocciare i miei capelli
    alle radici dei tuoi fianchi
    Dove inizio io? Dove finisci tu?
    E dolcemente,
    Ferocemente
    Arpeggiamo
    Notturni d'abbandono
    In crescendo
    In crescendo
    e poi

    Ad libitum.
    Composta domenica 22 novembre 2009
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      Scritta da: nina.*
      in Poesie (Poesie personali)

      Amore: piccole delusioni e... grandi emozioni

      Adoro le tue parole; il tuo lasciarle lì,
      sole, come una manciata di perle
      che cadono al suolo: alcune rotolano
      via, si perdono in angoli bui, altre
      risplendono di riflessi lucenti e si lasciano
      raccogliere.
      Ognuno dei numerosi punti sparsi tra
      i tuoi discorsi mi parla di lunghi silenzi,
      di pensieri non tradotti in parole,
      di intime riflessioni.
      E ogni volta mi stupisco di trovar me
      stessa là, dove non credevo, di riconoscere
      le mie parole nelle tue, i miei pensieri
      nei tuoi e perfino i tuoi silenzi nei miei.
      Quante volte avrei preferito i silenzi
      alle parole, quanti incantesimi sono stati
      spezzati così, per stupidità.
      Era fantastico ascoltare i nostri silenzi,
      le nostre anime gioire... Poi hai detto
      qualcosa.
      Ti ho detto: "stai zitto".
      Altre parole: "non rovinare tutto". Ancora
      non capivi.
      Ho ucciso la stupidità con un bacio
      leggero, che sfiorava appena le labbra.
      Ma tutto era irrimediabilmente rovinato.
      Ma gli angeli non hanno cantato e le
      campane non si sono sentite.
      L'ho voluto io.
      Volevo che anche la semplicità di un
      abbraccio acquistasse il valore di una
      notte d'amore.
      Voglio costruirmi i miei ricordi
      alla perfezione senza sbagliare, per quanto
      mi resteranno solo quelli a farmi
      compagnia... Amo gli amici che
      mi cercano solo per farsi ascoltare.
      E io lì, a raccogliere storie... Le mie
      storie le racconto a me stessa.
      Agli altri regalo schegge del mio animo,
      per dar loro l'illusione di conoscermi.
      A te... qualcosa di più. Perché mi
      parli con i silenzi.
      Composta venerdì 11 dicembre 2009
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        Scritta da: bimba.mo
        in Poesie (Poesie personali)
        Ci piace fare ciò che è sbagliato, ciò che è proibito,
        brivido lungo la schiena.

        Una scarica elettrica lungo il corpo
        e ti senti viva
        cuore a mille, le mani sudate, il sorriso che spunta leggero all'angolo delle labbra.

        Sentirsi preda della passione
        del non-senso
        di chi non dovremmo desiderare.

        Annullare tutti i pensieri per dieci minuti ed agire
        essere solo un corpo che si scioglie, si avvinghia e sente il calore di un altro.

        Sentire quel piacere così intenso
        e perdere le inibizioni.
        Non avere il controllo, non pensare.

        Essere una preda degli istinti.

        Scindere il corpo dalla mente
        e lasciare che la voce della mente sia sempre più soffusa
        Soffocata dalle sensazioni che crescono dal contatto
        Mentre il nostro corpo si muove lento. E il respiro diventa affannoso.
        La testa si inclina leggermente all'indietro, gli occhi socchiusi. Una sensazione ci pervade.

        Come l'impeto del fiume in piena distrugge la diga
        e l'acqua
        con la sua potenza bagna il letto del fiume
        arido, prosciugato.

        Ci piace.

        Forse perché siamo sempre così concentrati a controllarci,
        a fare ciò che è giusto
        a contare le parole, a sentirci in colpa per quelle dette in più,
        quelle dette in meno.

        A contare i soldi nel portafoglio, controllare di aver chiuso la finestra,
        Di aver ripetuto anche l'ultimo capitolo del libro.
        Composta mercoledì 2 dicembre 2009
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          Scritta da: bimba.mo
          in Poesie (Poesie personali)
          La testa gira, come un tormento. La nausea. L'odore del vino, di quel lambrusco acido.
          Quello che costa poco e ti spacca lo stomaco.

          E cammina verso il bagno. A piedi scalzi.
          Così impari cara mia bella festeggiata.

          La mente ancora parla.
          E ci provi a farla parlare. Per non sentire altre voci, per non sentire il rumoroso affanno di un uomo.
          Di chi ieri ti ha toccato. Di chi ieri ti è entrato nell'anima. Veloce. Poi è sparito.
          Sente il gelo sotto alla pianta del piede, il pavimento di marmo.

          Sembra il gelo del silenzio.
          Quando il respiro si fa più lento, quando il piacere viscido è finito.
          Rimane solo il silenzio. E la paura delle parole, ti si bloccano in gola perché non riceveranno comunque risposta.
          Riceveranno solo attese, lunghe, feroci e sfinenti.

          Apre la porta della camera. La maniglia è calda.
          Il legno scuro sembra accarezzarle il tatto.
          Un secondo di sollievo.
          Composta venerdì 4 dicembre 2009
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            Scritta da: bimba.mo
            in Poesie (Poesie personali)
            Per te che amavi i Pink Floyd
            per te che li hai cantati
            e ricantati.
            Per te che per primo me li hai fatti ascoltare
            allora non li sapevo apprezzare,
            allora non ti ho saputo apprezzare.
            Ma come mi gusto ora questa canzone
            ogni nota mi entra dentro.
            Impressa a fuoco
            come il tuo ricordo.

            So, so you think you can tell Heaven from Hell?

            Te la dedico con tutto il cuore,
            e me la ascolto mille volte.
            E ti ripenso mille volte.
            Ti porto nell'anima
            come un marchio impresso a fuoco.

            How i wish, how i wish you were here.
            We're just two lost souls swimming in a fish bowl,
            year after year,
            running over the same old ground. What have we found?
            The same old fears,
            wish you were here.
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              Scritta da: ichweissnicht
              in Poesie (Poesie personali)

              Come un aratro antico

              Lavorerò il tuo corpo come un tempo
              lavorava la terra il contadino
              del mio paese. Con lo stesso amore
              con lo stesso vigore disperato
              evocherò la vita dai tuoi solchi
              e tu sarai per me mensa e giaciglio
              tempio, rifugio, lavacro ed alcova
              e non avrò che te nella mia mente
              nelle mani nella bocca affamata
              della tua carne e dei tuoi umori. In te,
              nel tuo intimo vibrare immergerò
              ogni mio desiderio, ogni mia voglia.
              Si spegnerà pulsando il mio gridare
              sfacciato osceno ed esibito al mondo
              e nel tuo caldo e vellutato esistere
              io morirò, donna d'incenso e d'oro!
              Composta nel luglio 2007
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                Scritta da: ichweissnicht
                in Poesie (Poesie personali)

                Litania di Loreto

                Legno madera materia mater
                vergine madre di legno nero
                oggi non vivo l'antico sgomento
                angoscia d'incenso di cera di fumo
                la mente segue svagata la serie:
                legno madera materia mater.

                Vergine, in te si accresceva il terrore
                che alimentava la madre di carne
                nelle forzate astruse preghiere
                ostico verbo dal senso ignoto.
                Ma oggi c'è quiete nella tua casa,
                legno madera materia mater.

                Tra queste mura si ampliava il mio incubo
                ginocchia dolenti sul marmo scavato
                occhio di madre a minaccia otteneva
                che io fossi sempre più buono degli altri
                e diventassi sepolcro imbiancato,
                legno madera materia mater.

                Non c'è più fede e forse mi manca
                non c'è più angoscia ed è splendido esistere
                perché mi vive il tuo mito umanissimo
                in mente ancora? Lo ignoro.
                Di certo
                tu non hai colpa di chi lo distorce,
                legno madera materia mater.
                Composta nel giugno 2009
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                  Scritta da: moscardo
                  in Poesie (Poesie personali)
                  Il tempo s'è fermato e guardo indietro
                  ricordi trasparenti come vetro
                  di notti solitarie e lune amanti
                  di amici di cieli immensi di storie importanti
                  annegati nell'oceano di giorni andati
                  tra le ore senza fine e i minuti bruciati
                  mi sorprendo triste con un nodo in gola
                  malinconia
                  null'altro
                  nessuna parola.
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                    Scritta da: moscardo
                    in Poesie (Poesie personali)

                    Inutile

                    E queste case
                    questi lampioni accesi
                    a cercare di tagliare la nebbia
                    questa nebbia così bianca
                    così spessa
                    che quasi si mastica
                    questi strani pensieri
                    questi occhi inchiodati davanti
                    per vedere apparire qualcosa.
                    Che cosa?
                    Il rumore di un'auto
                    poi le luci
                    e le mani a pulire il vetro appannato
                    mentre il cuore sussurra qualcosa
                    shhh
                    qualcosa
                    ...
                    inutile.
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