Scritta da: Bernardo Panzeca
in Poesie (Poesie personali)
Settembre
Sudavo
di pioggia.
Composta domenica 9 settembre 2018
Sudavo
di pioggia.
Non aspettava altro
che bagnare la vista
affinché i ricordi
apparissero
più che mai nitidi.
Dei ricordi
è vero, rimangono
solo i ricordi.
È anche vero
però, che senza ricordi
nulla appare vero.
Che gran baccano
faceva il silenzio.
Non riusciva
a tenere a bada
quei gran discoli
dei propri figlioli:
I ricordi.
Sottometti la luce che ti resta
a una penna che mai
può dirsi sia banalità di male
le trasmetti la notte come fosse
una bevuta povera e insicura -
le passi il suo contrario ed è il trionfo
dei non colori che si fanno insieme
pace e guerra, ma se tu alzi gli occhi -
minuscoli animali impauriti,
servi della regina di un colore
che s'espande nell'alto senza limiti
e discende poi all'orizzonte-mare -
vedi che tutto è un imparare solo -
e il corruccio, le rughe, la vecchiaia,
e lo specchio che vive frantumandosi
seppelliti nel più basso possibile
ed insieme alla disapprovazione -
il cielo è una lavagna senza tempo,
le stelle si riscrivono ostinate,
consce d'essere errori all'infinito,
e la Luna tenuta tra le mani
di Dio o di Nessuno, che barcolla
negli attimi di silenzio del tempo
è un gesso o un intonaco spezzato
sotto d'un'unghia o le scosse di un sisma -
l'insegnamento cede all'ignoranza
di un arcaico che non vuol far conoscersi -
e le pupille le vedrai assorbire
altro inchiostro da questo calamaio
e la mente ti sembrerà ficcata
nel banco del tuo volto, potrà fingere
d'alzarsi con il sonno... con il sogno!
Un vedere la fine tutta e ovunque,
una pistola silenziosa germina
il colore puntato su chi passa -
scrittore, chiama, vieni a non vedere
che cosa sia lo scrivere la Notte -
tavolo alzato a telo con il cielo -
una lavagna con segni di stelle
indecifrabili ripetitivi
e solo il gesso della luna crolla
impercettibilmente nelle briciole
al terremoto di un silenzio-luce -
quando l'inchiostro domina c'è solo
una lettera che non si sa leggere
chiara come il mistero della Morte -
come chi nell'esterno ha abbandonato
il corpo per donare ad occhi aperti
la visione dell'interiorità
con due coppie di palpebre rivoltesi
al passato, cadute ancor più dentro -
solo il sogno una torcia miserabile
un tentativo di interpretazione
che riaffiorando non resta che a galla!
I
Il cimitero della casa è esteso
ed alla tomba della stanza bussa
lo sguardo all'altro mondo della veglia -
ma non apre, non apre, sa che dorme -
si versa come lacrima fermatasi
sulla guancia di un attimo compatto -
sa che la decomposizione eludi
che la testa è risorta dal naufragio -
che il sonno naviga sulla sua zattera,
che l'isola di un sogno si profila
a un orizzonte d'interiorità -
mentre il resto del corpo è rivestito
dall'abbraccio materno di una bara
che parte dalle dita dei tuoi piedi
e arriva al collo a darti una carezza.
II
Ma il volto fuoriuscito è la sua tomba
con cui il visitatore si orienta
per arrivare al suo ripiegamento
e questo è morte è il suo lutto interiore -
le pupille le versa nella notte
perché nessuno veda che lui piange -
mentre il resto del corpo è il suo fanciullo
che nel lenzuolo ha la sua bara bianca.
III
La specularità è un'invenzione -
io sono il mare e il mio lenzuolo è spuma -
e fluttuo in una morte provvisoria
risalirò ché voglio raccontarla -
ma non potrò, sarà il sonno sommerso
assieme al cuore del suo sogno spento -
le pupille son lacrime che aggiungono
colore al lutto che rende la morte
una vivente che non può vedersi
tra la folla accecata dal suo pianto -
mentre lassù si crea un'opposizione -
anche la notte è un corpo che si oblia
e sprofonda all'interno nel suo nero
per sognare nient'altro che il suo sonno
e le stelle ai non occhi che s'accendono
sono quelle che invece fanno luce!
IV
Tutto si spegne per mirare al nero
nel profondo di sé, solo una luce,
oscurità che abbaglia ed è uniforme -
solamente le stelle si sparpagliano
e con un'alternanza irrinunciabile
compensano lassù l'assenza di occhi
aperti a fare luce qui nel mondo!
V
Ti crederai più solo nella morte
quello che resterà altro da te -
le tue pupille guarderanno nero
ai loro piedi, l'unico colore
per dire tutto ha preso la sua essenza
e la trascina a rendere assentato
quel passato che finalmente oblii -
e le stelle saranno ribellione -
il sacerdote della Luna muto
nell'abito tranne che nel riflesso
gettato, anch'esso è un'eco di silenzio -
con la loro presenza si diranno
lacrime in veglia a non spegnersi via
reclameranno a sillabe la luce,
la defunta di tutto l'universo!
VI
A cosa serve quando è buio ovunque?
Specularmente, e sono mare e terra?
E il cielo è lassù solo a disperarsi
in silenzio come di un gemello
perduto nella morte più interiore?
Quando il buio è al buio anche di sé
le stelle, ecco, lo portano alla luce,
luci che lo salvano dall'oblio,
resurrezione in delle loro lacrime,
sconfitta della fine nella stasi,
sulla guancia di un tempo che non scorre!?
Maledizione! E ora di nuovo dobbiamo riflettere
Se questo cielo fuori sia reale?
Allora chi è a far girare in eterno quest'uovo blu
Vicino a noi finché i più si infuriano
E io dalla paura non riesco più a essermi d'aiuto
E alcune stendono le loro ossa
Quasi per beffa sopra le linde piastrelle
E sorridono piano, come dalla brama sedotte-;
E dolce è l'ira – si deve solo gustarla.
Come qualcosa di rubato, nell'oscurità.
Venni da te con una preghiera
La sera che per te candele ardevano
Così sopra tessuti di velluto
Ti ho dato la mia dote di diamanti.
Ma non sai nulla tu del sacrificio.
Di candelabri con le braccia alzate.
Del fumo senza nubi del braciere
Che scalda il buio di templi severi.
Di angeli raccolti nelle nicchie
Riflessi in lampadari di cristallo.
Del balbettare di preghiere ardenti
Del sospirare nell'oscurità
E nulla sai dei desideri che
Gemono giù dal fondo dell'altare...
Prendi esitante gelida indecisa
Pietre brillanti di fervide lacrime.
La fedeltà mi obbliga a vegliarti
Mi soffermo sul tuo dolce soffrire
Mi è sacro desiderio essere triste
Per godere con te la tua tristezza.
Un benvenuto mai mi accoglierà
Per quanto durerà la nostra unione
Umile e ansioso devo riconoscere
L'eredità d'un destino d'inverni.