Ero una bambina in jeans e maglietta con le ginocchia sbucciate e lo sguardo di una dama... Innamorata.
Avevo un complesso tanto strano: di non saper baciare.
Mi vergognavo di stare sola insieme a te e coprivo con le mani tutto il corpo... Innamorato.
E se tremavo, mi scaldavi piano, con lo sguardo falso e guardandoti negli occhi ti intuivo.
Un tempo mi tenevi tra le braccia e un angelo ti volava tra le mani.
Tu mi stavi per rendere pienamente donna ma per fortuna mi sono "svegliata" in tempo; intorno a me non ho sentito più il calore, ma solo aria tiepida e pure riscaldata.
Intorno a me non ho sentito più il calore di quando del mio corpo potevi essere l'unico signore.
Un giorno, un altro uomo capirà che io di te sono stata veramente... Innamorata.
Molteplici desideri all'utopica fantasia, -se dovessi rinascere-. L'ho fatto. Una nota musicale.
Do, la serenità di chi agogna solo lacrime di felicità. Mi, io, me, depennati dal vocabolario, propenso ad ascoltare. Fa, il verbo volto a donar sorrisi senza attenderli. Sol, del nuovo giorno, percependo gli orizzonti che sono accanto. La, per avere un violino ed una chiave che scardina cuori. Si, pronunciandolo a labbra aperte, fedeli, di sentimento calde. Re, d'un feudo che non ha proseliti.
Quale folle onda in quell'attimo che mi smarriva sarebbe stata tanta impetuosa, se non quella che vidi trainare le mie conchiglie nell'animo del mare custodite in una scatola di vetro... Sguardo impaurito di bambina sulle gonfie acque verso l'infinito e tutto ciò che avevo fuggiva sopra l'onda ubriaca. Sabbia soltanto nelle mie mani che scivolava rapida dalle dita.
Ti hanno detto che ci siamo incontrati, è vero, ma è anche vero che ci hanno ricamato sopra.
Capelli e occhi neri, labbra invitanti, ma non mi sono fatta sfiorare.
Lui mi guardava, lui mi parlava, lui mi ammaliava: stavo morendo, volevo toccarlo, ma non l'ho sfiorato.
E più si avvicinava a me, più il cuore mi esplodeva in petto e mi venivano i brividi sotto la pelle e avevo un'autostrade di farfalle nello stomaco, ma prima di peccare sono fuggita via.
Freccia luminosa, attraversi il cielo della notte, porti con te desideri dell'anima, legati a te da un filo d'argento.
Sognare guardandoti e sperare, tenere le dita incrociate per il desiderio, evanescente sogno che accarezza la mente, luna pallida espande i suoi raggi, lento il respiro mentre il desiderio s'avvera energia che sussurra il tuo nome.
Cuore che palpita ascoltando parole d'amore, arde il fuoco della passione, desiderio inconfessato legato ad una stella, entra nell'oblio della notte che svanisce notturno il canto della sirena innamorata tramonto d'illusioni lontane isola nel cielo che svanisce prima di toccare terra.
Freccia luminosa che attraversi il cielo della notte, che porti i desideri dell'anima, lega a te il mio desiderio d'amore con un filo d'argento.
Srotolandoti nastro d'argento lentamente raggiungi il mare come fra braccia di amante ti butti lasciandoti andare mescolando elementi e sapori la tua dolcezza doni alle onde e del loro salmastro ti nutri fra flutti agitati ti immetti donando la calma, oh fiume, all'impetuosa marea.
Sì all'ironia dove meno te l'aspetti, a tutto ciò in cui credo, alla pasta, allo shopping finanziato da terzi.
Sì allo studio, alla macedonia di fragole, al sole ma anche alla pioggia, all'ultimo giorno di scuola, al cibo, a viaggiare in treno.
Sì al tram, ai cd rom, a sentire parlare il francese da una ragazza francese, al cioccolato bicolore, al romanticismo.
Sì a suonare il pianoforte, ai ragazzi con i capelli lisci e neri, al thè a limone, alle sagre, a Napoli, al cocco, alle scatole di latta colorate.
Sì ai libri, alle ciliegie, ai siciliani, allo scrivere i temi, alle autoccasioni, alle feste, ai felini, a passare gli esami al primo tentativo, al gelato alla nocciola, alla buona compagnia, a trovare lavoro, alle gite scolastiche.
Sì alla coca-cola e al rum coca e cocco, a Parigi, al gioco di carte Uno, al profumo del caffè, agli occhi neri per gli uomini e azzurri per le donne, alla televisione spenta, ai concerti, ai sogni.
Sì a leggere l'oroscopo quando sono di buon umore, alle candele profumate, ai jeans ma anche alle minigonne, a cantare a squarciagola, alle scarpette di ginnastica, alla neve, al tiramisù che fa mamma.
Sì alla musica a tutto volume, ai colori, agli occhiali da sole, al rumore e al profumo del mare, alle bancarelle del mercato, a dormire col piumone, a guidare all'alba, a fare paradiso con la persona che ami, a scrivere...
Se solo le stelle potessero parlare, racconterebbero al mondo il perché della loro brillantezza... Se solo l'uomo riuscisse ad ascoltare le loro parole, farebbe brillare gli occhi dell'anima dipingendo la vita di colori sempre più vivi e luminosi...
Trovandomi per Giosc ad omaggiare gli amici di Pensieri Parole potrei far le fusa come un Gatto, decantando i Valii dei vari De Luca, Crispoldi, Giusva, potrei sorridere alla simpatia di Donatella, del Luciano, od osannare il mio preferito Jo Black.
Ma un Eclissi nella mente Scheggia di porpora i ricordi. Un Toffali nel candido Marimare nel mio cuore ed ecco il desiderio di rivivere una vera amica. Complice nella vita, che da qualche Valle, alle Stremiz del cielo certamente mi guarda e sorride.
Ana, per gli amici.
Incommensurabile Dana nella mia vita. Pronunciarlo mi fà sentire un Prencipe, d'altronde mi hai sempre eletto gran Cavalera. Brunason i tuoi Capelli Che Rubini e Ametista i tuoi occhi. Hai vissuto in un 'mondò Di Pinto da Baron e pirati, Valli D'Urso, molti carnefici, nessun Salvatore. Pensare che per esser felice ti bastava un cuore, Panizza e farinata.
Nonostante il tuo Cannistra fosse colmo d'orpelli di gioia, neanche il tuo santo Patruno poté alcunché. Il tuo non esser mai Barbara ti ha riservato il destino di San Giorgio.
Dalla prima volta che il tuo sorriso incontrò la sua maschera, lo eleggesti a tuo Davide di Donatello. In realtà altro non era che un Kagib di Kabul. Fantasticavi sulla tua vita immaginandoti attrice accanto a lui, uomo famoso fra i 'pollicì del 'casalingò in scatola. In realtà non era Gassman ancor meno Mastroianni, più o Mehis un triste, squallido pollicino da tele Novelli senza Grazia.
Ti ricordo con le labbra unte e verdi quando con l'immancabile radioso sorriso divoravi il pesto di mia madre. Tengo sempre un vasetto nel frigo, è lì per te dolce Ana.