in Poesie (Poesie personali)
Nell'esser pervaso
dalla sensibile brezza
l’essenza delle sostanze
permea il mio respiro
Nella consapevolezza d’esistere
sfumano i miei pensieri
su l’esser o non esser credente.
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Nell'esser pervaso
dalla sensibile brezza
l’essenza delle sostanze
permea il mio respiro
Nella consapevolezza d’esistere
sfumano i miei pensieri
su l’esser o non esser credente.
Sbocciano allegre e festose le rose,
nei roseti ricamati di variopinti boccioli.
Profumano l'aria tiepida e mite
superbe si offrono al sole,
schiudendo i vellutati petali
e mostrandosi in tutto il loro
seducente splendore.
La sensibilità di una persona non puoi trovarla tra le parole.
Giuro, che tra le parole trovi ben altro.
Lei vive nei sussurri dei silenzi.
Naviga, dolcemente, tra le lacrime ed è poesia dell'anima.
L'avverti tra un pugno ed un altro che si riceve dalla vita.
La puoi scorgere nel riflesso, non di uno specchio ma dagli occhi di una solitudine, delicatamente malinconica.
È innata la sensibilità e va oltre ciò che vedono gli occhi.
Lei usa una bussola e credimi, con quella mai si perderà, quella sa sempre da che parte andare e sa sempre dove riportare.
Sai perché?
Perché, ha il domicilio in un posto chiamato cuore.
La sensibilità non vede ma sente.
È forte ma è anche fragile come cristallo, difficile da non frantumarsi in un mondo che vive, ormai di superficialità.
Silenzi assordanti
di esseri fragili
con animi nobili
in corpi ormai
abbandonati a se stessi.
Abbandonati
senza speranza
senza vita
senza mai
un anima che possa
vagare nelle lande desolate
del mondo in cui
mai più vivranno.
Fallire per altrui colpe
fornite per scopi
a cui uomini
mai troveranno risposta.
Le risposte
sono negli occhi
di chi vuol mentire
per proteggere persone
che di protezione son prive.
Non privatevi mai
della libertà di parola
perché questa
è l'unica cosa che
in questo nostro esistere
ci rende forti di
poter esprimere ciò
che il nostro cuor
esprimere non può.
Sospiriamo l’attesa stagione di primavera
con fiori di margherite aperti dal sole
dove le api si posano biricchine
in cerca di nettare senza spine.
Le corolle bianche tremolano nell’aria
il vento le accarezza
come un volto di una fanciulla
che sogna una corona di fiori
poggiata da un cuore amico
sui suoi capelli d’oro.
Sbocciano fiori dai mille colori
in questi mesi ricchi di stupore
dove i colori formano tavolozze strane
di pittori venuti da terre lontane.
Le nuvole giocano nel cielo chiaro
mentre iI vento le spinge e lacera
su piste bianche rumorose
di aerei da caccia
che squarciano il cielo
e quando li senti sono già lontani.
Così succede anche con i nostri giorni
che sfrecciano veloci nel tempo
chiuso nel pugno dei nostri ricordi.
Siamo in cerca di un calendario
che si fermi con noi
a meditare.
Tempus fugit come le stazioni
dove i treni sfrecciano senza fermarsi.
Non abbiamo nemmeno il tempo
per leggere il nome della stazione
perché la gioventù è passata
e la vecchiaia è arrivata.
Inseguire il vento della gioventù
richiama alla memoria la primavera
perduta ormai nella memoria
dove il tempo non ha più calendario.
Restano nella memoria le radici
di una giovane pianta fiorita
in attesa che cresca il frutto
su rami maturati della vita.
In autunno avanzato con calvizie
l'uomo racconta la sua storia
mentre l'albero perde le sue foglie
con rami nudi rivolti al cielo.
Quando la neve cade e tutto tace
l'albero si veste di bianco e la bacia
mentre noi davanti al caldo focolare
ringraziamo Dio per la vecchiaia.
Sospiriamo l'attesa stagione di primavera
con fiori di margherite aperti dal sole
dove le api si posano biricchine
in cerca di nettare senza spine.
Le corolle bianche tremolano nell'aria
il vento le accarezza
come un volto di una fanciulla
che sogna una corona di fiori
poggiata da un cuore amico
sui suoi capelli che brillano.
Sbocciano fiori dai mille colori
in questi mesi ricchi di stupore
dove i colori formano tavolozze strane
di pittori venuti da terre lontane.
Le nuvole giocano nel cielo chiaro
mentre iI vento le spinge e lacera
su piste bianche rumorose
di aerei da caccia
che quando li senti
sono già lontano.
Così succede anche con i nostri giorni
che sfrecciano veloci nel tempo
chiuso nel pugno dei nostri ricordi.
Siamo in cerca di un calendario
che si fermi con noi
a meditare.
Tempus fugit come le stazioni
dove i treni sfrecciano senza fermarsi.
Non abbiamo nemmeno il tempo
per leggere il nome della stazione
perché la gioventù è passata
e la vecchiaia è arrivata.
Viviamo gli spiccioli
di una vita immortale
con il compleanno a scandire
il nostro tempo reale
alla mercé di un corpo
sgualcito dagli anni
nella sua veste mortale.
Per la sua ascesa spaziale
solo il digiuno e l'astinenza,
perdendo peso
agli sgoccioli dell'esistenza,
lo faran trasvolare lassù
sulle ali della metempsicosi,
al di là dell'universo
oltre il buco nero.
Io ci son passato,
ma mi ritrovo prigioniero
di uno spirito esagitato
che sa scrivere di filosofia
e mi fa pure declamare
queste mie insulse poesie.
Terra sbiadita
dalla realtà della vita.
Sogno sfuggente
della mia mente.
Dove incontrarci prima
non sarebbe servito a niente.
Non ci saremmo guardati
e nemmeno sfiorati.
È così che doveva andare
ed è così che è stato.
Un fugace assaggio di ciò che siamo.