Poesie generazionali


Scritta da: Francesca Clementi
in Poesie (Poesie generazionali)

Il vero lusso

Tazzine di caffè andato a male
dimenticato su tavoli deconcentrati
le mie borse disordinate
i capelli sporchi e le notti bendate
dimenticavi le sigarette consumate
e non troppo fortunate
per ballare tra le tue labbra avvelenate
tra feroci litigi sugli spigoli delle librerie usate
e non è vero che è un vero lusso viaggiare senza bagaglio
e non è vero che è un vero lusso viaggiare senza bagaglio.
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    Scritta da: Francesca Clementi
    in Poesie (Poesie generazionali)

    Divani interinali

    A quando stavamo in casa su quel divano sporco
    a fumare
    a guardare le serie televisive con brutti effetti speciali
    che tu conoscevi a memoria
    non gli effetti speciali
    le serie televisive
    e che io non conoscevo perché la televisione non la guardo mai
    però lì per lì mi piaceva guardare stronzate in tv con te
    che ridevi
    col fumo che ti usciva dalla bocca
    e ridevi
    e il fumo ti usciva dalla bocca
    e ridevi
    e solo il fumo è rimasto
    e non ridi più.
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      in Poesie (Poesie generazionali)

      Patria mia!

      Patria mia, come sei ridotta.
      Il popolo non vuol seguir la rotta,
      la gente è sempre più corrotta
      e tutto questo per un po' di torta.
      L'Italia è una bancarotta,
      dove tutto s'insabbia e si complotta
      per avere più grossa la pagnotta.
      S'affilano le armi della lotta,
      tutto è una deplorevole condotta,
      ognuno teme che l'altro l'inghiotta,
      per cui si delinque a frotta.
      Meglio tacere, perché parlare scotta.
      Questo ai governanti piace
      e il popolo soggiace.
      Dov'è l'amore antico di patria e libertà?
      Dov'è il vigor dell'uomo e la sua abilità?
      Questa democrazia è tutta falsità,
      che porta solo in auge la bestialità
      ed ai politicanti tutta l'immunità
      per vivere senza tema e con impunità.
      Svegliati, o popol, tosto,
      non restare sottoposto,
      è troppo alto il costo,
      che ti è stato imposto.
      Sii fiero del tuo nome,
      non fare il prestanome.
      Tu, da buon italiano,
      non prenderla nell'ano,
      non passare per finocchio,
      non restare più in ginocchio,
      non morire da pidocchio,
      ma da uomo, sopra un cocchio.
      Composta sabato 23 settembre 2000
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        Scritta da: Rocco Fierro
        in Poesie (Poesie generazionali)

        I donatori di linfa della vita

        Lo hanno donato ancora,
        Lo hanno donato con la speranza infinita
        Che, a chi è in pericolo,
        Possa salvar la vita.

        Grazie al loro grande cuore
        Che ogni giorno
        Qualcuno, a loro estraneo,
        Forse non muore.

        Nessuno vi obbliga, nessuno vi ringrazia
        È un atto di vita quello che fate.
        Io a nome di tutti vi voglio ringraziare
        e a nome di tutte quelle persone
        che avrebbero voluto,
        ma non l'hanno potuto fare

        Grazie cari Angeli
        Per la speranza di vita che ci date
        Con tutto il sangue che, periodicamente, donate.
        Composta martedì 22 novembre 2011
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          Scritta da: Antonio Recanatini
          in Poesie (Poesie generazionali)

          Il copione sul palco

          Un palco vuoto e la maschera a terra,
          le luci spente ed un sogno finito,
          riprendere ogni istante abbandonato
          e ad occhi aperti mimare il tuo bacio.
          Una nuova profezia da inseguire e
          dentro il dolore che si infrange
          sul mio stomaco, lasciando solo piaghe.
          Bramare ed inseguire la tua corsa,
          disinteressarmi a me per non morire.

          Adoperarsi per mascherare ogni segno,
          sentir pulsare il cuore come un'agonia
          e quell'infame fine dopo l'ultimo applauso
          segue qualche perduta, sfibrante smania.
          Ricostruire senza la forza di alzarsi,
          senza un suono da inventare
          solo con il mio profumo di menta, e poi
          ancora aridi deserti sparsi nell'orizzonte.
          Ancora un ultimo saluto, meglio di no,
          un degradante rifiuto per poter sbuffare.

          All'impazzata percorrere strade conformi
          disintegrando ogni desueto canto, poi
          implorare la mia calma a tenere banco.
          La luce non ritorna, il teatro ha finto
          l'ultimo lamento e la platea è dentro
          il letto, raccoglierò l'indegno copione.
          Composta martedì 19 aprile 2011
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            Scritta da: Antonio Recanatini
            in Poesie (Poesie generazionali)

            S'alzerà il vento

            Prima o poi s'alzerà il vento e
            a te, accomodante del tempo,
            non basterà alzarti il bavero.
            Il vento s'alzerà e ci saranno
            milioni di guerrieri affamati
            in cerca dello scalpo dei ricchi,
            dei mediocri e svenduti di rione.
            Prima o poi il vento s'alzerà
            spazzerà via la notte di periferia,
            bottiglie e bicchieri voleranno
            e il cordone di camicie nere sarà
            bruciato, arso ritornando cenere.
            Il vento s'alzerà e sarà un lusso
            rimanere in equilibrio nelle folate,
            non esisteranno argini immensi
            non basteranno funi a sostegno.
            Il vento sarà un vulcano in eruzione
            e il sangue dei corrotti servirà
            per dipingere strade e villini.
            Il vento sarà implacabile e
            sprofonderà negli abissi
            il ghigno dei potenti e lussuriosi.
            Spogliati oggi prima che ti spogli il vento.
            Composta sabato 1 gennaio 2000
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              Scritta da: Elcoche
              in Poesie (Poesie generazionali)

              Bottiglie di plastica

              Ai loro piedi la nostra falsa felicità
              restiamo inermi
              come vuoti di plastica
              Esili dita
              dirigono il nostro tempo
              incatenati ai secondi
              nell'infinito scandire
              non ascoltiamo che rumore
              tutti in filla, tutti uguali
              senza difetti
              e senza ideali.
              Composta martedì 22 novembre 2011
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                in Poesie (Poesie generazionali)

                Absit iniuria verbis

                La lanterna
                mi son messa in mano
                e sono sceso
                come Diogene sul piano.
                Cerco l'uomo
                e ancor non l'ho trovato;
                se non vien fuori
                l'Italia è a mal partito.
                Molte son le carogne,
                che sostano sul Monte
                e il lor fetore
                appesta e si diffonde.
                Una sola persona
                io vorrei in alto,
                che avesse bella
                l'anima ed il volto.
                Composta domenica 30 novembre 1969
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