Gioventù, paese cento volte dimenticato e perduto, luce della vita, oggi m'inondi di un tuo tardivo sapere, sprizzato dal lungo, greve sonno dell'anima profonda. Dolce, soave luce, sorgiva appena nata!
Tra allora e adesso l'intera vita, ahi, troppo spesso opima, superba ritenuta, non conta più. Voi sole, a me restituite, odo, fiabesche melodie perdute, giovani, e insieme vecchie eternamente, obliati, antichi fanciulleschi canti.
Su ogni turbine, polvere vorticante, splendi lassù, alta sul mio cammino, oltre i falliti sforzi del vagabondo errore, fonte serena, pura luce del mattino!
Vive e muore molte volte l'uomo, fra le sue due eternità, della stirpe l'una, dell'anima l'altra, ben lo sapeva l'antica Irlanda. Sia che nel suo letto muoia, o che lo atterri un colpo di fucile, il peggio che ha da temere è una breve dipartita da quei cari. Benché la fatica dei becchini sia lunga, affilati sono i loro badili, forti i loro muscoli nell'opera. Non fanno che ricacciar i loro morti nella mente umana ancora.
La speranza è un essere piumato che si posa sull'anima canta melodie senza parole e non finisce mai. La brezza ne diffonde l'armonia e solo una tempesta violentissima potrebbe sconcertare l'uccellino che ha consolato tanti.
O abbiamo la speranza in noi, o non l'abbiamo; è una dimensione dell'anima, e non dipende da una particolare osservazione del mondo o da una stima della situazione. La speranza non è una predizione, ma un orientamento dello spirito e del cuore; trascende il mondo che viene immediatamente sperimentato, ed è ancorata da qualche parte al di là dei suoi orizzonti.
Perché tu debba cercarlo Per ammazzare il tempo? Cercalo sempre per vivere il tempo. Deve colmare infatti le tue necessità, non il tuo vuoto. E nella dolcezza dell'amicizia Ci siano risate, E condivisione di momenti gioiosi. Poiché nella rugiada delle piccole cose Il cuore trova il suo mattino E si rinfresca.
I vostri figli non sono figli vostri... sono i figli e le figlie della forza stessa della Vita. Nascono per mezzo di voi, ma non da voi. Dimorano con voi, tuttavia non vi appartengono. Potete dar loro il vostro amore, ma non le vostre idee. Potete dare una casa al loro corpo, ma non alla loro anima, perché la loro anima abita la casa dell'avvenire che voi non potete visitare nemmeno nei vostri sogni. Potete sforzarvi di tenere il loro passo, ma non pretendere di renderli simili a voi, perché la vita non torna indietro, né può fermarsi a ieri. Voi siete l'arco dal quale, come frecce vive, i vostri figli sono lanciati in avanti. L'Arciere mira al bersaglio sul sentiero dell'infinito e vi tiene tesi con tutto il suoi vigore affinché le sue frecce possano andare veloci e lontane. Lasciatevi tendere con gioia nelle mani dell'Arciere, poiché egli ama in egual misura e le frecce che volano e l'arco che rimane saldo.
Se sapessi descrivere la bellezza dei tuoi occhi E cantare in nuovi metri tutte le tue grazie, il futuro direbbe: questo poeta mente, Mai un volto sulla terra ebbe tratti così celesti.
T'amo senza sapere come, né quando né da dove, t'amo direttamente senza problemi né orgoglio: così ti amo perché non so amare altrimenti che così, in questo modo in cui non sono e non sei, così vicino che la tua mano sul mio petto è mia, così vicino che si chiudono i tuoi occhi col mio sonno.
Nel tuo sonno, al limite dei sogni, aspetto guardando in silenzio il tuo viso, come la stella del mattino che appare per prima alla tua finestra. Con i miei occhi berrò il primo sorriso che, come un germoglio, sboccerà sulle tue labbra semiaperte. Il mio desiderio è solo questo.