Mi hai fatto senza fine questa è la tua volontà. Questo fragile vaso continuamente tu vuoti continuamente lo riempi di vita sempre nuova. Questo piccolo flauto di canna hai portato per valli e colline attraverso esso hai soffiato melodie eternamente nuove. Quando mi sfiorano le tue mani immortali questo piccolo cuore si perde in una gioia senza confini e canta melodie ineffabili. Su queste piccole mani scendono i tuoi doni infiniti. Passano le età, e tu continui a versare, e ancora c'è spazio da riempire.
Il modo tuo d'amare è lasciare che io ti ami. Il sì con cui ti abbandoni è il silenzio. I tuoi baci sono offrirmi le labbra perché io le baci. Mai parole o abbracci mi diranno che esistevi e mi hai amato: mai. Me lo dicono fogli bianchi, mappe, telefoni, presagi; tu, no. E sto abbracciato a te senza chiederti nulla, per timore che non sia vero che tu vivi e mi ami. E sto abbracciato a te senza guardare e senza toccarti. Non debba mai scoprire con domande, con carezze, quella solitudine immensa d'amarti solo io.
I recessi ombrosi dove in sogno io vedo i più vaghi uccelli canori, son come labbra - e tutta la tua melodia di parole cui il labbro da forma. - I tuoi occhi, gemme nel cielo del cuore, desolati si posano allora, o Dio!, sulla mia mente funerea - luce di stelle su un nero drappo.
Il tuo cuore - il tuo cuore! Mi ridesto e sospiro, e dormo per sognare di quella verità che l'oro non può mai comprare - e di quelle futilità che sempre può, invece.
Pensando, intrecciando ombre nella solitudine profonda. Persino tu sei lontana, oh, più lontana di tutti. Pensando, liberando uccelli, dileguando immagini, sotterrando lampade. Campanili di nebbie, così distante, lassù in alto! Soffocando lamenti, macinando oscure speranze, silenzioso mugnaio, la notte cade bocconi ai tuoi piedi, lontano dalla città.
La tua presenza mi è estranea, curiosa come quella di un oggetto. Penso, cammino a lungo, la mia vita prima di te. La mia vita prima di tutti, la mia ruvida vita. Il grido di fronte al mare, tra le pietre, che corre libero, folle, nel vapore del mare. La furia triste, il grido, la solitudine del mare. Straripante, violento, teso verso il cielo.
Tu, donna, che cos'eri lì, quale piega, quale stecca di quell'immenso ventaglio? Eri lontana come ora. Incendio nel bosco! Arde in croci azzurrine. Arde, arde, infiamma, sfavilla in alberi di luce. Crolla, crepita. Incendio. Incendio. E la mia anima balla ferita da trucioli infuocati. Chi chiama? Quale silenzio popolato di echi? Ora della nostalgia, ora della gioia, ora della solitudine, ora mia tra tutte! Conchiglia in cui il vento passa cantando. Tanta passione di pianto avvinghiata al mio corpo.
Sussulto di tutte le radici, assalto di tutte le onde! Girava, allegra, triste, interminabile, la mia anima.
Pensando, sotterrando lampade nella solitudine profonda. Chi sei tu, chi sei?
Ricordo com'eri l'autunno scorso. Eri il basco grigio e il cuore quieto. Nei tuoi occhi lottavano i bagliori del crepuscolo. E le foglie cadevano sull'acqua della tua anima.
Aggrappata alle mie braccia come un rampicante, le foglie raccoglievano la tua voce lenta e calma. Falò di stupore in cui la mia sete bruciava. Dolce giacinto azzurro curvato sulla mia anima.
Sento vagare il tuo sguardo e l'autunno è lontano: basco grigio, voce d'uccello e cuore famigliare dove migravano i miei desideri profondi e cadevano i miei baci allegri come braci.
Cielo dalla nave. Campo dai colli. Il tuo ricordo è di luce, di fumo e di stagno quieto! Oltre i tuoi occhi ardevano i tramonti. Foglie secche d'autunno giravano nella tua anima.
Qui ti amo. Tra i pini scuri si srotola il vento. Brilla fosforescente la luna su acque erranti. Passano giorni uguali, inseguendosi l'un l'altro.
Si dirada la nebbia in figure danzanti. Un gabbiano d'argento si stacca dal tramonto. A volte una vela. Alte, alte stelle.
O la croce nera di una nave. Solo. A volte mi alzo all'alba e persino la mia anima è umida. Suona, risuona il mare lontano. Questo è un porto. Qui io ti amo.
Qui io ti amo e invano l'orizzonte ti occulta. Ti sto amando anche in mezzo a queste cose fredde. A volte vanno i miei baci su quelle navi gravi, che corrono sul mare dove non arriveranno. Mi vedo già dimenticato come queste vecchie àncore.
Sono più tristi le banchine quando ormeggia la sera. Si stanca la mia vita inutilmente affamata. Amo quel che non ho. Tu sei così distante. La mia noia lotta con lenti crepuscoli. Ma poi giunge la notte e inizia a cantarmi. La luna proietta la sua pellicola di sogno.
Mi guardano con i tuoi occhi le stelle più grandi. E poiché io ti amo, i pini nel vento vogliono cantare il tuo nome con le loro foglie metalliche
Sistemare la casa è guadagnare il benessere fisico ed emotivo. Disporre al meglio dell'ambiente è disporre al meglio di noi stessi. Feng Shui è equilibrio fra l'energia di spirito, cuore e mente. Ogni giorno riceviamo e forniamo energia, incessantemente: se riusciamo a regolare tali flussi potremo armonizzare la nostra energia con quella del cosmo. Quello che facciamo creando spazi, spostando oggetti nella nostra casa, inserendo cose nuove o gettando le vecchie, si riverbera sul nostro spirito. Perché ciò che è fuori è dentro. Dobbiamo incoraggiare l'energia positiva a entrare nella nostra casa e tentare di allontanare la negativa. L'arte necessaria a tal fine è il Feng Shui. Occorre saper disporre, occorre creare armonia.