Poesie d'Autore


Scritta da: Silvana Stremiz
in Poesie (Poesie d'Autore)

A Dante

Alto rombano i secoli
Su rapidissim'ali,
E dall'aere giù vibrano
Dritti infiammati strali
Che additano agl'ingegni
D'eterna gloria i segni:

Ma qual nebbia! Qual livido
Umor spargon dai vanni
Che in fetida caligine
Attomban nomi ed anni,
E rodono quel serto
Che ombreggia un tenue merto!

O mio Poeta, o altissimo
Signor del sommo canto,
Che con sublime cetera
Per la casa del pianto
Girasti, e fra la gente,
Che o gioisce, o si pente,

Tu vivi eterno. - Gloria
Di suo fulgor ti cinse,
Tuonò sua voce; un fulmine
Fu per chi ti dipinse
Testor stentato, oscuro
Di carmi e stile impuro.

Pèra! La lingua sucida
Costui nutra nel sangue,
E per delfici lauri
Gli accerchi invece un angue,
Sanie stillante infesta,
L'abbominevol testa.

Dicesti: ed ecco stridono
In suon ringhiante e forte
Gli aspri tartarei cardini:
Della cappa di morte
Infino à più vestute
Ecco l'Ombre perdute.

Io già le ascolto: echeggiano
Per l'aer senza stelle
Batter di man, bestemmie,
Orribili favelle,
Voci alte e fioche, accenti
D'ire in dolor furenti.

O Padre! O Vate! Un giovane
Cui l'estro ai cieli innalza,
Che pel genio che l'agita
Fervidamente sbalza
A inerudita cetra
Canti spargendo all'etra,

A te si prostra: un'anima
Che in sè ognor si ravvolge,
Che in ermi boschi tacita
Fugge dall'atre bolge
Di cittadino tetto,
Gl'irraggia l'intelletto.

Di sapienza nettare
Fra mie voglie delibo,
E, meditante, ai spiriti
Porgo l'augusto cibo
Che questa etade impura,
Famelica, non cura.

Muta di luce eterea
Alle peccata in grembo
Fra cupo orror s'avvoltola
L'Umanità: il suo lembo
Spruzzi di sangue stilla,
Ed ella va in favilla.

Ma ira di giustizia
Lui che può ciò che vuole
Ruggisce in cielo, e scaglia
Di spavento parole;
Vennero i giorni alfine
Di piaghe e di ruine.

Vennero si; ma sorgere,
Giganteggiando, i nostri
Carmi vedransi, e liberi
Calpestare què mostri
Che tumidi d'orgoglio
Siedono ingiusti in soglio.
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    Scritta da: Silvana Stremiz
    in Poesie (Poesie d'Autore)

    La campagna

    O tu cantor di morbidi
    Pratei, di dolci rivi,
    Che i verdi poggi, e gli alberi
    Soavemente avvivi
    Con gli armonici versi
    Da fresche tinte aspersi,

    Odi un poeta giovane,
    Che il genio che l'ispira
    Devoto siegue, e libero
    Percote ardita lira,
    E cò suoi canti vola
    Al suo gentil Bertòla.

    Fra campestri delizie
    Tranquillo e lieto io vivo.
    E col pensier fantastico
    Tra me canto e descrivo
    Sì vaghi paeselli,
    Che ognor sembran novelli.

    Pingo; ma resto attonito
    Allor che su i tuoi fogli
    Veggo fiorire, e sorgere
    Pianto e marini scogli,
    Che sembrano invitarmi
    A sacrar loro i carmi.

    Da me s'invola subito
    Il mio picciol soggiorno,
    E sol veggo Posilipo
    E il mar che vanta intorno
    Di Mergellina il lido
    Ameno più che Gnido.

    Estatici contemplano
    Tuoi campi i cupid'occhi:
    O come allor nell'anima
    Sento beati tocchi,
    Che mi dicono ognora:
    Sì dolce vate onora.

    Salve, dunque, del tenero
    Gesnèr felice alunno!
    Il lor poeta adorino
    D'aprile e dell'autunno
    Le Grazie e i lindi Amori
    Coronati di fiori.

    Il lor poeta adorino
    Le serpeggianti linfe,
    E dai monti scherzevoli
    Scendan le gaje Ninfe,
    E alternin baci in fronte
    Al tòsco Anacreonte.

    Ed io tesso tra cantici
    Ghirlandetta odorosa
    Non d'orgogliosi lauri,
    Ma sol d'umida rosa,
    E il capo ombreggio al molle
    Abitator del colle.

    E in cor brillante io dico:
    Questa dona Natura
    Al suo più ingenuo amico,
    Ch'ella d'altro non cura:
    Da lui schietto-dipinta
    Di fior va anch'ella cinta.
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      Scritta da: Silvana Stremiz
      in Poesie (Poesie d'Autore)
      Volta il cavallo, e ne la selva folta
      lo caccia per un aspro e stretto calle:
      e spesso il viso smorto a dietro volta;
      che le par che Rinaldo abbia alle spalle.
      Fuggendo non avea fatto via molta,
      che scontrò un eremita in una valle,
      ch'avea lunga la barba a mezzo il petto,
      devoto e venerabile d'aspetto.
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        Scritta da: Silvana Stremiz
        in Poesie (Poesie d'Autore)
        Forse era ver, ma non però credibile
        a chi del senso suo fosse signore;
        ma parve facilmente a lui possibile,
        ch'era perduto in via più grave errore.
        Quel che l'uom vede, Amor gli fa invisibiIe,
        e l'invisibil fa vedere Amore.
        Questo creduto fu; che 'l miser suole
        dar facile credenza a quel che vuole.
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          Scritta da: Silvana Stremiz
          in Poesie (Poesie d'Autore)
          Pieno di dolce e d'amoroso affetto,
          alla sua donna, alla sua diva corse,
          che con le braccia al collo il tenne stretto,
          quel ch'al Catai non avria fatto forse.
          Al patrio regno, al suo natio ricetto,
          seco avendo costui, l'animo torse:
          subito in lei s'avviva la speranza
          di tosto riveder sua ricca stanza.
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            Scritta da: Silvana Stremiz
            in Poesie (Poesie d'Autore)
            Non mai con tanto gaudio o stupor tanto
            levò gli occhi al figliuolo alcuna madre,
            ch'avea per morto sospirato e pianto,
            poi che senza esso udì tornar le squadre;
            con quanto gaudio il Saracin, con quanto
            stupor l'alta presenza e le leggiadre
            maniere, e il vero angelico sembiante,
            improviso apparir si vide inante.
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              Scritta da: Silvana Stremiz
              in Poesie (Poesie d'Autore)
              E fuor di quel cespuglio oscuro e cieco
              fa di sé bella ed improvvisa mostra,
              come di selva o fuor d'ombroso speco
              Diana in scena o Citerea si mostra;
              e dice all'apparir: - Pace sia teco;
              teco difenda Dio la fama nostra,
              e non comporti, contra ogni ragione,
              ch'abbi di me sì falsa opinione. -
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                Scritta da: Silvana Stremiz
                in Poesie (Poesie d'Autore)
                Ma non però disegna de l'affanno
                che lo distrugge alleggierir chi l'ama,
                e ristorar d'ogni passato danno
                con quel piacer ch'ogni amator più brama:
                ma alcuna fizione, alcuno inganno
                di tenerlo in speranza ordisce e trama;
                tanto ch'a quel bisogno se ne serva,
                poi torni all'uso suo dura e proterva.
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                  Scritta da: Silvana Stremiz
                  in Poesie (Poesie d'Autore)
                  Pur tra quei boschi il ritrovarsi sola
                  le fa pensar di tor costui per guida;
                  che chi ne l'acqua sta fin alla gola
                  ben è ostinato se mercé non grida.
                  Se questa occasione or se l'invola,
                  non troverà mai più scorta sì fida;
                  ch'a lunga prova conosciuto inante
                  s'avea quel re fedel sopra ogni amante.
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                    Scritta da: Silvana Stremiz
                    in Poesie (Poesie d'Autore)
                    Con molta attenzion la bella donna
                    al pianto, alle parole, al modo attende
                    di colui ch'in amarla non assonna;
                    né questo è il primo dì ch'ella l'intende:
                    ma dura e fredda più d'una colonna,
                    ad averne pietà non però scende,
                    come colei c'ha tutto il mondo a sdegno,
                    e non le par ch'alcun sia di lei degno.
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