Poesie d'Autore


Scritta da: Silvana Stremiz
in Poesie (Poesie d'Autore)

Mai, per decreto di Zeus o per volere degli dèi beati

Mai, per decreto di Zeus o per volere degli dèi beati,
immortali, la nostra città cadrà in rovina:
una tale custode, magnanima, dal padre possente,
Pallade Atena, tiene le mani dall'alto su essa.
I cittadini, con le loro stoltezze, vogliono distruggere,
proprio loro, la grande città, corrotti dal denaro.
Ingiusta è la mente dei capi del popolo, cui incombe
patire molti dolori per grande tracotanza.
Essi non sanno contenere l'insolenza, né attendere
alle gioie presenti, nella pace del banchetto.

Si arricchiscono cedendo ad azioni ingiuste

non risparmiando proprietà sacre né pubbliche,
rubano e rapinano, chi da una parte chi da un'altra.
Non curano i sacri fondamenti di Giustizia
che, silenziosa, conosce ciò che avviene e che avvenne
e, col tempo, arriva per punire.
Questa piaga, cui non si può sfuggire, pervade tutta la città;
ed essa cade presto nell'odiosa servitù,
che desta la rivolta civile e la guerra assopita,
fonte di rovina per l'amabile gioventù di molti.
A causa dei nemici, la città molto amata
si consuma in riunioni care agli ingiusti.
Questi mali fra il popolo si aggirano; dei poveri
molti giungono nei paesi stranieri,
venduti e legati a turpi catene.
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    Scritta da: Silvana Stremiz
    in Poesie (Poesie d'Autore)

    Io stesso venni araldo dalla bella Salamina

    Io stesso venni araldo dalla bella Salamina,
    invece di un discorso, avendo composto una poesia, universo di parole.

    Fossi io di Sicino o di Folegandro,
    invece che Ateniese, scambiata la patria!
    Tra gli uomini presto correrà questa fama:
    "È un Attico costui, di quelli che abbandonarono Salamina".

    Andiamo a Salamina, a combattere per la bella
    isola, e a scrollarci di dosso la vergogna pesante.
    Invece di un discorso, avendo composto una poesia, universo di parole.

    Fossi io di Sicino o di Folegandro,
    invece che Ateniese, scambiata la patria!
    Tra gli uomini presto correrà questa fama:
    "È un Attico costui, di quelli che abbandonarono Salamina".

    Andiamo a Salamina, a combattere per la bella
    isola, e a scrollarci di dosso la vergogna pesante.
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      Scritta da: Silvana Stremiz
      in Poesie (Poesie d'Autore)

      Se risparmiai la patria

      Se risparmiai la patria,
      se alla tirannide non volsi l'animo né all'amara violenza,
      macchiando e disonorando la mia fama,
      non mi vergogno: così, credo, sarò superiore
      a tutti gli uomini.

      Non è Solone uomo di mente acuta, né di sagge decisioni:
      grandi beni il dio gli offriva, ma lui non li accettò.
      Circondò la preda ma poi, stupito, non tirò a sé la grande
      rete, mancandogli il coraggio e insieme il senno.
      Io, preso il potere e arraffata una grande ricchezza,
      avrei voluto un giorno solo esser tiranno di Atene,
      e poi che mi scuoiassero per fare un otre, e la mia stirpe fosse distrutta.
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        Scritta da: Silvana Stremiz
        in Poesie (Poesie d'Autore)

        Splendenti figlie di Mnemosine e di Zeus Olimpio

        Splendenti figlie di Mnemosine e di Zeus Olimpio,
        Muse Pieridi, la mia preghiera ascoltate.
        Concedete che io abbia prosperità dagli dèi beati,
        e da tutti gli uomini grande fama per sempre.
        Sia io dolce agli amici e aspro ai nemici;
        per gli uni degno di onore, per gli altri tremendo a vedersi.
        Desidero avere ricchezze, ma possederle ingiustamente
        non voglio: sempre, in seguito, giunge Giustizia.
        La ricchezza, che danno gli dèi, rimane all'uomo
        salda, dalla sua più profonda radice fino alla cima;
        la ricchezza, che gli uomini cercano con prepotenza,
        non viene secondo ordine ma, obbedendo ad azioni ingiuste,
        segue controvoglia, e subito a lei si mescola Rovina;
        da poca cosa ha inizio, come avviene per il fuoco:
        debole è il principio, ma funesta la fine.
        Tra i mortali non durano le opere della prepotenza.
        Il compimento di tutte le cose Zeus sorveglia e, all'improvviso
        - come spazza subito le nuvole il vento
        di primavera che, rimosso il fondo del mare sterile,
        dalle molte onde, sulla terra che produce frumento
        distrugge i bei lavori dei campi, e giunge poi al cielo, l'inaccessibile
        sede degli dèi, e fa di nuovo vedere il sereno;
        limpida rifulge allora la forza del sole sulla pingue
        terra, e nessuna nube si può più vedere -;
        così è la punizione di Zeus, ma non in ciascuna occasione,
        come fa un mortale pronto alla collera.

        Mai gli sfugge chi ha un cuore
        malvagio, ma sempre alla fine si disvela.
        Chi paga subito, chi dopo. Scampino pure alcuni
        e non li colga il fato divino che sopraggiunge;
        esso viene ugualmente dopo. Paga chi è senza colpa:
        o i figli, o la stirpe in futuro.
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          Scritta da: Silvana Stremiz
          in Poesie (Poesie d'Autore)

          Poesia a Gesù bambino

          Tu scendi dalle stelle, o re del cielo,
          e vieni in una grotta al freddo, al gelo;
          o Bambino mio divino,
          io ti vedo qui a tremar.
          O Dio beato,
          Ah, quanto ti costò l'avermi amato!

          A te che sei del mondo il creatore
          Mancano panni e fuoco, o mio Signore.
          Caro eletto pargoletto,
          quanto questa povertà
          più m'innamora!
          Giacché ti fece amor povero ancora.

          Tu lasci del tuo Padre il divin seno
          per venire a penar su questo fieno.
          Dolce amore del mio core,
          dove amor ti trasportò?
          O Gesù mio,
          per chi tanto patir? Per amor mio!

          Ma se fu tuo volere il tuo patire,
          perché vuoi pianger poi, perché vagire?
          Sposo mio, amato Dio,
          mio Gesù, t'intendo sì;
          ah, mio Signore,
          tu piangi non per duol, ma per amore.

          Tu piangi per vederti da me ingrato
          dopo sì grande amor sì poco amato.
          O diletto del mio petto,
          se già un tempo fu così,
          or te sol bramo.
          Caro, non pianger più; ch'io t'amo, io t'amo.

          Tu dormi, o Ninno mio; ma intanto il core
          non dorme, no, ma veglia a tutte l'ore:
          deh! Mio bello e puro agnello,
          a che pensi? Dimmi su,
          oh amore immenso!
          A morire per te, rispondi io penso.

          Dunque a morir per me tu pensi, o Dio.
          E che altro amar fuori di te poss'io?
          O Maria, speranza mia,
          s'io poc'amo il tuo Gesù,
          non ti sdegnare;
          amalo tu per me, s'io nol so amare.
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            Scritta da: Silvana Stremiz
            in Poesie (Poesie d'Autore)

            Gli eletti

            Pensando a loro verrà certo in mente,
            soprattutto alla povera gente,
            quella povera di un certo intelletto,
            che non si giudica solo dal " letto ".

            Il gusto di avere un affetto o un amore,
            è proprio nell'intimo del nostro cuore,
            allora pensiamo quel che si può fare
            e lasciamo vivere senza giudicare.

            Ognuno di noi ha le sue " stranezze ",
            i dubbi, le angosce, le gioie e certezze,
            allora si deve per forze additare
            colui che è " diverso " ma vuole amare?

            Diverso perché, da cosa e da chi?
            Chi è che sancisce le regole qui?
            Bisogna vedere, qual è il senso e la misura,
            per cui si giudica con così tanta " cura ".

            Il problema, è solo dentro di noi,
            è il nostro cuore, che è arido ormai,
            non ha più calore, è divenuto un sasso,
            che giudica gli altri solo dal sesso.

            Allora siam certi, felici e contenti,
            di essere " etero " in mezzo alle genti,
            gli " altri " si sà sono " diversi "
            son solo e semplici: figli " dispersi ".

            Guardiamoci in faccia, allora miei cari,
            cerchiamo di essere fermi e sinceri,
            di noi nessuno potrà mai sancire,
            chi è " l'eletto " per poter giudicare.

            Chi nel suo piccolo apprezza il valore,
            solo dell'essere e non dell'apparire,
            potrà un giorno, col senno di poi,
            accettare che esistano loro: i gay.
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              Scritta da: Silvana Stremiz
              in Poesie (Poesie d'Autore)

              Condòmini

              Escono le mattine della domenica
              dopo che tanto è piovuto
              e la festa splende nel sole dissepolta;
              alzano la gaia concitazione
              delle partenze al mare
              al giro di ogni nuova mandata
              e allo scatto del portone corrisponde
              l'ombra nel fruscìo di una tendina;
              chi rimane è un viso che si sporge
              sulla rivalsa di chi parte
              stanno uniti così, nei giorni più
              luminosi,
              lo scorto e chi scorge
              come labbra mai bagnate da un bacio.
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                Scritta da: Silvana Stremiz
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                Acta de Independencia

                Independientemente
                de los designios de la Iglesia Católica
                me declaro país independiente.

                A los cuarenta y nueve años de edad
                un ciudadano tiene perfecto derecho
                a rebelarse contra l'Iglesia Católica.

                Que me trague la tierra si miento.

                La verdad es que me siento feliz
                a la sombra de estos aromos en flor
                hechos a la medida de mi cuerpo.

                Extraordinariamente feliz
                a la luz de estas mariposas fosforescentes
                que parecen cortadas con tijeras
                hechas a la medida de mi alma.

                Que me perdone el Comité Central.

                En Santiago de Chile
                a veintinueve de Noviembre
                del año mil novecientos sesenta y tres;
                plenamente consciente de mis actos.
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                  Scritta da: Silvana Stremiz
                  in Poesie (Poesie d'Autore)

                  La poesia terminò conmigo

                  Yo no digo que ponga fin a nada
                  no me hago ilusiones al respecto
                  yo quería seguir poetizando
                  pero se terminó la ispiración.
                  La poesía sa ha portado bien
                  yo me he portado horriblemente mal.

                  Qué gano con decir
                  yo me he portado bien
                  la poesía se ha portado mal
                  cuando saben que yo soy el culpable.

                  Está bien que me pase por imbécil!

                  La poesía sa ha portado bien
                  yo me he portado horriblemente mal
                  la poesía terminó conmigo.
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