Uno sbuffo gelido di tramontana soffia veloce rintocca la campana. Antichi suoni da tempo smarriti svegliano fiacchi uccelli notturni addormentati. Borbottano così mezzo appisolati e raccontano di amori nati e mai sopiti. Eclissi d'amore dentro ai cuori Lontano echeggia un'acuta sirena la nave vaga in cerca dell'essenza fende la nebbia la luce del faro indica la rotta vera da seguire ai naviganti del mare dell'apparenza.
La luna splendeva da tempo nella tovaglia del cielo, con le stelle commensali quando giungemmo al molo di ponente. Un posto nuovo, musica amica accompagna quella prima sera insieme dell'annata. Un rebus come sarebbe andata! Un tempio del buon gusto, piano bar all'ingresso e a picco sul mare la sala si spiega con vetrate illuminate da candele bianche. Le onde che lambiscono gli scogli, la risacca che vedi nelle luci della città che vi si specchia. La mente galoppante immagina di essere ancora lì insieme questa estate a gustare il sapore, l'odore e il rumore di quel mare. Un raso bianco illumina il suo viso spesso scontento, il merito non è solo del colore, ma del calore che lo scenario magico trasmette. La mano non ritrae, anzi la stringe, avverti dal suo sorriso e dalla carezza che si fa sul raso, che è raggiante si sente viva di novità. Non c'è voglia di tornare, la musica diffonde melodie incatenanti, buon ultimi ad uscire. Gli scogli cantano di onde infrante, dipinti dai contorni spumeggianti, ossigenanti dell'amore. Il vento nella darsena sugli alberi maestri sibila un saluto, un invito al ritorno. Il rebus non è mistero si è risolto lì al molo, nel fascino della bellissima serata.
Cornicioni di illusioni si staccano dalle pareti dell'amore e cadono nei canyons di vene aride del cuore. Affreschi ormai scrostati finiscono nella polvere di amplessi da tempo dimenticati e infine trascinati in un ruscello di lacrime che ormai è fiume in piena, cresce, livella gorghi voraci pieni di rospi già inghiottiti. Le rive non bastano, tutto trascina a valle la piena verso le rapide, si ingrossa, preme contro la diga, la sfonda e come cascata di urina finisce dritta nella rete della fogna. Senso di sollievo, urlo liberatore che come eco ritorna indietro e provoca un rumore assordante che mi sveglia. Tu sopra ad un'arca, sei lì che mi guardi sopravvissuta al diluvio universale, mi dici: ma che stai a fare? Spariscono di colpo le cesoie immaginarie che vorrebbero tagliare i fili di acciaio che mi imprigionano la mente.
Percorsi solitari in mezzo ai prati, il volteggio di una farfalla, i saltelli di un grillo, la carezza del vento scuote il canneto, lo sguardo vigile di un falco presidia la campagna. Sei solo ma senti che lì c'è la vita!
Occhi fieri di patrioti, eroi delle nostre libertà ti fissano nelle lapidi di Pantheon vuoti, sei solo ma senti il peso dell'eredità di quel martirio e l'orgoglio che ti accompagna.
L'anima di un pittore che rivive osservandone la tela, l'armonia entra nel cuore e ti libera la mente quando ascolti una musica divina. Tu sembri solo, ma sei in dolce compagnia.
Percorsi affollati in mezzo a giovani alienati da decibel, pieni di lattine che fanno gli occhi spenti, apolidi dal nulla accomunati hanno in mente solo come tirare a campare.
Menti spappolate dalla noia crescente, senso del dovere zero, milioni di persone che si perdono nei miti di veline, fiction e calciatori, storie piagnone, la cultura nazionalpopolare incessante sugli schermi.
Porte e finestre al tramonto già sbarrate donne spaventate dal timore di scippi e di essere violentate. Branchi di codardi fanno il coro ai potenti sperando di potere raccattare qualche briciola di pane.
Libertà di stampa chiesta per giornalisti non indipendenti, il sapere di intellettuali che non si libra ma è organico a una parte, prediche di preti interessati a circuir la fede, onirici sogni che inseguono miti di cartone.
Menti inconsistenti, pennivendoli offrono pensieri giornalieri, schiavi dei diritti credono che tutto sia loro dovuto senza dover dare. È qui in questa folla di conformismo, oceano indifferente di opportunismo, che mi sento solo.
Per venerare i semplici giorni che portano via le stagioni - bisogna solo ricordare che da te o da me, possono prendere quell'inezia detta mortalità! Per ammantare l'esistenza di un'aria solenne - bisogna solo ricordare che la ghianda là è l'uovo della foresta per l'aria più in alto!
Non domandarti – non è giusto saperlo – a me, a te quale sorte abbian dato gli dèi, e non chiederlo agli astri, o Leuconoe; al meglio sopporta quel che sarà: se molti inverni Giove ancor ti conceda o ultimo questo che contro gli scogli fiacca le onde del mare Tirreno. Sii saggia, mesci il vino – breve è la vita – rinuncia a speranze lontane. Parliamo e fugge il tempo geloso: cogli l'attimo, non pensare a domani.
Continuo ad aspettare un sussurro di interesse per me, ma invano. Passo sempre nell'indifferenza del tuo cuore, come la banalità transita nel mondo. Ma sai, il mio cuore non dispera. Capita raramente ma a volte si alza l'orizzonte, si apre la propria mente, si guarda oltre, sì, ogni tanto un sogno si avvera...
È triste mantenere le passioni dentro a degli argini e confini. Il tempo scorrendo trasforma amori grandi in semplice affetto ma è difficile far sembrare affetto quello che senti ancora grande amore. In una coppia se c'è solo una passione dell'altro può essere il tormento. Quando invece ci sono le passioni, non reggono argini alzati o confini amore e sentimenti sono un crescendo; che forza dirompente ha... un plurale!
Raramente i rimpianti e i ricordi Stanno insieme: perché di solito I rimpianti, cioè la rinuncia a fare, sono come l'infanticidio dei ricordi. Ma a volte, è anche capitato che ciò che erano embrioni di ricordi, si siano col tempo trasformati, poi, in grandissimi rimpianti.
Ti guardi nello specchio. Ti piaci e te lo vuoi sentire dire da tutti, ti rimiri sempre. Forse ti bei di te stessa ma con me puoi essere bella, di idee conformiste, non ti dirò mai ciò che non penso, solo per averti nel mio letto.