Tigre! Tigre! Divampante fulgore Nelle foreste della notte, Quale fu l'immortale mano o l'occhio Ch'ebbe la forza di formare la tua agghiacciante simmetria?
In quali abissi o in quali cieli Accese il fuoco dei tuoi occhi? Sopra quali ali osa slanciarsi? E quale mano afferra il fuoco? Quali spalle, quale arte Poté torcerti i tendini del cuore? E quando il tuo cuore ebbe il primo palpito, Quale tremenda mano? Quale tremendo piede?
Quale mazza e quale catena? Il tuo cervello fu in quale fornace? E quale incudine? Quale morsa robusta osò serrarne i terrori funesti?
Mentre gli astri perdevano le lance tirandole alla terra e il paradiso empivano di pianti? Fu nel sorriso che ebbe osservando compiuto il suo lavoro, Chi l'Agnello creò, creò anche te?
Tigre! Tigre! Divampante fulgore Nelle foreste della notte, Quale mano, quale immortale spia Osa formare la tua agghiacciante simmetria?
La Crudeltà ha Cuore Umano E Volto Umano la Gelosia Il Terrore, l'Umana Forma Divina E Veste Umana la Segretezza La Veste Umana, è Ferro forgiato La Forma Umana, un'incandescente Forgia Il Volto Umano, una Fornace sigillata Il Cuore Umano, la sua Gola famelica.
In fondo è questo, lasciare scappare ciò che nutre il sangue, poterne fare a meno. Abituarsi al secco cuore. Dal mattino una distrazione il resto: andare, venire, umiliare le braccia e la sobrietà. Ogni tanto un passaggio, una stretta affondata che ha ragione nel fumo della sigaretta. Ecco il marchio. Ciò che siamo è invulnerabile.
Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marcia, chi non rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.
Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su bianco e i puntini sulle "i" piuttosto che un insieme di emozioni, proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore e ai sentimenti.
Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza per inseguire un sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita, di fuggire ai consigli sensati.
Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso.
Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.
Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce.
Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare.
Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida felicità.
Nei vicoli della notte s'incamminò Nicodemo, cieli spenti senza stelle aveva nel cuore. Dal silenzio ascoltò una voce che raccontava profondità di cielo e teneri germogli fiorirono nell'anima. Sentì sciogliersi grumi di sabbia dentro le vene e venti di lume trascinarono lontano il buio. Negli occhi ritrovò l'innocenza d'un bambino e sul ciglio del giorno vide fiorire l'aurora. Il pensiero raggiunse nuovi mattini e sentì gli anni passare sulla pelle. Dio gli svelò il segreto del fiume che attraversa la Santa Città dove un cielo di cristallo non conosce il buio. Sereno andò nel lieve sussurro del vento e germogli sbiancati incontrò all'orizzonte nella stella lucente del mattino.
L'amore non è pretendere, ma dare è dimenticarsi, ma non dimenticare è vivere fuori di sé, pur rimanendo in sé è riservarsi le spine e offrire le rose L'amore chiede tutto e ha il diritto di farlo.