Poesie d'Autore


Scritta da: giosc
in Poesie (Poesie d'Autore)

Fede Mancata

All'altare la lasciai
non se l'aspettava
un no e la rifiutai

semplicemente
come fosse niente
per lei che mente

non lo sapevo sai
quel giorno raggelai
lui fece complimenti

ridendo a stretti denti
è l'ex mi son fidato
ma è un cane, sia dannato

da tonno c'è cascata
a letto l'ha portata,
che bella nauseata

pensai, così non vale
ti mando all'ospedale
un pugno nella pancia

te la farò pagare
non porgo neanche il dito
l'anello l'ho perduto

mi disse mi dispiace
qualcosa l'ho capita
sei tu quello che amo

ma vaffan te lo dico
ma solo qua davanti
a parenti, amici e santi-.
Composta martedì 13 dicembre 2011
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    Scritta da: 164gio51vi
    in Poesie (Poesie d'Autore)

    Gli uomini occasionali

    Gli uomini occasionali non mi derubano
    Anche se rovistano con dita accanite
    Nelle pieghe del corpo mio giovane
    Come in portafoglio da qualcuno perso.
    Gli uomini occasionali non mi tradiscono
    Dimenticano sia il nome che il viso mio.
    Arrivano, e poco prendono, e poco danno.
    Si vestono e... semplicemente se ne vanno.
    Gli uomini occasionali non chiedono fedeltà.
    Nel loro viaggio verso le stazioni prossime,
    gli occasionali restano occasionali.
    Si toccano, s'infiammano e bruciano.
    Composta martedì 13 dicembre 2011
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      Scritta da: 164gio51vi
      in Poesie (Poesie d'Autore)

      Una carogna

      Ricordi tu l'oggetto, anima mia, che vedemmo quel mattino d'estate così dolce? Alla svolta d'un sentiero un'infame carogna sopra un letto di sassi,
      le gambe all'aria, come una femmina impudica, bruciando e sudando i suoi veleni, spalancava, con noncuranza e cinismo, il suo ventre pieno d'esalazioni.
      Il sole dardeggiava su quel marciume come volendolo cuocere interamente, rendendo centuplicato alla Natura quanto essa aveva insieme mischiato;
      e il cielo contemplava la carcassa superba sbocciare come un fiore. Il puzzo era tale che tu fosti per venir meno sull'erba.
      Le mosche ronzavano sul ventre putrido donde uscivano neri battaglioni di larve colanti come un liquame denso lungo gli stracci della carne.
      Tutto discendeva e risaliva come un'onda, o si slanciava brulicando: si sarebbe detto che il corpo gonfio d'un vuoto soffio, vivesse moltiplicandosi.
      E tutto esalava una strana musica, simile all'acqua corrente o al vento, o al grano che il vagliatore con ritmico movimento agita e volge nel vaglio.
      Le forme si cancellavano riducendosi a puro sogno: schizzo, lento a compiersi, sulla tela (dimenticata) che l'artista condurrà a termine a memoria.
      Dietro le rocce una cagna inquieta ci guardava con occhio offeso, spiando il momento in cui riprendere allo scheletro il brano abbandonato.
      - Eppure tu sarai simile a quell'immondizia, a quell'orribile peste, stella degli occhi miei, sole della mia natura, mia passione, mio angelo!
      Sì, tu, regina delle grazie, sarai tale dopo l'estremo sacramento, allora che, sotto l'erba e i fiori grassi, andrai a marcire fra le ossa.
      Allora, o bella, dillo, ai vermi che ti mangeranno di baci, che io ho conservato la forma e l'essenza divina di tutti i miei decomposti amori.
      Composta martedì 13 dicembre 2011
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        in Poesie (Poesie d'Autore)

        Se muoio sopravvivimi con tanta forza pura

        Se muoio sopravvivimi con tanta forza pura
        che desti la furia del pallido e del freddo,
        da sud a sud leva i tuoi occhi indelebili,
        da sole a sole suoni la tua bocca di chitarra.
        Non voglio che vacillino il tuo riso o i tuoi passi,
        non voglio che muoia la mia eredità d'allegria,
        non bussare al mio petto, sono assente.
        Vivi in mia assenza come in una casa.
        È una casa tanto grande l'assenza
        che v'entrerai traverso i muri
        e appenderai i quadri all'aria.
        È una casa tanto trasparente l'assenza
        che senza vita ti vedrò vivere
        e se soffri, amor mio, morirò un'altra volta.
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          in Poesie (Poesie d'Autore)

          Forse sono ferito senza sanguinare

          Forse sono ferito senza sanguinare
          da un raggio della tua vita
          e a mezza selva mi trattiene l'acqua:
          la pioggia che cade col suo cielo.

          Allora tocco il cuore madido:
          lì so che i tuoi occhi penetrarono
          la regione estesa del dolore
          e un sussurro d'ombra sorge solo:

          Chi è? Chi è? Ma non ebbe nome
          la foglia o l'acqua oscura che palpita
          a mezza selva, sorda, sul cammino,

          e così, amor mio, seppi che fui ferito
          e lì nessuno parlava, solo l'ombra,
          la notte errante, il bacio della pioggia.
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            in Poesie (Poesie d'Autore)

            Non ti amo come fossi rosa di sale

            Non ti amo come fossi rosa di sale, topazio
            o freccia di garofani che propagano il fuoco,
            t'amo come si amano certe cose oscure,
            segretamente, tra l'ombra e l'anima.
            Ti amo come pianta che non fiorisce e reca
            dentro di sé, nascosta, la luce di quei fiori,
            e grazie al tuo amore vive oscuro nel mio corpo
            il denso aroma che sale dalla terra.
            Ti amo senza sapere come, né quando, né da dove,
            ti amo direttamente senza problemi né orgoglio,
            ti amo così perché non so amare altrimenti
            che in questo modo in cui non sono e non sei,
            tanto vicino che la tua mano sul mio petto è mia,
            tanto vicino che si chiudono i tuoi occhi col mio
            sonno.
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              Scritta da: Antonio Prencipe
              in Poesie (Poesie d'Autore)

              La figlia della nebbia

              Lui non si vergogna...
              Brava piccola conta fino a dieci
              che papà ti porta in campagna
              a guardare i cavalli che in quei
              giorni ingordi ti strappavano un sorriso.
              Mamma ingoia la verità
              in grazia di Dio se ne andato,
              nella fossa scaveremo piano
              l'incesto gesto...
              Piccola continua a giocare...
              Rincorri l'ingenuità papà
              arriverà a passi lievi come un incubo
              nascosto sotto il cuscino.
              Mamma non credeva alle parole
              di una figlia straziata, umiliata.
              Negli occhi della gente pareva
              un uomo distinto il tuo papà...
              Mamma non voleva vedere i passi
              assordanti dirigersi pian piano
              nella cameretta dorata...
              Brava bambina fai la donna,
              soffri in silenzio con un nodo
              all'anima e un cuore deturpato...
              Nascondi i tuoi occhi al sole
              il buio tuo unico amico nel letto
              ti coprirà come un fratello...
              La luce del tempo ti regalerà
              di nuovo quella purezza portata via
              d'avanti ad un crocifisso...
              Hai chiuso a chiave te stessa.
              Portavi margherite alla maestra strappavi
              i petali per fargli capire cosa significa
              essere figli della nebbia.
              Si faceva troppo presto sera.
              Ti sfondava il corpo, teneva larghe le gambe,
              il sangue macchiava le lenzuola bianche...
              E in quei lordi momenti morivi
              dentro una lacrima...
              Dodici anni la luna caduta accanto al capo,
              il sangue consumato dal vento.
              Piangere è impossibile
              una margherita decapitata sulla lapide muta
              in ricordo della nebbia che offuscava
              gli anni morti assieme lui.
              Si cresce e la meta è ancora lontana...
              E chissà se un giorno si potrà
              urlare con accanto un arcobaleno
              da osservare: "Vita io ti difendo non ti cambio".
              Si sta così bene nella rabbia che perdonare
              diventa impossibile.
              Niente ricopriva il tuo corpo
              solo un sorriso in onore del tuo aguzzino.
              Composta venerdì 16 dicembre 2011
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                Scritta da: Anna De Santis
                in Poesie (Poesie d'Autore)

                Se è vero...

                Passarti davanti per avere un sorriso
                mentre riposi sulla tua poltrona
                ormai gli anni hanno solcato il viso
                eppure fai sempre da padrona
                spiando ogni movimento
                di tutti noi che ti giriamo intorno
                poi volgi lo sguardo perso al vento....
                Non riesco a volte a capire la presenza
                dove sei con il pensiero
                noto spesso purtroppo la tua assenza.
                Se è vero che un giorno mi guidavi
                adesso lo faccio io con te
                ricordo la tua mano stretta nella mia, non mi lasciavi
                ero così sicura...
                ora non passa il tempo e mi ripeti ancora
                sempre le stesse cose
                d'inverno mi chiedi se ho innaffiato le rose
                e dimentichi tutto, il tuo sguardo distratto
                e ricorda soltanto il passato, l'orologio ormai è rotto
                mamma cara se è vero che con l'età si diventa di nuovo bambini
                avrò maggior pazienza e capirò dai gesti e dai tuoi sguardi
                spero di accompagnarti ancora tanto... ma mi ripeti sempre è tardi....
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                  Scritta da: Maurizio Fratacci
                  in Poesie (Poesie d'Autore)

                  È loro

                  È loro il mio respiro,
                  il mio saggio pensare.
                  È loro ogni mio attimo
                  del lungo e lento andare.
                  In ogni mia carezza
                  è loro il mio sorriso,
                  è loro anche ogni ruga
                  che mi fiorisce in viso.
                  È loro ogni speranza,
                  è loro anche ogni lacrima,
                  è loro la mia luce
                  e il buio dentro l'anima.
                  Li spiego contro vento
                  son le mie ali libere,
                  il mio sguardo lontano,
                  il ritmo del mio tempo.
                  Essi sono il mio attimo,
                  quello che più adoro,
                  sono il sussurro, il sibilo.
                  Loro son tutto questo
                  perché vivono in me e io in loro.
                  Composta domenica 11 dicembre 2011
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                    Scritta da: Lara
                    in Poesie (Poesie d'Autore)

                    I miei tre gattini

                    Quante gioie si possono vivere
                    osservando una pianta o un fiore soltanto, emozioni diverse, diversi i messaggi d'amore
                    che, sul mio grande terrazzo, in cortile, promanano dal profumo della natura già in fiore.

                    Al risveglio io questa mattina osservavo:
                    "non mi sono sentito
                    mai tanto importante ed amato,
                    così come da quando io vivo
                    circondato dai miei tre gattini".
                    Mi tengono d'occhio, non mi lasciano mai,
                    si rincorrono l'un l'altro,
                    ma sempre girandomi intorno.

                    Son loro i padroni di casa
                    e mi tengono sotto controllo,
                    se indosso la giacca e
                    raccolgo la borsa e le chiavi si parano avanti e guardandomi fisso negli occhi, scodinzolando la coda, mi chiedono...
                    "perché te ne vai e ci lasci qui soli?"
                    Dispiaciuti, m'accompagnano,
                    da veri padroni e signori, sull'uscio di casa,
                    un confine per loro interdetto
                    non occorre ch'io chiuda la porta
                    è ubbidienza e rispetto che vien dall'affetto.
                    Quando arrivo, al ritorno, è una festa,
                    come tanti desiderano in casa;
                    il primo di loro che avverte i miei passi,
                    scatena l'allarme, è la gioia,
                    e incomincia la gara a chi per prima
                    mi salta poi addosso,
                    si rincorrono l'un l'altro portandosi avanti,
                    ritornando all'indietro,
                    è tutta una festa, e che festa,
                    un'emozione che rincorre poi l'altra
                    nel cuor nella mente proietta all'opposto
                    un comportamento mancato
                    d'affetti dovuti più cari.
                    Nel mentre rientro io in casa già si è rotto il silenzio, il baccano sovrasta ogni cosa
                    e il lor sentimento d'affetto
                    ti riempie di gioia.
                    Porgendo nella ciotola il cibo tenuto d'acconto per loro scatena una gara
                    a chi per prima afferra la preda,
                    a chi per prima, più veloce, l'ingoia
                    e ripulisce tutto ciò che durante la gara
                    è finito per terra.
                    Una grignata, ogni volta, tra loro,
                    non manca giammai,
                    tra Elle, già nata arrabbiata
                    e Poppa che ogni tanto infastidita
                    risponde con una potente zampata
                    nel mentre Cippino
                    s'adagia tranquillo e guardingo
                    ad un tempo a mangiare gli avanzi.
                    Poi la calma,
                    ciascuno riprende il suo posto
                    per assaporare tranquillo il suo giusto riposo
                    lisciandosi i baffi o facendo toilettes
                    leccandosi l'intero suo corpo.
                    La mia Elle sorgnona,
                    mentre sembra lei dorma,
                    controlla e distingue ogni mio movimento:
                    se salgo, se scendo,
                    se sbrigo faccende d'ufficio o di casa,
                    ma se scendo per andare a dormire
                    con un balzo in avanti mi precede sul letto
                    ed imperterrita aspetta.
                    Se son io ad arrivare per prima
                    s'accosta e si ferma seduta per terra
                    ed osserva...
                    per lei il segnale è nel gesto
                    di vedermi deciso a rimboccar le coperte.
                    Qualche volta mi diverto a ritardare il segnale, ma lei rispettosa è lì ferma
                    e imperterrita attende.
                    Una volta arrivata al mio fianco
                    si gira e rigira su se stessa più volte
                    poi si adagia aspettando sia io a lisciarle
                    dolcemente il suo pelo sul dorso, sul viso
                    per poi rigirarsi e farsi accarezzare il pancino.
                    Se mi giro di spalle nel letto,
                    non passa un momento, si rialza,
                    mi scavalca e ripete ogni suo movimento
                    per goder della gioia di una carezza d'amore
                    con sentimento elargita.
                    E così stabilisce quell'amor naturale
                    tra gli umani il più delle volte
                    deluso o negato.
                    Nella notte, se mi alzo, anche più di una volta, lei già sa ch'io vi faccio ritorno
                    e resta paziente ad aspettarmi al suo posto.
                    Come faccia a capirlo
                    quando in piedi non faccio ritorno,
                    è sempre per me una gran meraviglia:
                    mi precede e con un salto è già in terra
                    e comincia con il suo miagolio insistente,
                    finché non mi decido a servirla
                    ed è lei che col suo fare rumoroso e insistente poi chiama a raccolta
                    sia Cippino che Poppa.

                    Come posso sentirmi io solo
                    con l'amor che mi danno e che vogliono!?

                    C'è Poppa ch'è normale sia incinta ogni volta
                    e manifesta con tenero amore dolcemente
                    il bisogno che sia proprio io a farle le fusa,
                    per cui mi salta sul petto, specie quando
                    un po' stanco mi sdraio sul letto
                    e strofina la testa fin tanto
                    non le manifesto in qualunque
                    maniera il mio affetto, poi va tranquilla,
                    ma se arriva il momento...
                    che avverte in anticipo,
                    sono io la sua mamma e vuole
                    qualsiasi sia l'ora, sia io che l'assista
                    nel travaglio e nel parto.
                    È così che più di una volta, ai piedi del letto,
                    con gran meraviglia e con quasi le lacrime agli occhi, ho contato:
                    fuori uno, e poi due
                    ed il terzo ed il quarto,
                    e qualche volta anche un quinto gattino, assistendo al suo impegno
                    tutta intenta alla svelta, man mano,
                    a pulirli ingoiando ogni cosa,
                    placenta compresa.
                    Con quanto amore ed umana passione
                    mi guarda negli occhi e con lo sguardo orgogliosa mi invita a toccarli,
                    i suoi piccoli nati, ma mai più di tanto.
                    Se li sollevo prendendoli in mano mi sgrida grignando finché non li vede
                    riposti al suo fianco.
                    Ogni volta, la vedi,
                    si sente matrona, si sente importante,
                    è di nuovo già mamma della bella nidiata,
                    allatta i suoi piccoli e pretende
                    un po' più di attenzioni,
                    mi sembra dovuto è normale.

                    Che bella!
                    che dolce visione vedere Cippino aiutarla
                    e sdraiarsi a lei più vicino possibile
                    e quasi invidioso vorrebbe anche lui poi allattarli e con le zampine le allunga
                    ed abbraccia la mamma
                    e anche lui, come trepidante e tenero padre, si lecca i neonati, e non li lascia un momento
                    li rassicura con la sua presenza costante.
                    Al mattino, mi capita spesso
                    m'affaccio all'ingresso in giardino
                    e per Cippi è una festa,
                    perché vuole ch'io noti la sua sveltezza
                    a salire sul tronco dell'albero
                    e di corsa arrivare sin sopra alla cima,
                    per poi scendere e girarmi d'intorno
                    fintanto non gli dico io "bravo".

                    L'altro giorno, non l'ho visto,
                    ma credo gli sia andata un po' male:
                    m'han regalato due tartarughe ben grandi
                    che ho riposto nella piccola vasca
                    con l'acqua in giardino
                    e lui camminando sul bordo
                    vorrebbe annusarle,
                    forse solo curioso o per fare amicizia,
                    ma qualcosa gli sarà andata poi male,
                    l'ho visto moggio moggio rientrare io in casa
                    col musetto tutto rosso e un po' gonfio
                    e una ferita ad archetto ancor sanguinante.

                    Cosa mai gli sarà capitato!?
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