Scritta da: Angela Randisi
in Poesie (Poesie catartiche)
Naufrago
Remai a braccia
contro la rotta cieca
del mio destino.
E calpestai la morte...
per naufragar
il mio dolore.
Composta sabato 20 giugno 2020
Remai a braccia
contro la rotta cieca
del mio destino.
E calpestai la morte...
per naufragar
il mio dolore.
Notizie
fine del mondo imminente
crisi globale
il vicino che litiga
la borsa che crolla
dibattiti sterili
parole per niente
di nuovo il telegiornale
il governo che arranca
le intese si spendono
i titoli dei giornali esagerano
la follia dilaga
il vero amore non esiste
l'italia è straniera
i problemi sono marginali
la salvezza è alle porte
la disoccupazione è alle stelle
la ripresa è lontana
forse c'è uno spiraglio di luce
comanda l'europa
il casino è la russia con l'america
per strada festeggiano
la gelateria è piena
la gente è ormai stanca
la gente è l'unica che lavora
lo stato è corrotto
in galera si ribellano
i ministri non hanno titolo
i confini vanno chiusi
dobbiamo essere solidali
tornare al lavoro nei campi
magari da casa
visti i tempi che corrono
ci sono risparmi
avanti coi tagli
tutele crescenti
garanzie di lavoro
guerra tra poveri
serrate porte e finestre
default trasparente
pacifica rivolta
nell'intermezzo di una breve vacanza
le proteste a distanza
si dia voce alla piazza
la mafia non è mai stata sconfitta
tutto ciò non mi è familiare
scendo giù
a portare il cane.
Ad essere liete
ci penseranno le rose
e le nuvole
e correre fuori
uno spazio aperto
la solitudine che accetti
il mondo che ti piace e lo vuoi
futuro e presente fermati
azzerati
lo sai
e non sai spiegarlo.
Un amore eterno finisce. E poi?
Ai lati della strada tra i fumi
dei lavori in corso
i papaveri in fiore.
Ho consumato le stelle
per far brillare la notte
e ho cancellato la luna
per spiarti nelle tenebre.
Tu eri pronto a partire
io ero pronta a sognarti.
Tra le rovine e
le macerie
un fiore nasce.
Il sole sorge
i cieli respirano.
La primavera dell'uomo
sta tornando.
Queste tenebre
in dono han portato
un nuovo modo
di pensare;
l'unione tra la gente
sarà l'unico modo
per andare avanti.
In quel campo di violette
c'era qualcuno che cantava la vita
ingannando il dolore.
Si avvaleva solo del ritmo
del suo cuore e dell'amica solitudine
che aveva trasformato in una dolce lirica.
Il suo bisogno di parlare con Dio era talmente grande
che fissando il cielo era in grado di sentirne anche la voce.
Era un escluso, non per suo volere,
ma per la malattia degli uomini che l'additavano in nome di Dio.
Non si arrese, e non smise mai di credere alla luce del sole
che ogni giorno lo esortava a uscire dal suo grande buio.
Frena la rabbia, giorno di tempesta:
togli la voce al tuono
e lo scudiscio al lampo.
Sarà un prodigio a squarciare il buio.
Saranno le campane a dire "è vivo!"
Quando la luce
svuoterà la tomba
dammi le tue ali, vento,
per passeggiare in cielo;
culla i miei sogni, mare,
con canti di sirene;
cedimi le braccia, arcobaleno,
per legare le distanze.
E tu, sole,
regalami un fascio dei tuoi raggi
da mutare in baci.
Ho bisogno dei tuoi baci
e delle tue mani
e della tua saliva
e del tuo nome.
Ho bisogno di essere
contagiato
da te.