Scritta da: Silvana Stremiz
È un giorno
come tanti
mentre sto sulla grata
della mia finestra
le mie lacrime
scendono per te
goccia dopo goccia
riempio un ampolla di vita
un ampolla di lacrime di te.
Ricordo la tua mano
mentre la notte
mi cerca
mentre i sogni bussano all'uscio.
Ricordo, ricordo te
la gioia di vivere
ed esistere
e sento la tua mano,
ma le mie lacrime scendono continuamente.
Anonimo
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    Scritta da: Silvana Stremiz
    Li chiamano "diversi"
    All'inizio era un neonato,
    crebbe e divenne ragazzo,
    pensava di essere "malato",
    si trovò uomo, ma non un pazzo.

    Gli "altri" lo vedono solo un "diverso",
    e pensano a lui non come persona,
    vedono solo il loro "universo",
    non considerandolo figura "buona".

    Lo chiamano in tanti modi diversi,
    ma solo uno poi li accomuna,
    quello del loro mondo da: "dispersi"
    perché per loro la vita, non è solo una.

    Sono tante le loro vite,
    quelle dell'amore e della franchezza,
    perché loro le hanno arricchite
    nel loro intimo e nella saggezza.

    Portatori di handicap vengon chiamati,
    oppure "down" per i più "colti",
    ma semplicemente sono portati
    ad essere uomini e donne forti.

    Per sopportare certi "figuri"
    che non considerano il loro cuore,
    non devono udire certi "siluri"
    che vengon sparati senza pensare.

    La loro mente: aperta e tranquilla,
    si riflette ogni giorno nel loro mondo
    che li fa vivere sotto una stella,
    e li arricchisce assai nel profondo.

    A loro tutto il nostro rispetto,
    per la loro vita ricca ed intensa,
    per chi è dotato di un po' d'intelletto,
    sappia capire la differenza.

    Che è sempre data dall'esteriore,
    mentre poi conta quello che fai,
    non ti pensar che nel parlare
    non si palesi quel che poi sei.
    Anonimo
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      Scritta da: Silvana Stremiz
      Credi?
      Piccola favola il vivere,
      sale dolce il pensiero
      che dal mare passa e
      verso l'elfico futuro va.

      L'aureola di stelle che
      la notte rende sacra.
      La mente sogna l'angelo,
      ed il suo sorriso è il viaggio.

      Con il quadro dell'oggi
      ed il busto di ieri,
      convivi la velocità delle nuvole
      e non voltarti al sole dell'alba.

      Sfida nel gioco, la montagna
      che nell'incanto tenta la ragione.
      Non spariranno le fate
      se ancora guarderai la. Credi?
      Anonimo
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        Scritta da: Silvana Stremiz
        Kruptadìe philòtes
        Accoglimi sul tuo seno di amante,
        fra i tuoi capelli neri spettinati
        dove sussurrerò
        come fa il vento che non sa di farlo.

        Se, come un animale,
        mi esalterò fra le tue braccia bianche
        e ti farò piegare le ginocchia,
        si spezzerà il silenzio
        del mio rimorso muto.

        Le stelle son lontane,
        ma non da questo cielo:
        dai prati rugiadosi ove non piango,
        dalle affollate sale ove non rido,
        dai campi di battaglia che non calco.

        Per questo ora ti abbraccio,
        tu che dai questi brividi alla pelle
        e irrighi questa scorza di piacere
        Anonimo
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          Scritta da: Silvana Stremiz
          Il mio credo
          La schiera coscienziosa dei dubbiosi
          e degli indagatori a tempo perso
          vive col beneficio d'invetario
          che può rendere vago anche il tormento,
          diluisce spesso il male della vita
          nel fiume già melmoso della storia.
          Basta provare a vivere nei giorni
          i parti presuntuosi della mente
          a constatare il nerbo del reale.
          Se il passato è perduto, e se il futuro
          recalcitra ai progetti
          la verità violenta del presente
          dà la misura della sua realtà
          con la perseveranza del dolore.
          Anonimo
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            Scritta da: Silvana Stremiz
            Ma tu
            avevo in mente
            di farti vedere
            le mie piante sacre,
            non grasse ma secche
            parole di niente.

            Avevo in mente
            di darti la pace
            ma tu scappi sempre
            vento disperso
            in un modo o nell'altro
            ed io ti riaspetto
            in un modo o nell'altro
            stanco ed immenso.

            Avevo in mente
            di farti sentire
            qualcosa che viene
            da dentro ed esplode
            avessi coraggio...
            ma ho paura di perdere
            quel poco che ancora
            ci tiene sospesi
            in un modo o nell'altro
            ma tu mi consoli
            dicendo "sei pazzo"
            è nella testa -mi dici-
            nella mia testa
            che domina caos
            nell'anima, domina cosa?

            Ho dentro un concerto
            stonato che preme
            che guida e mi lascia
            poi riprende mi schiaccia
            ma tu, danzi sempre
            al soffio del cielo
            ed io sento musica
            affranta e curata
            ripetermi cinica
            e dura che niente
            ritorna ed amare
            non basta.

            Ma tu dici niente
            sotto controllo
            semplicità
            e che il tempo dirà
            quello che ora
            nessuno sente.
            Ma tu sei tu.
            E il resto è banale
            ovvietà che perdura
            amore che dura
            che fa paura.
            Anonimo
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              Scritta da: Silvana Stremiz
              E adesso? E adesso?
              Adesso che il tuo sole è scomparso
              che fai?
              Adesso che le tue luci si sono spente,
              adesso che il vento e'cessato,
              adesso che tutto e'deserto,
              che il buio ti opprime
              che il freddo ti copre
              che fai?
              Adesso che hai chiuso il tuo cuore
              in un'urna d'acciaio
              che hai scacciato i fantasmi
              che ingannevoli ti addolcivano il cammino
              che fai?
              Che fai adesso?
              ... non so... ma sono ancora in piedi!
              Anonimo
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                Scritta da: Silvana Stremiz

                Il tram giallo

                Mi piace il tram giallo
                d'inverno,
                il tram numero diciannove
                che porta a Roserio.
                Non ho mai saputo
                dove fosse Roserio,
                mi appoggiavo ai vetri appannati,
                disegnavo scacchiere sulla città
                stringevo i libri in braccio.
                "Hai già il titolo della tesi? "
                La geometria delle linee ferrate
                conduce verso l'infinito.
                "Cosa farai dopo? "
                "Vorrei essere pagata per studiare. "
                Non ci sono riuscita
                continuo a pagare per studiare.
                Anonimo
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                  Scritta da: Silvana Stremiz

                  Tien-an-men

                  E la piazza accoglieva, nella sua rettangolarità,
                  migliaia di persone manifestanti.
                  E io ero lì tra quella gente.
                  Ci distingueva il colore della pelle,
                  gli occhi a mandorla ma il mio cuore era con loro.
                  Quelli cantavano e io con loro,
                  quelli parlavano e io con loro,
                  quelli dormivano e io con loro...
                  ma l'urlo di morte scosse la piazza
                  e del sit-in si fece strage.
                  Corpi stramazzanti a terra, sibili e boati nella notte...
                  Le pallottole d'acciaio infuocate
                  falciavano le gambe di quelli che fuggivano...
                  e quelli morivano, e io con loro...
                  Anonimo
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                    Scritta da: Silvana Stremiz

                    Vulcanismo

                    Non c'è bocca che parli,
                    non c'è emozione alcuna che trapeli,
                    traspaia da volti ormai freddi,
                    non c'è vita negli occhi
                    né altro che scomponga lo stato immoto.
                    Cupola di ghiaccio avvolge le mura
                    lasciandole morire crepa su crepa.
                    Cupa implosione di eventi ormai logori,
                    di rancori saturi e speranze ultime
                    lancia scintille su corpi vaganti,
                    trascinantisi come zombie al di là della morte,
                    con fatica, con le spalle alla vita.
                    Tutto è rinuncia sotto il peso del mondo,
                    tutto è rancore sotto il peso degli anni.
                    Curare non si può le grandi ferite
                    traboccanti di sangue e polveri infette,
                    mutare non si può ciò che si fa duro nel tempo
                    e che trova quiete nel gratuito silenzio,
                    trova la morte in spropositate reazioni
                    che alimentano nell'ombra
                    il vomitare di un vulcano mai spento.
                    Anonimo
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