Scritto da: Salvatore Currò
U suvecchiu iè comu u mancante.
L'aver troppo è come il non aver affatto.
Commenta
U suvecchiu iè comu u mancante.
L'aver troppo è come il non aver affatto.
Anghe la prèscia vòle lu tembu sua.
Anche la fretta ha bisogno di tempo.
Dunni ci sunnu campane, ci sunnu buttane.
Dove ci stanno campane (ovunque) ci stanno donne di malaffare.
Pare a nave e Franceschiello: a puppa cumbatteveno e a prora nun 'o sapeveno.
Sembra la nave di Francesco: a poppa combattevano ed a prua non lo sapevano.
Scafate, schifate: mal'acqua, mala ggente, pure ll'evere è fetente.
Scafati, schifatela: cattiva acqua, cattiva gente ed anche l'erba è maleodorante.
A taevla e a laet. An vol i rispaet.
A tavola e a letto. Non ci vuole rispetto.
U acidde pisce u litte, e u cule pigghie mazzate.
L'uccellino bagna il letto e il culetto prende le botte.
La casa poggia le sue fondamenta, non sulla terra, ma su una donna.
Voja de kavorà ssàrtene addosso, viemme a trovà domà cche oggi nun posso.
Voglia di lavorare saltami addosso, vienimi a trovare domani che oggi non posso.
Non c'è uomo senza dispiaceri; e se ce n'è uno, non è un uomo.