Le migliori poesie inserite da Christabella del Mar

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Scritta da: Christabella del Mar

Oggi essere rivoluzionari significa rallentare

Abbiamo bisogno di contadini,
di poeti, gente che sa fare il pane,
che ama gli alberi e riconosce il vento.
più che l'anno della crescita, ci vorrebbe l'anno
dell'attenzione.
Attenzione a che cade, al sole che nasce
e che muore, ai ragazzi che crescono,
attenzione anche a un semplice lampione,
a un muro scrostato.
Oggi essere rivoluzionari
significa togliere
più che aggiungere, rallentare
più che accelerare,
significa dare valore al silenzio, alla luce,
alla fragilità, alla dolcezza.
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    Scritta da: Christabella del Mar
    A cosa pensi
    quando smetti di pensare?
    Quando la notte finalmente
    chiudi gli occhi
    e resti sola?
    Ti senti libera.
    Ti senti in gabbia.
    Ti manca una carezza.
    Un attimo di gentilezza.
    O forse solo una parola?
    Non chiedi mai aiuto tu.
    In questo siamo uguali.
    Piccola anima in disparte.
    E quando veramente non ce la fai più
    spendi l'amore che hai da parte.
    Se fossimo in un film
    saresti quella voce fuori campo
    di cui lo spettatore si innamora.
    Cercati ancora.
    Cercati ovunque.
    In mezzo a chi non ci credeva.
    E poi parlava.
    In mezzo a chi non ti diceva
    che aspettava un passo falso.
    Ma in fondo in fondo.
    Ci sperava.
    Volevano tenerti in pugno.
    Ma tu, gli sei passata tra le dita.
    E non dimenticarti mai.
    Di chi giurava di restarti accanto.
    E poi spariva.
    Perché chi lotta fa paura.
    Perché chi si rialza
    fa ballare il mondo.
    E allora metti musica.
    Con tutta la tua voce.
    Urla!

    Sei viva.
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      Scritta da: Christabella del Mar

      Evviva la Poesia!

      La Poesia è la musica dell'anima
      La Poesia è lo spumante del cuore
      Apriamolo adesso per festeggiare il suo nome
      Oggi non deve rimanere anonima
      La Poesia...
      Brindiamo alla sua esistenza
      Alla sua forza e bellezza!
      Ne basta poco: qualche rima e cadenza
      Auguri alla sua permanenza
      sul continente della Fantasia
      Giornata Internazionale della Poesia!
      Auguri a voi poeti, auguri a voi profeti
      in questo giorno di grande turbolenza
      quando nel mondo regna la paura e sofferenza...
      La Poesia porta luce e calore
      laddove l'occhio ha lacrime e l'anima dolore
      e la parola la trasforma in una fiamma
      che fa lume senza fumo, senza ologramma
      solamente profumo postumo di agrumo
      La Poesia rimane come una quercia monumentale
      come un platano o un secolare castagno
      che stanno oggi a distanza per decreto
      e piangono, soffrendo per la gente in silenzio, in segreto.
      Ma gli alberi che sbocciano con frenesia
      stano brindando per il giorno della Poesia
      con le bandiere di freschezza, contro la forza della pandemia.
      Evviva la Poesia.
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        Scritta da: Christabella del Mar
        Ricordo il nostro ultimo bacio
        come gli amanti
        nel dipinto di Magritte,
        mi sussurravi dietro l'orecchio:
        l'amore sa aspettare.

        Ricordo la tua ultima carezza,
        le tue mani dentro i guanti
        mi solleticavi la guancia
        mentre io immaginavo il tuo sorriso.

        Ricordo che non riuscivamo ad allontanarci.
        Le tue braccia intorno ai miei fianchi
        e quel metro di distanza
        era diventato qualche centimetro.

        Ora siamo distanti per sempre
        dicevi di essere forte
        ma il virus lo è stato di più.

        Ricordo te.
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          Scritta da: Christabella del Mar

          A te

          A te,
          che hai lasciato cadere le lacrime
          come due gomitoli di sale
          sfilandosi senza nodi dietro alle spalle
          e scivolare lentamente, tra sospiri e singhiozzi
          lungo alla schiena curvata in avanti
          e stai ancora in ginocchio
          con le mani fredde unite, le dita intrecciate
          A te, io, poeta senza nome
          cittadino dei paesi quasi scomparsi
          fantasma dei tuoi sogni morti
          e dei tuoi morti sognati
          Io, ologramma dell'agonie
          e degli urli lanciati verso le stelle
          affogate nel fumo dei crematori
          e delle croci troppo nuove e lucidi.
          Io che avevo già perso tutto
          quando non era rimasto più niente
          cosa potrei dire per renderti meno sofferente!
          A te
          che ti sei perso nel labirinto di te stesso
          ti posso dare se mi guardi
          un po' di forza vitale
          per farti cominciare a camminare
          come fanno i bambini, un passo a volta
          come sarebbe il tuo prima volta.
          Fidati, staccati da quel pavimento
          raggiungimi, vieni così, piano, nel salotto
          vicino al caminetto. Siediti, io accenderò il fuoco.
          A te
          ti vorrei riscaldare anima e corpo
          A te, che sei immenso come il mondo
          A te, ti dedico il mio sguardo puro ma bugiardo
          e dico ciò che tutti vogliono che dico
          sarà tutto bene, anche s'è un mito!
          Ma io ti alzo e ti chiedo stai al caldo!
          E pur se ti ferisce fino al infinito
          questo dolore fresco, impunito
          A te
          che sei simbolo di tutto ciò che è colpito, esausto, impaurito
          A te regalo il pensiero di ringraziare un attimo al cielo perché sei vivo e qualcuno senza volto
          senza nome
          ti pensa e ti offre una spinta
          verso la primavera, verso la vita.
          Composta giovedì 26 marzo 2020
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            Scritta da: Christabella del Mar

            Torna a casa!

            Sei uscito con la nave spaziale per portar qualcosa di speciale
            per il compleanno della piccola selene e un alberello vivo per Natale.
            Però, amore, guarda sulla terra è arrivata già la primavera...
            ma non è questo, qui il tempo non scorre come sulla terra
            me hanno detto che hai avuto con un'altra nave, guerra
            che tutto è andato male che tutto è distrutto,
            che non c'è tempo da sprecare che l'universo è in lutto.
            Che tutti quanti sono morti perduti tra le stelle
            e sulla terra son cadute migliaia particelle
            i resti si trasformano in aghi e coltelli
            nei virus invisibili, potenti come i ferri
            e per la gente son i forti, temuti guerrieri.
            Il tuo posto non è là, devi tornar a casa!
            Senza capire dove siete, avete ucciso in massa
            la gente piange in ginocchio, i morti nella cassa.
            È troppo fumo, troppo chaos, hanno pers ogni speranza
            raccogli ogni particella, seguimi la voce e torna casa
            selene aspetta il regalo, ci manchi da morire.
            Ma per il mondo non sei altro che simbolo della fine.
            Stanno per arrivare. Ti porteranno a casa
            ti faranno un intero, com'eri una volta
            apri piano le gabbie, segui le voci che ti chiamano
            dal ricordo del nostro amore.
            Mi sono messo i tuoi capi, per essere sicura che non puoi fallire
            per non dimenticare il tuo profumo, per star tranquilla che vuoi venire.
            Voglio che tu sia tutto come prima, voglio l'uomo che cerava un abete per Natale
            voglio il tuo amore che mi sa togliere il respiro che mi strozza il collo di passione e mi asfissia di baci
            basta se torni, ricominciamo tutto da capo
            faremo un nuovo mondo per tutti che hanno perduto il loro.
            Un altro universo parallelo per continuare vivere a lungo e in buona salute
            nella convinzione che tutto è stato solo un sogno verso il paradiso.
            Niente non sarà come prima, ma avranno l'amore
            saranno felici con i loro cari, con l'intera famiglia.
            Li porteremo anche la primavera rubata e forse, capirà, ognuno a modo suo, che tuttò sto disastro è stato un incidente.
            Composta sabato 28 marzo 2020
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              Scritta da: Christabella del Mar
              Il cielo è nero fumo che voltola, sfiocca, imperversa
              come a un fiato d'incendio. Corron ruote di cenere
              per l'infinito campo: borghi d'ocra e fuliggine
              si riproducono e ripercotono.
              Tutto fugge come a un fosco mare.
              Le case impallidiscono di spasimi sulle montagne,
              mostrano i mille occhi alle palpebre chiuse,
              i lampi sono rosei
              come i filari efimeri delle gambe alle ballerine
              in passo finale.
              Le folgori sono come bisce verdi e violette
              spesso han vene di sangue a capo, a coda. Sparve
              la scena dè monti lontani.
              S'opaca la distanza.
              Eccoli dispariti.
              Una dolomia, sola, il chiaro picco mantiene, alto,
              in un canto de la nerezza, teso.
              Piovon tutte le acque,
              a gocce, a schegge, a frecce, a micce ebbre di fuoco.
              Gli uccelli fuggono gli occhi accesi dei gatti saliti sulle piante:
              i gatti fuggono le spire di bragia
              delle folgori:
              le foglie degli alberi tremano per l'universo.
              Io m'abbandono
              a tutti i fiumi oscuri di me stesso che straripano.
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                Scritta da: Christabella del Mar

                Divento la tua Notte

                Divento più scura, divento più Notte
                sto diventando onda, sto diventando Morte...
                Ma tu mi senti, mi vedi, ancora mi ami
                e anche dal cielo toccarmi le mani.
                Spogliati di preghiere, di ali e di tutti tuoi anni
                appendi la spada, spegni la luce e butta via
                tutti tuoi algoritmi inutili e la filosofia.
                Dopo, poi scendere... ma vola piano, ti aspetto.
                Sono passate due notti e già mi pare un'anno...
                Ti manca ballare con la Morte in piena notte?
                Lo so, vuoi rimanere un santo nell'Inferno,
                gustarmi dalle labbra la miele e il veleno,
                bevendo dall'Eternità e ritornare in cielo...
                L'Universo stanco ti nega l'ironia sapendo che ci legga il gioco e la pazzia.
                Vieni, succhiami la vita, ricolorati gli occhi, riscaldati di baci e TACI!
                Fammi sentire il rumore della scomposizione, il tremolio che vibra ancora nei capillari secchi,
                il tuo respiro strangolato al mio sguardo agghiacciato che appena vuole abbassare le ciglia e aprire la porta dell'anima.
                Lasciami ascoltare il pensiero, quello di ieri
                quando amavi il sole nella pioggia calda dell'amore!
                Quando sognavi in colori e sentivi da lontano il mio profumo di fumo, di rose e di ambra...
                Fammi sentire femmina, mentimi che sono l'unica, poi attaccami al muro di stelle nere!
                Riempimi di catene e urla forte il mio nome,
                ripeti il mio nome come mi chiedevi sempre!
                Strillalo, cantalo fino che sputerai desiderio e sangue!
                E prima di tornare, fammi capire dove si uniscono i Mondi, chi è l'Angelo e qual è la Morte!
                Quando è Giorno e quando è Notte?
                E deciditi se mi ami no.
                Composta giovedì 3 ottobre 2019
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                  Scritta da: Christabella del Mar

                  Sbocciano fiori di pietra alle mie dita

                  Sbocciano fiori di pietra alle mie dita
                  mentre con lo sguardo bevo il cielo che mi nutre
                  con voli di tulipani
                  e distese di grano
                  che allargano i miei polmoni in campi di carne.

                  Busso alle porte del tuo segreto
                  con rintocchi di campana
                  e grida di cornacchia
                  e scheggio le mie unghie sulla corteccia.

                  Ho piedi marini e braccia come sentieri
                  mentre i miei capelli stormiscono alle cime degli alberi
                  ed il mio viso si scioglie
                  nella corrente dei fiumi.

                  La luce del sole nutre la mia pelle
                  dove riposa ancora latte di stelle
                  ed il sospiro della notte
                  che tutto trova e tutto perde.

                  Busso alle porte del tuo segreto
                  con rintocchi di campana
                  e grida di cornacchia
                  e scheggio le mie unghie sulla corteccia.

                  Esploro il tuo viso nel riflesso delle foglie
                  ed ascolto la tua voce nella caduta del sasso sul fondale;
                  così catturo un volo di polline
                  per fartene collane e bracciali
                  ed incendio cataste di fiori per vestirti di fumo.

                  Nella radice dell'occhio vive la tua presenza
                  e nel cavo delle mani mi riscalda la tua assenza:
                  mi siedo sulla terra e bevo il tuo segreto
                  fatto di pietre e grano.
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