in Poesie (Poesie personali)
Il giorno
Giorno che vieni
e fin dal mattino
giochi con me come un bambino.
Mi porti gioie, mi porti pene.
Poi te ne vai.
E al ritorno
giochi con me.
E un altro giorno
Che gioie e pene mi porterà.
Commenta
Giorno che vieni
e fin dal mattino
giochi con me come un bambino.
Mi porti gioie, mi porti pene.
Poi te ne vai.
E al ritorno
giochi con me.
E un altro giorno
Che gioie e pene mi porterà.
È sera, il letto è freddo,
chiudo gli occhi
e cavalco le ali di un sogno
unico reale e impalpabile.
Innegabile frutto del ricordo
di quell'unica notte
quando il paradiso
è sceso sulla terra.
La mente vola lontano
si perde nei meandri onirici
di versi sussurrati al cuore
per un amore nato nella poesia.
Gira tra luoghi percorsi,
le emozioni si trasformano in un'opera
le parole viaggiano al pari
con una melodia inebriante.
Assaporate e vissute,
sorrette dal profumo
nascosto fra le pieghe di un foulard
dolce pegno d'amore
di un'anima ricongiunta.
L'universo plaude,
un sole nasce
nuovi pianeti crescono
aspettando il giorno
in cui le fiamme
rinasceranno al calore
della stella creata
dalla magica unione
per rivivere l'eterno
ciclo di vita.
Rapita dal chiassoso astro
che ne turba i silenzi
inquieta è la notte di stelle.
Sono amanti distanti
fra pensieri intrecciati
il sole e la luna.
E il dì scalda la sera
abbracciandone timide nudità.
Le fa strada in una nuova alba.
Matite.
Matite spezzate.
Matite violentate.
Matite estirpate.
Matite rubate.
Matite soffocate.
Matite cancellate.
Matite massacrate.
Matite insanguinate.
Matite silenziose.
Matite volate in cielo,
hanno disegnato
Je suis Charlie.
Oggi.
Milioni di matite si uniscono.
Milioni di matite si abbracciano.
Milioni di matite rigogliscono.
Milioni di matite donano.
Milioni di matite rivivono.
Milioni di matite hanno perdonato, perdonano.
Milioni di matite ossigenate.
Milioni di matite urlano.
Milioni di matite,
si uniscono in un unico abbraccio planetario.
In un unico grido.
Nous sommes Charlie.
Se non puoi guardare i miei occhi
vai oltre.
Oltre quello che potresti vedere
Oltre ciò che vorresti guardare.
Vai oltre
Io ti guarderò.
Fermati, dice la nebbia:
"mangiami e dissetati"
e mentre lo dice si sfoga,
così si giova
di nascondere il fuoco delle case.
E, come un fredda cataratta,
induci a giocare a nascondino,
sei ormai nel circolo sanguigno,
già in sorte alla natura
che incompleta ti prende.
Spericolati ragazzi, a te si mischiano,
nella città di cupole intorpidite;
luce t'addensa e le bagnate vie
di sferiche pietre antiche,
ai silenziosi laghi conducono.
E gli animali ammutoliscono
e nel contempo, un altro tempo nasce,
Un fascino nello sfoggiar mistero;
fra terra e cielo si sfoca la luna,
che contempla sovrana
la magica Valle Padana.
Non destarmi dai miei sogni, oh notte!
Lascia ch'io riveda il materno volto
appena le palpebre stanche
lentamente si abbandoneranno
alle tue carezze.
Ogni prima mattina,
nel tempore incompiuto,
due spalle assonnate
ti cercano
fuori dal tempo,
misteriosa, inesauribile tinta
color tesoro.
Irripetibilmente
capisco,
che abbiam vissuto molto
e
l'impossibile nelle cose lontane
il sacro nei tuoi occhi
amo
anche.
Ogni volta che rivedo le foto,
i ricordi mi entrano nel cuore,
sento le fitte che mi fanno male.
Vorrei svegliarmi da questo incubo,
che con dolore mi porto dentro,
per ritrovare un mio amico perso.
Ma questo sogno non finisce mai,
rimango sospeso dentro il mio limbo,
come un bambino senza destino.
Ricordo gli sguardi sempre sinceri,
la forza e il coraggio che avevi,
quell'anima vitale è stata breve,
ma non è così che doveva finire.
Triste è la vita di un sognatore
non lascia di se tracce siccome un pittore
dona solo pensieri, parla d'amore
non usa pennelli
e per tela ha il suo cuore.
Vive in un mondo, coperchio imperfetto
che mai sentirà come suo tetto.