Poesie personali


Scritta da: Daniela Cesta
in Poesie (Poesie personali)

Pensiero di febbraio

Libero pensiero di febbraio,
in questo tempo irreale fuori dal tempo

con i pianeti allineati che brillano nel firmamento
spunta la luna dal monte, magia dell'astro misterioso

mentre sembra di camminare, tra le pagine del tempo
è così prezioso ogni istante di vita, cullati dalle sensazioni

con l'anima silenziosa, prigioniera dentro, noi stessi
velata osserva il nostro cuore, palpitante d'amore.

La brezza della sera, culla il nostro spirito confuso
invisibile avvolge l'istante malinconico di riflessione.
Composta lunedì 1 febbraio 2016
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    Scritta da: Daniela Cesta
    in Poesie (Poesie personali)

    Signore per te

    Il Signore è più forte del nostro peccato
    ognuno di noi è profeta della situazione del tempo
    in cui viviamo per gli occhi di Dio ogni persona è unica

    Nessuno in questa umanità, può fermare il Regno di Dio
    Questo firmamento appartiene a Gesù, solo per lui
    questo universo è stato creato!

    Me, voi, gli altri, abbiamo il dono d'amore da dare all'altro,
    per la grandezza del regno di Dio,
    Gesù è la nostra forza il male sconfiggeremo, sempre.
    Composta lunedì 1 febbraio 2016
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      Scritta da: Daniela Cesta
      in Poesie (Poesie personali)

      È solo l'inverno

      Vibra l'aria del crepuscolo invernale,
      come le note di un violino malinconico e solo,
      lontano nell'orizzonte poca luce, fosca,

      nel finire di un giorno invernale è come decadenza,
      declino, fine, morte, scomparsa, termine della luce,
      imbrunisce l'aria, il giorno scompare piano, nelle tenebre

      nell'affanno del cuore, nelle bruttezza o bellezza
      di tutte le cose del giorno o che opprimono noi,
      nella sensazione di freddo, di fame, di dolore

      ma questo è solo l'inverno.
      Composta venerdì 29 gennaio 2016
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        Scritta da: Daniela Cesta
        in Poesie (Poesie personali)

        Ghiaccio

        Il ghiaccio è l'identità della neve
        nel biancore dell'inverno, il gelo è puro
        come un bambino che nasce

        ma, il ghiaccio nel cuore è orribile,
        un cuore gelato è indifferente al dolore e all'amore,
        non produce lacrime che sono il tesoro dell'anima

        evitiamo di far entrare il ghiaccio nel nostro cuore,
        ma che sia la morbidezza, la compassione e la carità
        a guidare noi in questo tempo ambiguo,

        cristalli di ghiaccio nel ruscello silenzioso
        anche l'acqua sembra dormire tranquilla,
        non desidera mormorare, forse vuole sognare come tutti noi

        aspettando la primavera e la sua prorompente energia
        che sprigiona sfavillante luce.
        Composta lunedì 25 gennaio 2016
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          Scritta da: Daniela Cesta
          in Poesie (Poesie personali)

          Lui sta per tornare

          Siamo nell'apocalisse, ma non tutti credono,
          questo pianeta è quasi distrutto,
          mari e fiumi inquinati, siccità e uragani travolgenti,

          i ghiacciai si sciolgono, le temperature sono più calde,
          popoli che uccidono in nome di Dio!
          Popoli che fuggono da un continente all'altro!

          E la natura che diventa sempre più brutale!
          Sulla terra regna il terrore, stupri, violenze,
          stermini, genocidi, stragi, pedofilia,

          mercanti di organi, mercanti di bambini e donne,
          furti, ladrocinio, rapine, saccheggi,
          imbrogli, frode, truffa, speculazione,

          taglieggiamento, estorsione, malversazione
          contro i più deboli e i più miseri della terra!
          Noi cristiani siamo perseguitati e uccisi,

          ancora in questo tempo i cristiani sono sempre martiri!
          I cristiani sono odiati, rapiti, torturati, mutilati,
          in tutto il mondo! Gesù Cristo è odiato, deriso, schernito,

          tutto questo è scritto nell'apocalisse ed è quello che sta succedendo,
          ma... solo noi cristiani sappiamo che, Gesù Cristo tornerà
          molto presto sulla terra.

          Per questo motivo noi siamo tranquilli e gioiosi,
          nell'attesa di Lui.
          Composta sabato 23 gennaio 2016
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            in Poesie (Poesie personali)

            Io non lascio il posto

            Non ci sono più le parole di una volta.
            E la tv più in là me lo conferma.
            Non ci sono più neppure i sughi di una volta.
            Guardo il piatto di pasta
            che ho davanti.
            Il suo odore me lo conferma.
            E come me tutti lo dicono
            anche quelli ai tavoli vicini.
            Loro si,
            loro sono quelli di una volta.
            Io penso di non avere più le orecchie di una volta
            di due,
            tre volte fa.
            "Fra mezz'ora in piazza".
            Passa l'attivista in trattoria:
            "Tutti presenti, è tassativo".
            Lo dice il dito minaccioso.
            Io non ci sarò
            né col corpo né col pensiero.
            Neppure col dito sfoderato.
            Mi fingerò un inutile ubriaco
            col vino in pancia a fare da zavorra.
            Quanto all'inutile
            non è che debba fingere.
            Resterò qui,
            da solo a sonnecchiare
            mentre sorbisco quello che passa alla tv il solito canale nazionale.
            Le urla e i "bravo" ragliati fuori
            mi disturberanno,
            ma dovrò subire.
            Saranno in tanti.
            La parola per loro ancora tira.
            Li riconosco tutti dal loro vociare.
            È come quando giocano alle carte.
            Solo che adesso urlano compatti,
            sono un coro.
            Tutti per uno,
            che raramente è il migliore
            ma sa parlare.
            Come sempre illusi
            per poi
            dopo votato tornare fra i delusi.
            E come da destino
            e da esperienze del passato
            passeranno sempre per l'essere una massa di coglioni
            che non sa che cosa vuole
            davanti a chi sa esattamente cosa promettere,
            tutto,
            e cosa dopo dare,
            niente.
            Li aspetto qui
            tanto prima o poi verranno,
            dopo la piazza,
            a farsi uno spaghetto e molto vino,
            magari offerti dall'applaudito fuori.
            Di nuovo a urlare,
            ma ognuno per se.
            Allora lascerò la panca vuota,
            andrò io a fare il giro della piazza,
            in mezzo alle cartacce e alle bandiere
            diventate spazzatura.
            E potrò far sentire il mio di urlo.
            Quello dell'uomo solo,
            ma non al comando.
            Composta martedì 2 febbraio 2016
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              in Poesie (Poesie personali)

              Passione e pensione, entrambe a ore

              Dopo una notte fatta di promesse,
              parole di troppo
              mai pensate,
              profumo di pelle nuova
              corpi sudati
              carezze e baci,
              al primo mattino
              lei va di corsa in bagno per rifarsi bella,
              se bella era,
              corpo e viso nascosti nel lenzuolo,
              forse
              perché io non la veda come è da struccata,
              Io già vestito
              e con la fretta da fuga addosso
              è dalla porta che le dico ciao
              ma con in testa la parola "addio".
              E per finire lascio giù al portiere
              quanto dovevo per la stanza
              e i soldi per il taxi da chiamare
              quando scenderà giù da sola
              per tornare a casa e dimenticare.
              Composta martedì 2 febbraio 2016
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                in Poesie (Poesie personali)

                La lama, l'inchiostro, la carta

                Ho scritto una fiaba per quando mi sento solo.
                Una fiaba
                per ascoltarmi raccontare.
                Ho scritto una fiaba
                da leggere a gocce,
                una parola alla volta.
                Da far prendere a piccole dosi
                come pillole amare,
                inutili cure
                per chi non voglio guarire.
                Ho scritto una fiaba
                da leggere ai figli di madri cattive,
                una fiaba che finisce male.
                Per le loro madri.
                Una fiaba da leggere ai padri cattivi,
                che finisce con i loro figli finiti male.
                Ed i padri che non reggono per il rimorso.
                Una fiaba di cuore ferito
                che comincia con errore
                e finisce con orrore.
                Perché non sia affatto fiaba
                per chi deve imparare.
                Ho scritto una fiaba
                che solo io chiamo fiaba,
                ma per trarre in inganno,
                per attirare
                chi la deve per forza sentire.
                Per non farli scappare.
                Per non farli sfuggire.
                Composta martedì 2 febbraio 2016
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