Poesie personali


Scritta da: Marianna Iannarone
in Poesie (Poesie personali)

Alla deriva

Il vento si oppone con la sua leggerezza
ad ogni sua scelta,
le ricorda la sua pesantezza.
È ormai una donna dai piedi di piombo che,
si sposta al margine di se stessa e,
alla deriva di chi è diventata
si accorge di essere cambiata
senza dimenticare la donna che è stata.

Guarda spesso all'indietro,
ma al punto in cui si è fermata,
si sente aggrovigliata e intrappolata,
Tesse il suo destino anche se sgraziata.

Soffiano i suoi pensieri, restano sul fondo
le sue emozioni, è in ogni dove
se solo lo vuole.
Saprà dove andare, quello è ricominciare,
si farà trovare quando sarà il momento.
Ha solo bisogno di tempo.
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    Scritta da: Marianna Iannarone
    in Poesie (Poesie personali)

    Nottetempo

    Nottetempo accade di tutto,
    c'è chi acchiappa i sogni mancati di giorno,
    chi dalla troppa stanchezza si concede
    qualche ricordo.

    Nottetempo accade di tutto,
    gli amanti si lasciano andare,
    si stringono in un coro bestiale.

    Nottetempo, notte.
    C'è chi canta per strada
    a due passi da casa.

    Nottetempo, notte.
    I pensieri sbocciano irruenti,
    i mostri assumono forme differenti,
    ciò che un tempo avevi distrutto,
    ripiomba incurante di tutto.

    Nottetempo accade qualcosa,
    l'amore è la chiave di ogni portone.
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      Scritta da: Michele Gentile
      in Poesie (Poesie personali)

      Il filo

      Torna la tua voce, mare
      a cantare la notte
      così spietata, ruvida.
      Indifeso il cielo respira
      la magrezza del tempo
      sul sentiero di uomini
      confinati alla meta.
      A chi importa brandire
      queste parole, giovinezza
      di disperate chimere,
      triste rinuncia la nebbia
      ad issare la vela.
      E io continuo ad esistere
      a cambiare rifugio
      benché sia già tardi
      e quel filo di luce,
      di dovuta speranza
      resta impigliato
      al tuo muto ricordo.
      Composta venerdì 13 gennaio 2017
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        Scritta da: Marianna Iannarone
        in Poesie (Poesie personali)

        Dov'eri?

        Si veste di nuovi sogni,
        di nuove premure:
        dov'eri prima di incontrarla?
        L'arte dell'essere speciale,
        suona come scusa banale.
        Suona meglio "sono stato in ogni dove,
        dove non c'eri tu".
        Ma ora che ci sei, magari non hai la testa,
        non hai l'età e non c'hai voglia.
        Mi chiederò cosa ci sarà di speciale,
        la scompostezza di attimi,
        l'indecenza restrittiva di un darsi pace.
        Ma il non darsi pace affatto,
        per due che si smembrano e ricompongono,
        al guardarsi e sfiorarsi,
        troveranno la pace solo scambiandosi l'anima, le ossa.
        Non troveranno pace affatto, mai.
        Quell'essere speciale suona
        come un ritornello ridondante.
        Dove sei andato?
        Chi scrive le regole di questo bordello?
        Suona meglio "quanti difetti sopportabili".
        Non me ne andrei.
        Proverei a farmi trovare.
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          Scritta da: Marianna Iannarone
          in Poesie (Poesie personali)

          Da quando

          Da quando il precariato non ha più lasciato
          spazio all'immaginazione,
          Da quando, tu, non hai più lasciato casa dei tuoi,
          Da quando la fobia dell'impegno non suona più come una scusa,
          ma come una causa,
          Da quando le responsabilità limitate ti rendono più felice,
          Da quando le preoccupazioni le scarichi come barili sugli altri,
          Da quando non bevi più, non fumi più, non leggi più, non ridi più...
          ti sei praticamente reinventato, così dici.
          Ma secondo me non sei più tu.
          Da quando il precariato m'ha abbracciata,
          lo spazio dell'immaginazione s'è ridotto.
          Da quando, tu, hai lasciato casa dei tuoi,
          Da quando la fobia del disimpegno è diventata un'altra fobia,
          che suona un po' come dover aver sempre paura, ma fin quando
          ci sei tu, ogni paura è vinta, ogni mostro s'allontana,
          e un po' s'allontana me da te,
          che non è più la stessa cosa,
          di una freddezza diversa,
          di un'abitudine nuova.
          Da quando l'incoerenza s'è fatta precariato,
          da quando il precariato s'è fatto vuoto di cultura,
          non ho preteso più niente, da te,
          Un centro di gravità,
          la gravità è al centro.
          Da quando amare è anche essere amati,
          ma l'essere amato è dubbioso sull'amore,
          perché l'amore "che cos'è?",
          nel dubbio il precariato m'ha salvato.
          Non pretendo più niente da te,
          ma neanche da me,
          che se non fosse stato per te,
          avrei creduto nell'amore,
          ma da oggi credo al precariato.
          Alle cose concrete,
          infatti.
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