Poesie personali


Scritta da: Barbara Brussa
in Poesie (Poesie personali)

Fantasmi

È terribile
sentire l'assenza della presenza.
È come vivere accanto ad un fantasma.
Sentirne il fiato sul collo,
che ti mette brividi nel corpo
e gelo nel cuore.
Un'anima dannata,
che ti appare all'improvviso.
Pochi attimi, rubati all'eternità.
Il dissolversi di un'immagine
che, forse, non hai nemmeno
realmente veduto...
Nessuna certezza.
Nessun calore.
Nessuno (veramente) accanto a te.
Le stanze del tuo freddo castello gridano,
in un vuoto silenzio.
Nessuno risponde.
Nemmeno tu puoi sentire.
Perché sei già morto.
Morto dentro.
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    Scritta da: Angelo Dessi
    in Poesie (Poesie personali)
    Ascoltami, o signore dalla veste oscura e disegnami nel silenzio da te concesso il futuro se triste deve essere scritto, o lasciami e abbandonami e fammi camminare dove nessuno e passato, dove posso ancor sognare, ridere... ridere e ridere ancora, dove la vita non è una colonna sonora, di un film in bianconero dal finale gia visto, lasciami vivere io ho bisogno di questo.
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      Scritta da: F4B10Z
      in Poesie (Poesie personali)
      Una danza di stelle,
      accompagna la scia del ricordo.
      Un giardino, cuore mio,
      adesso arido e scarno.
      L'odore dell'erba,
      in un giorno di pioggia,
      lacrime mie.
      E il rumore,
      fuori da una finestra,
      di tempesta, tuoi sorrisi.
      Una candela,
      ormai consumata,
      nostro amore.
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        in Poesie (Poesie personali)

        Niente di niente sia

        Oggi o domani verrei a casa tua,
        farei questo assurdo viaggio
        come tante volte pur accadde
        solo per infilare di straforo
        qualche parole nella sottile fessura
        che sempre ha la porta degli impostori
        col bene non potrei rompere o bruciare
        penso il divieto di rivederci
        che mi sono imposto da tempo.
        Niente, vorrei dirti,
        solo niente di niente.
        Fu detto già tutto
        tu non sentivi, non potevi
        e io non seppi parlare
        per il dolore che non provavo.
        Da quando ci siamo separati
        sopravviviamo, io
        sotto le rovine di quel tempo
        che mai fu, tu serpe vivente
        attorcigliata con l'inganno
        all'albero delle emozioni
        per addentare frutti immeritati.
        Ma questo mio niente
        che dopo di te vivido
        mi sostiene e si rafforza,
        cresce bene con l'insonnia della notte,
        fruttifica, si fa grande, muta la voce,
        e non vuole più stare solo con me,
        esce sempre più spesso
        con una lucerna a cercare il tuo niente,
        ancora più consistente e apparente
        che inutilmente nel nulla si esalta.
        I miei occhi pur fissarono il sole
        conobbero e seppero dei sui raggi
        non guardano più oltre adesso
        da che ti incrociarono l'ultima volta
        e non ricordano di aver visto
        perché dell'oscurità nulla si ricorda.
        A che servirebbe rivederti?
        Perderei il niente del mio niente.
        Di tutte le cose che potevo fare
        ne ho scelto una sola e vi ho creduto,
        monco di amore e di voglia di essere
        ripenserei alla tua pazzia
        al tuo cuore di marmo
        più gelido di un avello
        al bacio voluttuoso della menzogna
        alla lapidazione delle virtù
        all'odio che diurno ti acceca
        alla sarabanda della vanità
        sul proscenio dell'apparire
        a parole innocenti agitate a discolpa
        di atti che neppure un imberbe commette:
        tu sei il Niente che mi ha scelto
        per togliermi il tutto che avevi: così sia.
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          in Poesie (Poesie personali)

          Stanco e sonnolente da anni aspettavo

          Stanco e sonnolente
          da anni aspettavo
          di chiudere gli occhi
          mettermi nella bara
          e in sordina andar via.
          Come e da chissà dove
          poi arrivasti tu...
          Quanto tempo sia passato
          da allora è follia che
          insorge e sfuria
          nella tenebra
          dei miei pensieri.
          Oggi, del tempo che fu
          limpido ricordo
          che mi dicesti solo:
          - Sveglia, su è l'alba
          andiamo, la notte
          la vedrai più tardi
          viviamo un altro giorno... -
          Potrò essere, mi illusi
          come acqua che sgorga
          prima dello stagno,
          improvviso e dolce
          mi piovvero addosso
          stelle e raggi di sole
          rividi le scaglie del mare
          mi erpicai ansante
          per colline ubertose
          evaporò malinconia:
          tra le sue braccia
          stretto mi strinse amore.
          -Potrà sorte mutare
          in rovina quanto vivo? -
          -Impensabile! - tante volte
          dicemmo l'uno all'altro.
          Or perché t'ho perduta
          e ho rimpianto acerbo
          di quell'estro di amor
          che non avevi nel cuore
          perché smarrita
          nel dedalo dei sogni
          non ti rintraccio
          come se fossi qualcuna
          a cui si tiene per la vita.
          Sei la grande storia
          che non è stata scritta ancora
          se senza pianto ho brividi
          di ricordanza falsa e vana.
          Svanisci pure del tutto
          come un vento moribondo
          che non spalanchi la finestra
          poi aprirò la porta del dolore
          e si fermerà la campana
          che ti suona a morte.
          Ti lascerò senza volerlo
          tornare qualche volta:
          per il cuore gelido passerai
          come ombra di presenza passata
          tra stanchezza sonnolenza
          e confusione di ricordi.
          Appurerai e dirò che non sei
          e ancor via andrai senza perdono
          rincorsa da una ostile confidenza.
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            Scritta da: Alessandro Bonfanti
            in Poesie (Poesie personali)

            Per chi non si accontenta del grigio

            Sappiamo guardare lontano
            ma non riusciamo a trovare
            lo sguardo di chi sta in fronte a noi
            e mentre il mondo ci ricopre di rumori
            scordiamo il tempo
            per ascoltare il nostro respiro,
            mentre la terra si sta popolando
            sotto i nostri vestiti siamo sempre più soli.
            Inutile che mi scrutiate
            con le vostre facce scettiche
            me l'hanno già detto in tanti
            che le parole non cambiano il mondo
            ma io non smetto di crederci
            e giorno dopo giorno
            vi sputo in faccia il mio cuore
            anche a costo di dissanguarmi,
            se non trovate il coraggio
            di accogliere il suono del vento
            allora continuate pure a cercare
            quel sole ipocrita
            e quell'acqua piatta
            dove credete di essere al riparo
            dai vostri pensieri,
            dai vostri problemi.
            Se invece ancora
            vibra qualcosa in voi
            allora cercate la forza
            di non metterlo a tacere,
            porgetemi la vostra mano
            perché ho un immenso bisogno di voi,
            portate il vostro passo affianco al mio,
            lasciate i pregiudizi
            e non abbiate paura di condividere
            la vostra splendida sfumatura
            perché le diversità ci uniscono.
            Se non vi fidate di ciò che scrivo
            guardate il cielo
            perché io sono soltanto un uomo
            che ha ancora tutto da imparare,
            se avete ancora la presunzione
            di non aver bisogno di nessuno
            guardate il cielo
            perché non esistono arcobaleni di un colore solo.
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              Scritta da: IGNAZIO AMICO
              in Poesie (Poesie personali)

              Tic tac

              Tic tac, voce incessante
              del tempo scandito che
              inesorabile scorre;
              delle ultime luccicanti gocce
              che scendono da una gronda,
              residuo della cessata pioggia.

              Tic tac, un ritmo obbligato,
              una necessaria cadenza,
              una misura per il tuo respiro,
              per cogliere il pulsare dell'universo,
              il fremito della vita,
              per armonizzare con l'immenso.

              Tic tac, il battito del cuore,
              il palpitar della gioia, dell'amore,
              sprazzi di accecante luce,
              marcate note di melodie arcane.

              Tic tac il tuo passo frettoloso verso di me,
              desideroso di abbracciarti.
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                Scritta da: Valeria
                in Poesie (Poesie personali)

                Eclissi d'amore

                Ricordi di una
                passione vissuta,
                della frusta:
                vorrei portarne i segni
                per sempre;
                della corda,
                così stretta da provocare
                piacere;
                delle catene,
                così forti da tenere prigionieri
                il cuore e la carne,
                orgasmo di simbiosi perfetta!
                Così gli telefonai.
                Era il piacere nei nostri occhi
                che volevo rivedere,
                erano i rivoli viscosi della lussuria
                che desideravo
                tra le gambe.
                Tra le labbra dei sensi
                il sapore dolce, salato, intenso,
                di lui,
                di me,
                di noi,
                del sesso e
                della rara forma
                d'amore eclissato.
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