Si attaccavano alle mie tempie violentavano la mia anima, portavano tutto via, fu così che la mia purezza svanì e con lei vidi sfumare la luce. Trovai giaciglio nel buio che inesorabile mangiò tutto, così rimasi lì, dove i colori non avevano più alcun valore e lì attesi in silenzio, fino a ritrovare la mia anima, fu come riprendere consapevolezza un brivido si distese sul mio corpo come mille aghi, capii che non ero più Urlai.
Sono qui seduta su una sedia, a far frullare la mia mente in ogn meta, imbottigliata in tutti quei pensieri, che mi ricordano le storie, il passato, l'altrieri... Ci sono cose in cui non mi conosco, ma mi hanno sempre fatto dire che "io posso" Non ero così da piccolina, quando ero una gioia di bambina, e neanche quando ancora adoescente riuscivo a fermare il mondo "veramente". È solo oggi che ormai son diventata donna "fatta" mi trovo a far girar la testa come matta, a dare retta a tutti i come "loro" che rendono la mia vita inesistente, proprio come se io valessi niente. Ci vogliono provare a giudicare, a fare tesi, a mettersi a parlare, per stare bene, bene veramente, devi solo annuire ripetutamente, dando al tuo uomo, o a chi ti sta vicino, la sensazione di imitarlo come un mimo, solo così sarai molto apprezzarta e la tua mente non sarà violentata. Il genere umano ha emesso la sentenza, che per stare bene bisogna far penitenza, e senza darti una giusta spiegazione, prende la tue mente e la viviseziona. Di cambiamenti ce ne sono stati tanti, e ancora ce ne saranno più avanti, e anche se scalpito e voglio urlare, nessuno rimane ad ascoltare. La cosa che davvero mi dispiace, è che a pensare io sono capace.
Sfoglio tra i miei ricordi ma nessun dolce volto mi ritorna Solo come un aquila in un oceano di nubi Gelido, triste e cupo è il vento che mi storna Cerco di volare verso l'alto per giungere al sole Per trovare il ristoro e il calore che invano cerco Ma non so giungere tanto in alto E quindi torno sconfitto al mio nido.
La notte avvolge il paesaggio d'incubo, la luna nasce nelle montagne, il vento ulula attraverso le fronde, corro nella foresta...
la mente mi si offusca, la violenza mi assale, il mio corpo muta, le zanne biancheggiano contro il pallore della luna...
licantropia è il morbo che mi affligge, mostro diurno assetato di morte, bestia indomabile risvegliata dalla luna, licantropia, sono vittima di licantropia...
nelle strade addormentate mi aggiro famelico, ricerco vittime per calmare la mia fame, le zanne grondano di sangue, il collo lacerato della mia preda schizza il lucido pelo imbrattandolo con macchie cremisi. Alzo gli occhi alla luna che inizia a lasciare il cielo...
licantropia è il morbo che mi affligge, mostro diurno assetato di morte, bestia indomabile risvegliata dalla luna, licantropia, sono vittima di licantropia...
C'è gente che arriva che resta, ma è come se fosse sempre di passaggio. C'è gente che passa che parte, ma in realtà non se ne è mai andata. Il cuore non riconosce i passaggi ma sente le assenze, non sa dove si va, ma sa dove si resta. E se resti in lui, se ti riconosce, non c'è viaggio, non c'è fuga ... è per sempre.
Stasera ti penso e allora ti scrivo, ti tengo con me, negli occhi, nelle mani, nell'alone di te che ancora mi accompagna. Ti scrivo perché vorrei stringerti ma non posso, resto sospesa nell'immagine che mi hai lasciato nelle cose che volevo dirti nei gesti che mi mancano di te. Stasera ti penso e allora ti scrivo, ti lascio andare, ti lascio tornare alle cose che conosci alla sicurezza che non ti spaventa, ti scrivo, mi lascio leggere, mi lascio sentire, se ascolterai allora ti arriverò forte nelle orecchie e forse rimpiangerai la paura che io cancello adesso, adesso che ti penso e che ti scrivo.