Fermo qui... aspetto... seduto... rinchiuso in me stesso... lasciando libero sfogo alle lacrime... te ne sei andata via... senza dirmi niente... ma sò che un giorno ritornerai... non sò quale sarà la tua risposta... ma bella e brutta che sia... sono qui... pronto ad ascoltarla... anche se con le lacrime agli occhi... non aver paura... è normale soffrire... è normale tutto ciò?... a questa domanda nessuno sà dare una risposta... solo io potrei... ma non ho la testa... penso solo a te... che sei andata via... incessantemente... autolesiono la mia pelle... il dolore fisico è nulla... in confronto a ciò che il mio cuore prova... sangue sgorga dalla pelle... ma non provo dolore fisico... provo solo dolore al cuore... perché ci manchi tu... il vuoto... dentro me... un buco nero... che assorbe tutto il dolore... ma restituisce lacrime... nettare della mia sofferenza... tutto questo... lo passo... perché mi manchi tu... ti desidero... ti voglio... voglio solo te... e nient altro...
Come un ombra nella notte... appaio... portandoti una rosa... che sparge i suoi petali... affidandoli al vento... per profumare l'aria che respiri... porto una maschera... per non far vedere... quanta sofferenza c'è... dentro me... ma tu la vedi... uscire dai miei occhi... sottoforma di lacrime... soffro... perché vorrei che riempissi la mia vita... come la luna riempe i miei occhi con la sua luce... sono qui... davanti a te... ti prego... ti dono i biglietti per l'opera... l'opera più bella... l'amore... spero che la verrai a vedere con me... per vederla... e poi riviverla insieme... per sempre...
Sono realista, ma credo nei sogni. Cerco la perfezione, ma spero nella verità. Guardo col cuore l'amore, spero nell'immensità della bontà. Tutto ciò non basta per ricevere ciò che si vuole veramente.
Guardami non sono più io... Perdonami se non ho più il coraggio... Feriscimi lo capisci che non sono io il tuo destino... Uccidimi ma tanto sono già morta... Sola nella stanza vago inutili discorsi e parole infinite perle e rose appassite e guardo una notte non mia una notte di stelle e coralli riconosco tutti i miei sbagli Un attimo è andato via... ed è un attimo nella vita mia...
Prigioniero è colui che assente, incosciente alla sua anima mente... Prigioniero di un dolore che nelle vene scorre... Lascia che sia un attimo nella vita tua... Prigioniero, è forse eresia? Il dolore è parte di te, Prigioniero ascoltati... sangue... rosso... profondo sangue voglio di te... ubriacarmi... Prigioniero di un folle destino ascoltati... Lascia che sia un attimo nella vita tua... decidi per me... vivi per me... ascolta... acqua bevo... di te... del tuo respiro... Prigioniero... catene d'argento color... con te per sempre ed io... io muoio.
C'è un giorno di novembre, in cui fiorisce il prato, il cielo assai risplende e il mare è colorato. È un giorno dove il gelo giammai si fa sentire non c'è nebbia né velo che copra il mio dormire. Chissà perché si sbaglia questo giorno ormai invernale: c'è un sole che ci abbaglia e il vento non fa male. Il giorno tutti sanno ci scalda per destino e cade in ogni anno intorno a San Martino.
Ogni tanto il mondo riesce a strappare i sogni anche ai sognatori. Il freddo arriva e mentre la gente soffoca sotto un albero di Natale la gioia di stare assieme ti accorgi che i tuoi pensieri non li puoi annegare con lo spumante perché come le bollicine tornano sempre a galla; non li puoi relegare in un pacco regalo che non aprirai mai perché c'è sempre qualcuno o qualcosa che slega il fiocco per te. I pensieri restano lì attorno a te come irriducibili folletti a farti compagnia, a farti nostalgia ed è allora che guardi fuori dalla finestra. Hai mai osservato quanto calore puoi trovare in un fiocco di neve? Hai mai cercato la tenerezza del vento mentre accarezza i rami degli abeti che, nonostante il gelo, trovano la forza per non perdere mai il loro verde? Hai mai distrutto la lontananza con un battito di ciglio che sappia volare meglio di una farfalla? I sognatori possono anche smettere di sognare, qualche volta, ma se hanno un amico che è con loro, nonostante sia molto lontano, ritroveranno il coraggio di guardare sempre oltre le grigie cartoline che questo mondo lascia di sé; se nel cuore batterà sempre la tua presenza per quanto sia affilata la realtà non riuscirà mai a dividere i nostri passi e la voglia che hanno di susseguirsi.
Dove sta la consolazione di ciò che lascia le mani? Intorno tutto bene non io fluttuo nel niente flebile incanto ora colpi tremendi tendi un sorriso e sarò di nuovo in bilico...
Tu che hai la pantera nel nome e ti vesti del suo fascino mortale non appena la preda resta invischiata nell'agguato dei tuoi occhi traditori 'ché nascondono una guerra sorniona da giocar fin allo stremo a colpi di sospiri celandone il pericolo con sguardi pastello;
tu che indossi l'avvenenza del giaguaro e camminando ne utilizzi l'incedere elegante da poter girar gli sguardi ai possibili compagni per placare la tua sete di amore bollente, esaltando ad ogni passo una ferrea fierezza che alimenti foraggiando maculata autostima ottenuta con vittorie sulla vita quotidiana;
tu che t'armi dell'ipnotica attrazione che il volto della tigre effonde sul nervo di colui che ha la sventura di incrociarti senz'aver difese interne, cui irrompi con artigli infiammati dilaniandone lo spirito, assaggiandone la carne per poi riposarti sul fianco appagato;
tu che come il gatto fai le fusa se felice come quando cerchi affetto dopo essere appagata o imitando il miagolio nella parte più elevata, poggiandoti al cuscino che attende i tuoi sogni e stringendoti al braccio del notturno padrone cui riversi ad occhi chiusi la felina dolcezza che regali solamente a chi sa accarezzarti;
tu il cui ricordo mi rivive sulla pelle e respira attingendo ai miei polmoni, ossigena i suoi occhi usando il mio sangue e gode rivivendo ogni istante degli orgasmi che azzurri avvamparono nelle ore più impensate; tu che hai portato una luce dentr'al petto, tu... tu con ludibrio m'hai ridato la vita.
La sordida Illusione ha bussato alla mia porta presentando sufficiente crisantemi increduli, affonda nei miei occhi uno sguardo bagnato, mascherando un sottile sorriso si avvicina sussurrando: "Il figlio dell'ingenua Speranza è morto, schiantato con violenza contro un muro di omertà, il colpo del reale purtroppo non ha retto, abbuffati di colpa della pietra che hai posato". Ed io che a questa nuova non posso altro che stare, urlando vittimismo sputo lacrime di pece, m'accascio sopra il fango respirando il mio dolore, angoscia e morte fusi fanno fiamme nelle vene.
L'Illusione si fa avanti indossando un saio nero con l'acciaio dentro gli occhi d'un ipnotico brillante, tra l'oro dei riflessi mi consola assicurando: "La caduta del figliolo verrà accolta sull'onore". Detto questo porge il braccio, digrignando solidale, ma quello che credevo fosse un valido ristoro si rivela nel pallore del suo squallido movente: la mano la protende e tra le due la testa serra, dicendo di star fermo, sdraiando mi violenta.
"Più non devi ormai temere" - mi sussura compiaciuta- "la tua stupida innocenza m'assicura discendenza ed il vuoto del passato verrà presto rimpiazzato: nel grembo arrivista v'è nascosta la matrice che da sempre hai schivato, pretendendola in segreto; ché siccome io da sola non riesco ad attivare e l'amore serve sacro per l'inizio d'ogni gene penetrandomi nolente l'hai scagliato dalla carne. Carnalmente mi amerai per la mia eternità: è il mio figlio che aspetti, la mia prole che allevi."