Rigido ceppo, tocco dolce e aguzzino in magiche pareti umide e dolci, come ogni bambino nasce Pinocchio. Il tuo nasino, teste del candore per ogni bugia, Non ha curve perverse: sboccia e appassisce come un fiore, innocuo come bisce sulla gelata roccia. Tutti eravamo Pinocchio: marmocchi dall'identico nasino; gaudiose voci protese nell'incanto della semplicità di pane e noci. Quanti Pinocchio ora sono adulti a maneggiare ceppi e crearne ancora magari per offrirli a Mangiafuoco? Vedi quanti nasi sono atrofizzati Per non "ungere" con l'olio il testimone? Siamo dei ciechi gatti e claudicanti volpi Abbiamo ucciso anche la tua balena. Popoliamo miracolosi campi; fiamme per le morbide falene, calappi per "virgulti".
Parole... non le trovo, non ci sono, forse non esistono. Tante non ne ho dette, per pigrizia, per ingenuità, per paura di sbagliare e di non essere creduta...
Tante... perché le consideravo fuori luogo, tante... perché scomode, tante... perché il silenzio va oltre e gli occhi ti tradiscono sempre!
Forse un giorno ci sarà il tempo... Forse un giorno arriverà il momento giusto... Forse mai le dirò...
E ci si continua a chiedere sempre perché...
Parole che vorresti sentire, parole che fanno male, parole che potrebbero farti sorridere ancora.
Parole che nascondono le più grandi verità, parole che diamo per scontate, parole dietro al quale ci nascondiamo per proteggerci.
Una parola può cambiare tante cose... Bisogna solo trovare il coraggio... Non ho mai detto nulla a caso...!
In realtà non saremmo poi così distanti... Alla fine saremmo sotto lo stesso cielo; Sotto le stesse stelle... Se ti fermerai, alzerai gli occhi e guarderai una di quelle stelle... Bhe, Magari è la stessa che in quel momento sto osservando io, e che fa da specchio. Allora ci incontreremo con lo sguardo per la forza di questo riflesso.
Sognare infinite volte, volare ad un metro dal suolo per immergersi tra le nubi del suo aulente corpo, ecco il tarlo che corrode costante il mio cuore! Una sublime effigie di dea, invade ogni angolo ottuso della mente perversa, celando un amore veemente destinato ad un'innata disfatta...
Lo scorpione dalle chele d'oro, avanza famelico tra le oscure note di una notte ubriaca; lento e seducente avvicina il suo dolce veleno alle labbra della preda designata. Come un canto di sirene, amore e dolore pervadono il putrido corpo, destando il riprovevole stupore delle membra attonite; pochi attimi ancora, prima dell'arrivo della falce tenebrosa! Soddisfatto e sconfitto lo scorpione torna tra la sabbia ardente Di un deserto d'ossa, lasciando dietro L'aulente ombra della morte...
Annegando tra le tue viscere, vorrei risorgere come una fenice, per saziare il tuo inerte corpo di sublimi piaceri. Divorare ogni nota del tuo essere, lacerando il tuo cuore con aguzze parole d'amore. Svegliato dal sangue zampillante delle tue membra esterrefatte, per Svanire come un vampiro nella fioca luce del mattino...