Vorrei dirti... che i miei occhi, ora sono pieni di luce... questi occhi che hanno visto l'amore, hanno visto tutto... e per un po' cessarono di guardare... quando l'addio ci ha baciati, ed io sola restavo. Vorrei dirti che la notte, ha il colore della speranza, è lei che mi vede ricordare con tenerezza, le nostre parole, i nostri sguardi... tutto... affinché l'amore viva... senza morire. Vorrei dirti... guarda il cielo... è piu azzurro che mai, la tua assenza, non mi fà più paura, e miei sogni... più smisurati dei venti non sanno più, dove posarsi! Vorrei dirti... non sono sola... e cresce la mia febbre di vita di slanci... a conferma che sono uscita... da un lungo sonno...
Al pontefice io scrivo senza essere allusivo, sarei morto naturalmente ma vivo artificialmente ché alla macchina attaccato la morte ho allontanato. Immobile trascorro le ore attaccato al mio dolore, gli uccellini sento cinguettare e nel cielo danzare, a me immobile nel letto mi fann solo dispetto. Non è invidia la mia è solo apatia è solo la tristezza di non poter fare più una carezza di non poter far più un passo di essere come un sasso. In silenzio trascorro le ore sento la macchina che fa da cuore non è etico vivere in questo modo, con in testa fisso un chiodo di staccare quella spina che alla vita non mi avvicina dalla morte non mi allontana ma mi lascia in campana, che presto possa suonare per poter annunciare la fine di questo stato e il vagito di un neonato che la speranza possa dare e la vita far amare. A voi tutti mi rivolgo e il disturbo ora tolgo, non vi attaccate alla vita finché non è finita, non fate come il vorace che non è capace di assaggiare solamente ciò che è offerto abbondantemente. La vita mi ha insegnato a non esserle attaccato e di poter apprezzare tutto quello che ha da dare, se son gioie o dolori sono sempre i colori di colui cha ha disegnato la vita che ci ha donato, ma quella artificiale è come un davanzale al quale ti puoi affacciare e il mondo solo guardare. La vita si mi è cara la morte non più amara e consapevole vi chiedo e da voi mi congedo quella spina per me staccate e il riposo a me date.
Si infiammano le pareti del cuore un solo pensiero sfiora la mia mente, giochi parole e sorrisi emozionati; labbra che si sfiorano e occhi che brillano che si illuminano... Un abbraccio, il respiro sul collo sospirate parole d'amore... Un legame unico, diverso, sottile e delicato... Ammirare i tuoi occhi e commuovermi nell'anima... Aver scoperto sentimenti e sensazioni nascoste nel vuoto dei giorni che lenti trascorrevano... e adesso andare dietro quei giorni che veloci sfuggono, il tempo non basta mai le ore passano e non me ne rendo conto perche ogni attimo è estasi, serenità... E cerco di farlo eterno di stringerti al cuore e amarti...
Un angolo buio, recesso del nucleo. Propaga suoni indistinti. Echeggiano nello spazio, tagliano il vento, si abbattono su un muro di foglie. Vibra la rugiada percorre lenta la foglia come il viandante sospinto verso l'ignoto; ondeggiano verso il gambo si calano dolcemente plasmandosi intorno fluendo nell'insieme unico. Ambracati al cordone ombelicale pulsante si lasciano cadere. "Plop"...
Ultimo esasperato grido Ultima parvenza di luce dispersa gracchia nella memoria placido nero immerso nel paradosso dove passa e svanisce il bianco apollo nascosto alle spalle dell'ombra fra l'ultima fessura inarca la forma lasciando solo l'orma, dissolta.
Il segno inciso nell'ultimo gioco, nascosto da un velo di gioia, è arso nel nitido fuoco, scoppiato in un'ora di noia. Ho visto le stelle cadere dal cielo sentito la voce del vento... sembravano luci scattate nel gelo di un cuore sgomento. Parevan parole già note confuse da fischi vibranti... ma tutte le cose remote, sentite nei tempi distanti, confondono poche parole rimaste per caso incastrate nell'ultimo raggio di sole. Venite e ascoltate e poi giudicate la vita io ho visto rinascere fiori su terra bruciata e appassita e ho scelto i giusti colori. Le lunghe giornate trascorse nel vuoto le ho tutte riempite di te: mai più ricadranno su me per farmi tornare nel tempo remoto.
Gelide spine traffigono l'iride si scioglie l'irreale Paride forme sulle ante straccia le sue ombre l'errante
Quotidiana esperienza smembra il dolore sordo strazia il grembo il suo fetore tenebre sferiche svolazzano su miei occhi corpuscoli rosso fuoco danzano come pinocchi.