Un angolo buio, recesso del nucleo. Propaga suoni indistinti. Echeggiano nello spazio, tagliano il vento, si abbattono su un muro di foglie. Vibra la rugiada percorre lenta la foglia come il viandante sospinto verso l'ignoto; ondeggiano verso il gambo si calano dolcemente plasmandosi intorno fluendo nell'insieme unico. Ambracati al cordone ombelicale pulsante si lasciano cadere. "Plop"...
Ultimo esasperato grido Ultima parvenza di luce dispersa gracchia nella memoria placido nero immerso nel paradosso dove passa e svanisce il bianco apollo nascosto alle spalle dell'ombra fra l'ultima fessura inarca la forma lasciando solo l'orma, dissolta.
Il segno inciso nell'ultimo gioco, nascosto da un velo di gioia, è arso nel nitido fuoco, scoppiato in un'ora di noia. Ho visto le stelle cadere dal cielo sentito la voce del vento... sembravano luci scattate nel gelo di un cuore sgomento. Parevan parole già note confuse da fischi vibranti... ma tutte le cose remote, sentite nei tempi distanti, confondono poche parole rimaste per caso incastrate nell'ultimo raggio di sole. Venite e ascoltate e poi giudicate la vita io ho visto rinascere fiori su terra bruciata e appassita e ho scelto i giusti colori. Le lunghe giornate trascorse nel vuoto le ho tutte riempite di te: mai più ricadranno su me per farmi tornare nel tempo remoto.
Gelide spine traffigono l'iride si scioglie l'irreale Paride forme sulle ante straccia le sue ombre l'errante
Quotidiana esperienza smembra il dolore sordo strazia il grembo il suo fetore tenebre sferiche svolazzano su miei occhi corpuscoli rosso fuoco danzano come pinocchi.
Non so se restare in questo posto: dovrei, più o meno. Chiudermi in una trapunta di cristallo per intascare un cent da chi mi fissa e saggio decifra i miei "perché".
o verde Dea, non posso ormai più adorarti; semplicemente mi hai tradito, non lo posso dimenticare.
Quindi devo andare avanti da solo, senza di te... sarà come andare ramingo per i deserti, lasciandomi portare dal vento, e se il sole piangerà, i miei occhi faranno piovere lacrime d'argento...
I petali si staccano dagli alberi placando i deboli lamenti. Sfuma in un pantano il riflesso dell'iride. Una tiepida euforia mendica calore mentre le favole di primavera disinfettano le mie paure.
E mi ritrovo qui... piu sola di ieri, a cercare sul viso la stanchezza... anche se ciò non basta a sentire la presenza di chi è lontano, o il suono opaco... della voce... di un tempo. Solo pensieri spaventati, e fuggiti davanti al sole, per raggiungere o tornare da chi troppo presto non ha più nulla... ma deve continuare a vivere.