Scritta da: NikkiPinki
in Poesie (Poesie personali)
Ti
voglio
e
non
cerco
scuse
non
ho paura
non
porto
rancore.
Ti
voglio
solo
una
volta
forse
due
bugiarda
Ti
voglio
e
non
ho
scelto
io
ma
Amore
l'ha
fatto
per
me.
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Ti
voglio
e
non
cerco
scuse
non
ho paura
non
porto
rancore.
Ti
voglio
solo
una
volta
forse
due
bugiarda
Ti
voglio
e
non
ho
scelto
io
ma
Amore
l'ha
fatto
per
me.
Soliti silenzi
lasciano
brividi
sulla pelle
anche se oggi
c'era il sole...
Dovrei far finta di nulla
e capire...
Capisco.
Capisco che sono dieci
Capisco le diversità
Capisco le paure
il poco tempo
e le volte in cui si muore un po'
e capisco
anche il colore di quegli attimi
in cui sei stato mio...
Ma ora...
non esisti...
non esiste quella voce
che mi piace tanto
non esistono parole
scritte ed immagini rubate
non esistono telefonate silenziose
e la buonanotte alle cinque del mattino...
Credevo fossi mio
mi sbagliavo
Credevo che mancasse poco
che saresti arrivato...
lo credevo
mi sbagliavo.
Se potessi incontrare i tuoi occhicome allora,
forse non ti perderei,
come la luce luce comincia
perdersi nel cielo,
come l'ombra malinconica si perde nell'età dei miei pensieri...
vorrei trovarti sempre lì, tra i turbini del vento, tra la luce delle stelle...
vorrei poter respirare ancora in te,
la vita,
e come mio ultimo dono
amarti...
in silenzio.
Dietro quelle nuvole
un tappeto di stelle osservava
dall alto quelle lacrime,
figlie di una canzone,
dolcemente accarezzavano
le mie guance.
"Cheek to cheek":
Un film, un ballo,
una canzone, un amore...
Sotto quella coperta mi volevo rifugiare per nascondere i miei segreti, svelati poi da una "passione"...
Guarda che le stelle
ci sono sempre,
si sono solo nascoste
dietro alle nuvole...
Ho sognato il ricordo di quel nome "Susana"...
Le montagne di biscotto,
la stella chiamata come me,
le caprette rosa che fanno "ciao",
le note musicali...
Ho sognato gelosia per quel profumo rul retro di un albero di pere
che mi fissa...
Perché ho sognato questo?
Perche!?
Basta...
Ricordi vaghi
riaffiorano,
la malattia dell'anima
risorge impietosa.
Io ti guardo,
risorgere dalle tue ceneri,
ma la speranza non mi abbandona,
accompagnata dalla forza
dei miei valori,
cullata dal calore profuso
che alimenta
quel coraggio disperato,
sospinta a salvaguardarmi
dal tuo mondo
che mi rifiuta...
per quel mio passo che avanza,
solo apparentemente temerario,
in cui tu vedi la nullità
del tuo essere,
l'ipocrisia dei tuoi atti.
Ancora perplessa,
ti osservo sferzare
la tua
collerica
insana
indomabile
ira
e dipingi ogni luogo
con i colori perversi
del tuo malessere,
per sopportare
quel dolore
immenso
infinito
sublimato
che mai ti abbandona.
Incapace di amare,
preferisci l'odio
all'indifferenza...
In un circolo senza fine
riproduci copioni
uguali a se stessi
ma...
rimani esterrefatto
da chi riesce
a sopportare la tua crudeltà,
a rispondere al tuo astio
sussurrando
parole che, come una ninna nanna,
invitano a sopire
la tua anima affranta.
Insoddisfatti,
agitati,
anni compressi
in un angolo di cuore.
Il Bene eluso
dalla visione totalizzante
del freddo opportunismo
che non ammette errori
contro titanici millantatori
di formali ideali.
Valori etici
radiati da ogni dove.
Sacrifici umani
di gente ignara
del proprio destino.
Carnefici addestrati
da misticismo bellico.
Nessuna "Pulzella" salverà
l'Umanità da questa guerra
"dei mille anni"!
Vite sdraiate al sole:
bidite refrigeranti o mosche fastidiose,
un'uguaglianza
drammaticamnte
contrapposta,
ancora l'eccezione
che conferma la regola,
ma quale nefando pensiero
folgora
chi non si arresta a tanto?
La rosa che un giorno t'ho donato,
l'ho rivista insieme a qualche fiore:
nel rivederla sul tavolo, ho provato
un tonfo di letizia dentro il core!
Non l'hai buttato via il nostro fiore!?
L'hai tenuto riposto: ma perché?
Vuoi farmi capir che in te l'amore
È ancora vivo, come lo è in me?
La rosa che t'ho dato non è vera,
ma è bella, forse più se mai lo fosse.
Io t'ho dato una rosa finta,
perché giammai doveva scomparir:
infatti l'ho rivista, bella, linda,
sul tavolino facendomi soffrir!
Mi ha fatto male, sì, perché la rosa
è rimasta nel tempo come era;
l'amore tuo, effimero, è una cosa
come te: rimasto m'è chimera!
Due cose mi dan contentezza,
mi rendon gentile
anzi tre e mi danno vigore:
dei bimbi d'asilo infantile
la brezza;
dei vecchi l'attesa senile;
il tuo amore.