Sei l'aria che respiro la pace il tormento dei miei sensi. Sei il mio punto di partenza e d'arrivo. Un cielo nero o stellato Un mare calmo oppure in tempesta. Un tramonto oppure il sorgere del sole. Sei un arcobaleno di colori di emozioni. Sei la mia continuità.
Vorrei aver detto più volte, a chi amo: "ti voglio bene" Vorrei aver memorizzato ogni istante del mio vivere. Vorrei conservare i ricordi nella memoria del tempo. Vorrei ridere di più e saper cogliere i momenti del vivere. Vorrei incidere nel tempo i nomi dei volti amati, di quelli casualmente conosciuti e di quelli che a volte ho odiato. Vorrei conservare il meglio di questa vita, senza dimenticarmi nemmeno del brutto. Vorrei che questo tempo non finisse mai, che i ricordi fossero sempre presenti.
Settembre rimette in ordine ogni cosa: il vestito della solita che si sposa a giugno il mugugno dell'emigrato sullo Stretto. Prelude sopore ai gechi sui muretti, Anneriti dalla caligine dei tanti barbecue. Scende in silenzio, soffia sulle fiaccole di amori e Frutti e profilattici umilianti. Settembre li raccatta mentre gusta una frazione iniqua d'anime fuggevoli. Di più, bagnate mani dalle onde divine se a coppe, eremo dei nostri umori, maschere di follia che settembre stacca. Perché non saprai mai quanto è predatore: mercante di fumo e apostata di ghiaccio. Guardo le mie mani che il suo aratro solca e i miei meati e le mie bambine, randagie stelle, conforto senza fine, fuggite vie da un firmamento d'ombre, in un settembre che riordina ogni cosa.
A darmi i brividi non è la brezza dicembrina che gioca con i miei capelli e porta con sé profumi di natura sopita.
È la loro mancanza. È l'alzare gli occhi e non vederle. Vedere un'immensa distesa scura su di me.
Mi sta schiacciando.
Nuvole leggere e buie vagano sospinte dal vento. Sono veloci, vaporose e buie.
Non per la notte che avanza.
Sono scure perché devono nascondere qualcosa. Devono nascondere loro. Non vogliono mostrarle a nessuno. Non vogliono mostrarle a me.
Perché?
Io voglio vederle, voglio parlare con loro. Con le mie amiche.
Eppure lo so che ci sono.
Sono solo coperte. Bisogna solo aspettare che le nuvole si stanchino di giocare tra loro e, seguendo l'alito che muove la natura, vaghino verso altre mete.
Verso altri cieli.
E io intanto aspetto.
E rabbrividisco sempre di più, il freddo notturno mi fa compagnia. Lontano un cane ulula, forse anche lui ne sente la mancanza.
E ad un tratto la vedo.
Non è un miraggio. È lei. Bella, allegra, luminosa.
Una stella.
Un sorriso increspa le mie labbra, una lacrima nasce tra le mie ciglia. Una mano corre ad asciugarla.
La ferma.
Non rovinare questo atto magico. Lei e io, nient'altro. Lei è qui, per me.
Lo so.
E la ringrazio per questo. È arrivata, ha vinto le nuvole per me. Solo per me.
E le parlo.
Le racconto di me, i miei sogni, le mie aspirazioni.
Lei sa tutto di me,
e nonostante tutto mi ascolta, mi consiglia, ha sempre una parola carina per me.
E a me piace parlarle
Perché tra amiche non ci sono segreti.
Lei sa anche che la invidio, la invidio perché sta lì, cucita in quello scuro telo sopra di me.
Sopra ognuno di noi.
La invido perché ha trovato il suo pezzetto di cielo. È nata attaccata a lui. E non lo lascerà mai.
Lo so,
prima o poi troverò anche io il mio pezzetto di cielo. E quando l'avrò trovato non lo lascerò per niente al mondo.
I tuoi occhi che guardano il cielo di quest'automobile. Un sorriso, ma troppo lieve. Labbra pronte per aprirsi a parlare in un'ondata di parole, a diventare rumore, a dividersi in polvere senza colore. I tuoi occhi nei miei, la mia ombra sul tuo viso e sassi intorno a formare un muro. E il cielo sopra, le stelle, un'erba nera nella notte, umida e profumata, un temporale, lontano sul mare e il tuo profumo, il tuo sguardo. E il giorno dopo sorrisi, applausi, parole... ma poi la gente che ne sa.