Poesie personali


Scritta da: criscri
in Poesie (Poesie personali)

Nel cielo di Superga

Scintillava in un cono d'aria
il ruggito d'un orgoglio granata;
sulla pelle di mille campi di pallone,
l'impronta color sudore e determinazione,
di chi nel libro di ogni partita,
aveva scritto pagine indelebili di vita;
"che bello poter narrare un giorno ai nipotini,
i fasti dei nostri calcistici destini,
grande Toro, in questa maglia che portiamo con onore,
vedrai il segno di quanto ti portiamo,
sete di vittoria ed eterno amore".
Non sapeva, no,
l'aereo che scelse di alzarsi in volo,
che il cielo tramortito da nebbia e nuvole,
lo avrebbe lasciato miseramente solo,
con esistenze
di sportivi fieri e indifesi,
su cui qualcuno aveva scritto,
la maledizione
di dover appasssire precoci,
come le rose di autentica bellezza;
il sogno
chiuse gli occhi un istante soltanto,
e quella storia di trionfi
dolce, pura, leggiadra come un canto,
si ritrovò mucchio di frantumi
al cospetto di una cupola indifferente;
Superga, lo sai,
il tuo ricordo ha ancora voce per parlare,
di quei calciatori invincibili,
che il tuo esserci ignaro e basaltico,
andò ad annientare;
una sciarpa allunga le sue braccia,
in uno spicchio incontaminato d'urano,
come a voler ringraziare commossa,
quelle stelle che le insegnarono,
il fascino del luccicare festante,
per una vittoria importante.
Chiudete lo sguardo, sportivi,
e la loro memoria ritornerà,
colorata di immarcescibile mito;
a voi,
Valerio Bacigalupo, Aldo Ballarin,
Dino Ballarin,
Emile Bongiorni,
Eusebio Castigliano,
Rubens Fadini,
Guglielmo Gabetto,
Ruggero Grava, Giuseppe Grezar,
Ezio Loik, Virgilio Maroso,
Danilo Martelli,
Valentino Mazzola, Romeo Menti,
Piero Operto, Franco Ossola,
Mario Rigamonti, Julius Schubert.
Lo sport vero,
non conosce il morso del morire.
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    Scritta da: Bryan Finadri
    in Poesie (Poesie personali)

    Nichil

    Davanti un foglio bianco
    Dove l'abisso dei miei vuoti non dà pace
    Perché ha da esser vomitato
    Lì davanti
    Che non sia più affar mio
    Col petto gonfio a celar le più misere viltà
    Per dare un senso
    Per dare un nome
    Che possa anche un solo rigo legittimare
    Le pene del nulla e i singhiozzi del troppo
    Perché di altro non son buono
    Abbellire ciò che già è bello
    Ed imprimere il mio dolore su queste pagine
    Sicché tu possa fingere
    Per un momento
    Che sia tuo
    Quasi fossi ancora vivo
    Ma non lo sei
    No
    Non lo sei.
    Composta giovedì 9 novembre 2017
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      Scritta da: Elettra Verganti
      in Poesie (Poesie personali)

      L'inconfessabile

      Mi diletta l'intenzionale negligenza
      la solerte amnesia della cura di me

      Più dell'usanza di lusingar se stessi
      mi par vezzo da Narciso languire al
      bocciolo maculato del dimenticarsi

      l'abbracciare il doppione compatito
      il tristo mendicante di questue mai
      raccolte, d'oboli rimessi ai generosi

      All'umana pietà chiedo peraltro che
      faccia come voglio: darmi niente e
      afferrare quel ch'è mio, ch'io possa
      urlare ai quattro venti quanto ostile
      m'è la vita e cattiva l'indole funesta

      Così mi compiango e ne ho delizia
      e posso dir poeta di quell'altra che
      derido beffarda come se non fossi

      io.
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        Scritta da: Elettra Verganti
        in Poesie (Poesie personali)

        Tutte le cose sono mortali

        Si ostinano irrimediabili
        le crepe sulla parete nuda
        Sul dorso del cancello
        un brecciato recidivo snobba
        tre strati di vernice verde

        Dei quadri ammattonati
        mi par di vedere solo lì dove
        con metallico dispetto
        cadde la teiera grigia
        spargendo scuro sulla traccia
        incolore dell'intacco

        Tra sussulti stizziti
        le suture della vena d'asfalto
        vanificano la colata nuova
        e l'inutile rimedio
        dell'uomo in arancione

        Il cigolio del pomello non mi cura
        È nato già con lui quel suono acido
        di stoppia calpestata
        Né mi accorgo più del gocciolare
        sillabico sul rivolo della ceramica

        Tutte le cose sono mortali

        Si crespa la mano che le tocca
        annebbia l'occhio nel mirarle

        E si diviene avvezzi alla linea
        precipitata e storta che trapassa
        l'intero che eravamo.
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          Scritta da: Aquilablu59
          in Poesie (Poesie personali)

          Avanzare

          Ombre che si perdono
          nell'oscurità della notte.
          Maschere incomprese,
          lasciate oltre il margine
          di un foglio bianco.
          Dove tutto è
          confuso nell'uso.
          E l'emozione
          viene fraintesa.
          Nella corsa
          di quel qualcosa
          che si è perso
          nella vita.
          Per non accettare
          il compremesso
          di trovare se stessi.
          In un orgoglio
          che non ammette,
          che il perdonare...
          è già avanzare.
          Composta sabato 11 novembre 2017
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            Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
            in Poesie (Poesie personali)
            La tramontana spinge pagine scritte
            in precipizi pieni di silenzio
            dove le voci della storia
            diventano echi umani
            senza volti.

            Le ombre di uomini illustri
            insieme a quelle di donne famose
            sono chiuse in mausolei di pietra
            sotto riflettori di luci:
            Ad memoriam.

            Passano secoli e anche millenni
            sotto questo bel cielo azzurro:
            le persone sono le stesse
            sotto il calore del sole
            e il silenzio della luna.

            La vera storia fatta d'amore
            è chiusa in miti lontani
            rivive in leggende vive
            ricche di misteri
            umani.
            Composta mercoledì 21 marzo 2018
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              Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
              in Poesie (Poesie personali)
              Le nuvole si aprono al vento
              i raggi di sole
              illuminano il giorno e l'anima
              mentre ci schiaffeggia
              il freddo invernale
              sferzando il giorno
              in attesa della notte
              con la sua luna
              in pace.

              Passeggiamo incappucciati
              con l'ombrello come bastone
              il cane ci segue
              annusando odori
              scolorati su muri
              senza voci.

              I passerotti
              cinguettano saltellando
              in cerca delle molliche
              del giorno.

              Un anziano
              rannicchiato in un angolo
              coperto da cartoni
              stende la mano
              per un boccone.
              Composta sabato 3 marzo 2018
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