Scritta da: Elettra Verganti

L'inconfessabile

Mi diletta l'intenzionale negligenza
la solerte amnesia della cura di me

Più dell'usanza di lusingar se stessi
mi par vezzo da Narciso languire al
bocciolo maculato del dimenticarsi

l'abbracciare il doppione compatito
il tristo mendicante di questue mai
raccolte, d'oboli rimessi ai generosi

All'umana pietà chiedo peraltro che
faccia come voglio: darmi niente e
afferrare quel ch'è mio, ch'io possa
urlare ai quattro venti quanto ostile
m'è la vita e cattiva l'indole funesta

Così mi compiango e ne ho delizia
e posso dir poeta di quell'altra che
derido beffarda come se non fossi

io.

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