Si ostinano irrimediabili le crepe sulla parete nuda Sul dorso del cancello un brecciato recidivo snobba tre strati di vernice verde
Dei quadri ammattonati mi par di vedere solo lì dove con metallico dispetto cadde la teiera grigia spargendo scuro sulla traccia incolore dell'intacco
Tra sussulti stizziti le suture della vena d'asfalto vanificano la colata nuova e l'inutile rimedio dell'uomo in arancione
Il cigolio del pomello non mi cura È nato già con lui quel suono acido di stoppia calpestata Né mi accorgo più del gocciolare sillabico sul rivolo della ceramica
Tutte le cose sono mortali
Si crespa la mano che le tocca annebbia l'occhio nel mirarle
E si diviene avvezzi alla linea precipitata e storta che trapassa l'intero che eravamo.
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