Scritta da: Roberto Garro
in Poesie (Poesie personali)
Mi dissero ama e soffrirai
ed io amai
...
e poi morii.
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Mi dissero ama e soffrirai
ed io amai
...
e poi morii.
L'aria mi profuma di glicine
nelle pupille nelle narici
grappoli viola
Chissà quante primavere ancora
debbono schiudersi sul tuo cammino
chissà di quali miscele
bagnerai la tua pelle
e se nei corpi diversi dal mio
troverai forme accoglienti
le tue mani son colme
di giovani gemme
saranno presto verdi foglie
sopra alberi più maturi
Io mi lascerò attraversare dalle stelle
accoglierò la luce della notte
quando te ne sarai andato.
Il corpo muta le sue dimensioni,
si allunga, si allarga,
si muove nello spazio che lo circonda
atomo di senso nella trasparenza dell'aria
la mia mente ha un corpo anche
di indicibile fattezze
la mia mente è un'edera invadente
un'ombra sul muro
che cerca la sua identità
oscillando sulla linea ove
s'incrociano luce e notte
cerco di resistere sotto il peso
di questo esitare
non so se sono corpo o mente
oppure niente
mi vedo deformata
una sfera che percorre le vie
scomposta
che s'agita difronte alle linee rette
che insegue il percorso rettilineo
vi anela lo desidera
e poi lo abbandona
io sono acqua, lo dicono lo stelle
lo dice il mio andare
il mio corso lento e penitente
sto scontando una pena
ma quale colpa non so
di aver commesso.
Stanotte ho fatto un sogno.
Ho sognato che mio nonno era in ospedale.
Io ero andata a trovarlo.
Lui vedendomi si è alzato e mi ha presa in braccio.
Oggi sono entrata in camera mia.
La ho osservata.
Intorno a me c'erano i miei disegni attaccati sul muro.
Per anni quei disegni hanno descritto la mia vita.
Per anni hanno contenuto il mio sangue, il mio passato.
Per anni hanno parlato per me, hanno dato voce al mio silenzio.
Oggi ho staccato tutti i miei disegni da quei muri.
Ho subito scritto un messaggio alla mia migliore amica dicendo che avevo tolto tutti i disegni e che mi sentivo libera.
Lei mi ha chiesto perché lo ho fatto...
e io le ho risposto:
"Era il momento... Mio nonno mi ha presa in braccio".
Solo per i tuoi occhi,
costruirò il mondo,
che sogni,
lavorando giorno e notte,
faticando come non mai,
ferendo queste mani,
non ascoltando,
le mie braccia stanche,
non fermandomi a riposare,
finché a quando,
non ti potrò dare,
il regalo che avrei voluto,
quello più amato,
quello più desiderato,
solo per te.
Vederti felice nel mondo,
da me creato,
solo per i tuoi occhi.
Poesia nuova che io cerco
tra le stelle la sera
negli ultimi giorni d'inverno
nei frammenti del vento
quando cade la pioggia che
la terra rinnova
poesia fresca che io cerco
nelle note di un piano la sera
nelle ultime ore di veglia
nei frammenti della ragione
quando si abbassano le ciglia
il sogno rinnova
le foglie si fan verdi
e quando il giorno
s'apre sulla collina
è tutta un'altra nota
tutto un altro vento
tutta un altro giorno.
Nell'abbraccio di un'isola senza nome
resta la mia nave ferma senza tempo.
Il sole batte sul pontile, il vento accarezza
le spesse ritorte.
Non so, se i Lestrigoni
verranno ad annusare l'odore del legno
che ha messo radici, non so, se il ciclope
sfonderà con un masso le vele indurite dalla
salsedine.
Non so, se dai boschi di timo, Odisseo
vestito di pelle, correrà con le pecore rubate
a sfidare le onde, a forgiare la cera, a sognare
Itaca dall'albero maestro.
Nell'abbraccio di un'isola senza nome
resta la mia nave ferma senza tempo con
mille anfore di sabbia e mille statue
monche.
Ma nella solitudine di effigi senza nome
che non sanno parlare, una ninfa scalza
danza come un uccello e canta
in aliti di ginestre e di viole.
Le anfore si spaccano, scivola la sabbia,
trasudano miele tutte le statue.
Eppure la mia nave resta immobile
nell'abbraccio di un'isola senza nome.
E non so, né ho mai saputo, se è forse tornata
da un lungo viaggio oppure non è mai neanche
partita.
Siamo come la pioggia battente
come il temporale malvagio
che illividisce il cielo
come la tempesta che serra
la luce dietro una prigione di nubi
siamo l'inondazione che devasta
le case, siamo la furia dell'acqua
che spazza via ogni forma di vita
siamo potenti quando amiamo
ma la nostra forza
cela un potere distruttore
e mentre il cuore ama
coltiva nascostamente il dolore
il dolore che proveremo quando
la tempesta sarà passata
e dovremmo camminare svestiti
sulle tracce delle strade cancellate
raccogliere stracci per coprirci
inventare nuovi modi per riscaldarci
ed arrenderci al fatto
che forse significa solo
questo amare
e trovare il coraggio
di cadere ancora sulla terra
come pioggia battente ancora.
E ancor piove,
dal cielo sereno,
piove alla luce tiepida del timido sole,
piove nella corte luminosa della Regina Luna,
piove scintillante sotto le stelle ardente,
piove ovunque,
a quattro poli,
in questa triste primavera
lacrimosa.
È inutile essere tristi
piangere sul cuscino stesi sul letto
sperando ciò che non si avvererà mai,
sperare ciò che si vorrebbe
per poi rimanere delusi.
Ricordo ancora il suo sorriso, il suo viso
i suoi occhi dolci,
ricordo ancora il suo modo di fare, parlare
ridere e scherzare,
i suoi capelli splendenti agitati dal vento.
L'ho amata come non ho mai amato nessuna
ma se le voglio bene
sarò in grado di scordarla.
Non la odierò
non la rimpiangerò
ma di lei avrò solo
un meraviglioso ricordo.