Poesie personali


Scritta da: Bramante
in Poesie (Poesie personali)
Quando finisce l'amore
ti manca l'aria nel cuore
sei forte solo a urlare
non ti basta sprofondare
né il mondo detestare
nemmeno avere la sua carne.
Nulla rimane se spegni la luce
solo amare lacrime che bruciano
Gli occhi pungono come spilli
La vita è una casa sul fiume
è una foglia che alza il vento
e sparisce in un momento
La vita s'arrotola in un istante
e perdi tutto come al poker
Non ti resta che guardare il sole
Ascoltare il vento nel suo silenzio
cerca, la primavera
i fiori ardono e aspettano il tuo amore.
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    Scritta da: Nello Maruca
    in Poesie (Poesie personali)

    Il diavolo

    Spirito cattivo, spirito maligno
    ovunque volgi lo guardo il male alligna
    angelo da mente al bene inversa
    facitore d'ogni azion perversa.

    Resti alla posta qual cacciatore a lepre
    alletti col sorriso che il mal copre
    nascosto dietro siepe della calle
    colpisci a tradimento dietro le spalle.

    Cacciato sei dal Luogo dolce e beato
    perché nel Paradiso malcostumato
    avverso a divina legge, avverso a Dio
    all'inferno buttato per pagare il fio.

    Un filo di paglia usi per legaccio,
    nessuno riesce a scioglierlo dal braccio
    ch'è più forte esso di grossa catena,
    chi, ahime! l'incappa paga grossa pena.

    Sempre ten stai attento: Resti in agguato,
    nessuna pietà per il malcapitato:
    Riesci a penetrare nell'uman cervello
    e imponi, poi, ad esso grosso fardello.

    Quel povero disperato, malcapitato
    all'ultima stazione è arrivato
    che quantunque prosegue nel cammino
    mai più pace ha ma nero destino.

    Trappola tendi ad uomo onesto
    rendendolo depresso, schiavo e mesto.
    Alla potenza di Dio fa egli appello
    alfin che mai più invadi il suo cervello.

    Spera con timore e con fervore
    che Dio invocato venga in suo favore;
    spera che dal cuor toglie il macigno
    che grosso hai deposto, perverso maligno.

    La grazia invoca all'Onnipossente
    che in vita gli è sempre presente.
    ma si discosta un poco da Dio beato
    perché, da te, Maligno è ingannato.

    Il Dio ch'è amore, potenza e bene
    sollievo offre già alle sue pene.
    Gli dice che per Lui non sei nessuno
    e che soccorso porta a lui ed ognuno.

    Questa la speme che lo regge in vita
    perché la pena che parea infinita
    dileguasi man mano che Egli invoca
    nella disgrazia sua che non è poca.
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      Scritta da: Nello Maruca
      in Poesie (Poesie personali)

      Bene

      Avevo immenso bene e l'ho perduto,
      falce crudele passò e l'ha mietuto;
      venne quel giorno, venne all'improvviso,
      sulle labbra gli smorzò il bel sorriso.

      Era d'autunno, era piovoso il giorno,
      inerte lo trovai al mio ritorno.
      Tutto si rabbuiò, fu notte fonda,
      sommerso fui, come da alta onda.

      Nessuno al mondo è bene tanto grande
      che amor per quanto grande tanto spande
      non ricchezze vi sono ne tesori
      che il bene indicato solo sfiori.

      Non è somma da dar per questo bene
      ché il mondo intero non lo contiene,
      nessuno può pagarlo né acquistarlo
      può solo averlo chi vuol solo amarlo.

      Voi che l'avete ancora, voi fortunati,
      voi, oggi più di ieri, da esso amati
      stringetevelo forte sopra al cuore
      dategli il calore del vostro amore.

      È del pianeta terra essere vivente
      e come nessun'altro è più amante;
      a nessun figlio mai procura pene,
      ha nome mamma, quest'immenso bene.
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        Scritta da: Nello Maruca
        in Poesie (Poesie personali)

        Arte nuova

        Più l'ore se ne vanno con il tempo
        più la mia mente ha turbinio di lampo.
        In essa ruota sempre quello sperma
        che fuoriesce senz'alcun'orgasmo
        e suggerisce, con grand'insistenza,
        conoscere di tanto la causanza.

        Il Dei e Garzanti sfoglio senza sosta
        ma è come cercare al lago l'aragosta.
        Della Treccani m'accosto a copertina
        con fare e con pazienza certosina;
        lesto metto ogni pagina al mio vaglio
        così m'accorgo del secondo sbaglio.

        Mentre men sto, così, nell'incertezza
        avverto sulla testa una carezza:
        Austero, di nobile figura, è al mio fianco
        uomo vetusto, dai capelli bianchi.
        Se il tuo cuor tu m'apri in confidenza
        accenderti poss'io persa speranza
        ché quel ch'al tuo cervello assilla e sfugge
        al cospetto del mio certo non regge.

        Cominciò, tutto, oh Grande, coi malanni
        e da quel giorno pace più non ebbi
        ché si moltiplicar d'allor gli affanni
        e in incertezze e dubbi sempre crebbi.
        Con pression dall'altro lato fatta
        liquido lattescente innanzi m'esce,
        l'organo non gioisce: Forte patisce;
        la testa gira e par diventi matta.

        Arte nuova è codesta in medicina
        che più recenti studi son'approdati.
        raggiunto quando abbiam la cinquantina
        di quest'infame male siamo toccati.
        Prostata han dato nome gli scienziati
        e dei malanni è certo tra i più ingrati:
        Quale castagniforme appare in loco
        e a chi colpisce brucia come fuoco.

        Il liquido che secerne è simil sperma
        e riferimento non è d'alcun orgasmo
        poiché d'agogna non ha nessuna norma
        ma risultato è di grande spasmo.
        Abituati a far senza dell'orgasmo,
        convivi col dolore e con lo spasmo;
        oltre non ti crucciar, tempo è di flemma,
        risolto parmi t'abbia il gran dilemma.
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          Scritta da: Nello Maruca
          in Poesie (Poesie personali)

          Appello

          In rimembranza del passato affanno
          da mente mai trascorsa ricordanza
          ricordoti le pene d'anno in anno
          e che l'amor per te mai m'è abbastanza.

          Perciò restiamo l'uno all'altra accanto,
          non disdegniamo nostr'opinioni,
          stiamo stretti ancora avanti andando
          a tutti d'affetto diamo dimostrazioni.

          Altri trasporta ogni alito di vento
          A giungo somiglianti fluttuante;
          di quercia siamo fusti d'anni cento
          ogni uragano è sol per noi fuggente.

          Loro sen vanno ad altro focolare
          dimentichi chi soffre e chi sospira;
          così è da sempre: È storia secolare;
          ignorano chi l'ama e chi l'ammira.

          Portiamo pure affetto ad ogni caro:
          Figli, nipoti, generi e quant'altri
          mai sia, però, tra noi boccone amaro,
          mai pene a noi per secondare altri.

          Aperti sian agli altri i nostri cuori,
          con slancio diamo senza null'avere
          godino d'affetti e nostri amori
          e procediamo oltre quel ch'è dovere,

          Però, ciò fatto, noi si pensi all'io
          senz'egoismo e pur nell'altruismo,
          dopo profuso bene a macchia d'olio
          doniamo a noi un poco d'egocentrismo.

          Bello mi pare quel che qui è detto:
          Che a tutti si usi bene e male mai
          affetto regni e massimo rispetto
          e il bene sia presente, il mal giammai.
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            Scritta da: Nello Maruca
            in Poesie (Poesie personali)

            Abbondanza

            Ricchezza di cose, case e palazzi,
            abbondanza di roba e di denaro
            da sempre questo gli uomini cercaro;
            per questo furo eternamente pazzi.

            Per essi cedono affetti, bimbi, ragazzi,
            calpestano sovente la coscienza,
            ripudiano la propria figliolanza.
            Son porci rozzi, luridi e pur sozzi.

            Questo e ben altro è la vil ricchezza
            che in vero è solo squallida miseria
            in quanto al male volta e a cattiveria;
            assai lontana d'Egli, àncora di salvezza.

            Vera ricchezza è quella che in cuore
            si tiene, che di spirito è, non materia
            e all'animo più apporta miglioria
            e sa donare con ardore amore.

            Quest'ultima tu abbia d'abbondanza
            e a uso dell'altrui mettila in atto,
            per gli altri l'amor tuo sia loro motto,
            non sia timor, se in altri discrepanza.

            Quell'altra lascia l'abbiano gli avari,
            miscredenti, ipocriti, triviali.
            Destino loro è sol bocconi amari
            ché di lor cattiveria traboccano gli annali.

            Tu sei gioiello d'altissimo splendore;
            restati bella nel tuo bel candore,
            non offuscare, mai, per l'altrui l'amore,
            lasciati guidare dal nobile tuo cuore.
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              Scritta da: Rosarita De Martino
              in Poesie (Poesie personali)

              Alla piccola Giuliana

              Affronto caldo casco
              per bellezza
              di mia capigliatura.
              Ma ecco, improvvisa,
              mi sorprende
              una risata argentina.
              Ora avanzi
              in lunga sala
              adorna di grazioso vestitino.
              Ed ecco,
              con vezzoso sguardo
              di donna,
              affidi i tuoi capelli d'oro,
              ad accurato taglio.
              Ti guardo estasiata,
              mentre dai tuoi occhi
              splendidi di bimba
              partono,
              brillano
              raggi di luce.
              Li afferro svelta
              e raccolgo
              le tue perle di gioia.
              Composta giovedì 16 dicembre 2010
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                Scritta da: Nello Maruca
                in Poesie (Poesie personali)

                Don Lollò

                Non si capisce qual ch'è il motivo
                di quella grinta del porco cattivo;
                non si capisce, ancor, perché al mattino
                dimenasi don Lollò al balconcino.
                Si sa, però, ch'è insofferente nato
                e il mal ch'addosso porta è una nota
                ch'à disegnato sulla suina faccia
                e la stortura ch'à in gambe e braccia.

                L'accosto al pirandelliano personaggio
                non è al mostro nostro un omaggio
                ma è sol per illustrare la tracotanza
                di questo don Lollò dell'ignoranza.
                IL teschio in toto di cervello privo
                lascia abbondante spazio a corrosivo;
                La colpa è certo del paterno gene
                tramatore di male, sdegnator di bene.

                Quello, il vero don Lollò, l'intollerante
                aveva di che dare al confidente
                ché beni possedea in terre e case
                e perdere potea danaro, tempo e cose
                per rimanere agiato, in ogni caso.
                Quest'altro, storpio, brutto e d'altro stampo
                cui sola proprietà è l'essere intrigante
                resta misero, impertinente questuante.
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                  Scritta da: Nello Maruca
                  in Poesie (Poesie personali)

                  Fiore

                  Dettami o mio Signore parole alate che superi
                  Il lor suono di capinera il canto ond'io imperi
                  In versi corta esistenza di sì cotanto splendido
                  Gran Fiore. Descrivere vorrei suo volto candido
                  Col garbo e maestria del sommo Dante ma in povertade
                  Di pensieri m'accingo ad affrontare in umiltade
                  Ardua impresa con mente mia che flette e non connette
                  Chè al cospetto d'Anima sublime, stanco, non permette
                  Ravvicinar divario frapposto in povertade di pensieri
                  Miei e magnitude di grandezza Sua.
                  Dea, che di Latona figlia e del gran Giove dio degli dei,
                  a somma vetta dell'Olimpo assisa che al Dio di luce
                  Apollo fosti sorella, di ninfe circondata, in castitade,
                  degl'Inferi, del Cielo e della Terra Triforme venerata,
                  di caccia assai devota, dei boschi protettrice, peristi!

                  Stella che brilla di mattino e all'apparire del sole
                  Corre e va via; Viola di prato di delicato odore,
                  fragile e bella inebiatrice dei campi tutt'intorno,
                  Garofalo rosso di profumo intenso, candido
                  E di purezza intriso Giglio; peristi! E vuoto
                  Intorno a Te molto lasciasti.

                  Ma nello spiccare lo volo nei luminosi Lochi
                  Che agli Angeli di Dio son riservati, seme lascasti
                  In terra a germinare che sviluppò e in luce crebbe
                  Di luminosa luce e di bellezza a simboleggiar
                  La Tua figura eletta. Un Fiore fosti, come tal peristi;
                  Fiore altro come tale in terra non è che ognuno
                  Al Tuo cospetto affievolisce; nessun paragone degno
                  è esserTi posto.
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