Poesie personali


Scritta da: Nello Maruca
in Poesie (Poesie personali)

Il denaro

Mai grand'amore per il denaro ebbi
tanto che poco e male lo conobbi;
m'accorgo, ora, però, che mancando esso
nemmanco il necessario t'è concesso.
Vero che la felicità non la precetta
ma di piaceri, sì, fa grand'incetta.
Indifferente gli resta la morte
ma dona garanzia di buona sorte.
Non assicura, no, la vita eterna
ma dona ricchezza ed agio sulla terra.
Certo, beato non è chi lo possiede
ma il misero ginocchioni, lui in piedi.
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    Scritta da: Nello Maruca
    in Poesie (Poesie personali)

    Stranezza

    Costantemente in terra l'uomo è vilipeso
    perciò, ahimè, chi vive su questo Pianeta
    tosto, spesso, tiene voglia di giungere alla meta
    giacché più il tempo scorre più la vita è peso.

    Vuole il buon Dio, però, che in alto è altro Loco
    laddove si vive eternamente in piena pace
    dov'è quiete perenne; è luce, e tutto tace.;
    contrario di quanto si ha in questo fuoco. *
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      Scritta da: Nello Maruca
      in Poesie (Poesie personali)

      Il ricordo

      Mai prima m'eri apparsa sì diversa
      Giacché la mente mia di ricord'arsa
      Ti avea inglobata ancora giovinetta
      E mai avanti osò: restò dormiente
      Ai bei ricordi della fanciullezza
      Allorquando ridondavi di gaiezza.
      Immutata, nel tempo, nella mente
      Restava la tua imago adolescente,
      il dolcissimo guardo avviluppante
      e i lunghi, biondi, bellissimi capelli
      e il viso dai tratti snelli e molto belli.
      L'andatura sensuale e fluttuante,
      la voce carezzevole e suadente,
      le rosee, carnose labbra sorridenti,
      le affusolate mani e i candidi denti.
      I fiorellini della chioma adorni
      E il serpeggiante ruscello schiumeggiante,
      che all'ombra della grande pietra,
      accanto al faggio gigante e verdeggiante
      i piedi ci baciava la limpid'acqua tra
      un innocente bacio e una carezza.
      Snello lo corpo d'elegante gazzella
      L'insieme tutto di mattutina stella.

      Tutto rimasto è là, com'era allora
      Quando serenità elargiva ed allegrezza
      Mentr'io mi resto nella speme, ancora.
      Né quella pietra d'immensa grandezza
      Alcunché mutato ha del suo aspetto;
      sol'io ho perso la dolce giovinezza:
      Lo dice il viso dal mutato aspetto.
      Quest'oggi t'ho incontrato in via Verdisca
      ove passammo la nostra etate fresca;
      gli occhi celesti ancora ma alquanto
      tristi, lo guardo dolce sì, ma simil spento,
      non più la soffice chioma dal colore biondo
      ma crine che di biondo ha solo un fondo.
      Il passo incerto, ahimè, e assai lento,
      la voce dolce ancora ma tremolante
      il labbro assottigliato e penzolante.
      Poco di quanto in mente è somigliante
      Giacché in essa rimasta er'aitante
      Ed ora m'appari, invece, assai cadente.
      Sol'ora mi sveglio dal lungo torpore
      E nella realtà m'immergo di quest'ore
      Che tutta m'appare nell'interezza
      E mi dice che l'allegra giovinezza
      Volutamente rimasta era presente
      A dar sollievo alla mia stanca mente.
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        Scritta da: Nello Maruca
        in Poesie (Poesie personali)

        Il rimorso

        Ogni mattina allo spuntare del giorno,
        all'apparire dell'attesa aurora
        sorgesse il sole o spirasse bora *
        o ch'estate fosse o piovoso inverno

        senz'alcun'indugio al campicello
        sperando mettere qualcosa nel paniere
        t'incamminavi per la ricerca giornaliera,
        con chissà qual'altri pensieri nel cervello:

        Quante volte, però' fu la ricerca vana,
        quante volte il ritorno fu triste e deluso
        che vuota fu la cerca quotidiana
        e altro giorno in fame s'è concluso.

        Nel desolato teterrimo abituro,
        sfumata la speranza del mattino
        tutt'intorno t'appariva ancor più scuro
        ma la speranza non avea confino.

        In quegl'anni di epidemica carestia
        puranco d'affetti, nonna, fosti scarsa.
        Povera in tutto, o nonna, io nol capia
        perciò lo cuore me lo stringe morsa.

        Grande, se solo poco avessi riflettuto
        t'avrei qualche sospiro, forse, lenito.
        nol feci, più nulla or posso, t'ho perduto!
        Il rimorso mi rode all'infinito.
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          Scritta da: Nello Maruca
          in Poesie (Poesie personali)

          Pensiero

          Se maggiore serenità avessi avuto
          tant'altre idee avrei su carta impresso.
          Ma lo star quieto, disteso e spensierato
          non son cose che l'io detiene in dote:
          sono gli altri, se sensibili e veraci,
          rendere l'uomo in posizion di quiete.
          Ma se caparbi, capricciosi e infidi
          la mente di color che stanno a tiro
          triste la fanno e di pensiero priva.
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            Scritta da: Nello Maruca
            in Poesie (Poesie personali)

            Nonna e il tugurio

            Vivevi sola con le tue galline
            In un locale buio e fatiscente
            Indegno posto a ospitar la gente
            Ma miglior loco sol per gente fine. *

            Eri scarsa di soldi e d'ogni bene,
            non possedevi il becco d'un quattrino,
            di tanto in tanto due uova nel cestino
            ma non per te, per lenire le tue pene

            ma per meglio nutrire i nipotini
            ch'erano tanti e, tutti piccolini.
            Ti sei involata in Ciel da quarant'anni
            E tristi ripensiamo ai tuoi malanni.

            Ora rivediamo la faccia tua patita
            E la mente ci riporta a quel tugurio.
            Se potessimo, nonna, ridonarti vita
            ti doteremmo d'una reggia qual tugurio.
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              Scritta da: Nello Maruca
              in Poesie (Poesie personali)

              La stoltezza

              Sol d'amarezza abbonda l'esistenza
              giacché ogni dì travalica in sconvenienza,
              il tuo distacco, la tua alterigia
              dogliosa rendemi l'alma e molto bigia.
              Io ti perdono per le offese avute
              E tante, tante n, ho dimenticate
              Ma l'alma in duolo tutta, tutta brucia
              E pace non si dà per la persa fiducia.
              Soltanto il tempo ch'è maestro in tutto
              Cancellare può del male il nato frutto
              All'anima donando la perduta pace
              E facendo sì che finalmente tace.
              La mente si domanda e non risponde,
              si sforza, si contorce e non comprende
              qual è il motivo di tale noncuranza
              allo troncare della gran buon'usanza.
              Il filo che ci unisce resta sottile
              Forte, però, dello stesso ovile
              Ove restammo cellule viventi,
              embrioni e, indi, feti palpitanti.
              Mai zuffa fu, mai paroloni furo,
              affetti ci avvolgeva vero e puro
              quando raccolti accanto al focolare
              le fiabe si restava ad ascoltare.
              Di botto, al male forte t'aggrappasti
              E dal bene con furia ti scostasti
              Donando all'infestante erba ristoro
              Preferendola al sempre verde alloro.

              L'esempio di Giuda a fondo seguitasti
              Svendendomi come fece egli di Cristo.
              Fu vile egli per pochi sporchi denari
              Tu, corrosa dal verme degl'avari.
              Se alcuno ti domanda di tale scenario
              Rispondi che regista sei di tal calvario
              E ribadisci essere causa prima
              e degl'intrighi e della persa stima.
              Se, poi, tincalza per la stolidezza
              Rispondi: Causa ricamo è su una pezza.
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                Scritta da: Nello Maruca
                in Poesie (Poesie personali)

                Lo scoramento

                Solo mi sento e desolato pure
                dacché a mancare mi vennero le cure
                di quanti nutro affetto e amore puro
                e dall'or lo tempo m'è amaro e duro.

                I vecchi affetti tutti in cor li tengo,
                spiritualmente tutti a me li stringo
                che se puranco, son fuggiti via
                parte son sempre della carne mia

                Di mamma l'immago tengo avanti
                che mi consola per i tanti assenti;
                papà mi dice col sorriso mesto
                sii negl'affetti ognora vigile e lesto.

                Ma anche stamane mi fui ancor deluso
                notando al fratel mio lo cuore chiuso
                giacché incontrato accennai un sorriso
                ma lui restassi fermo e tetro in viso.

                Allor bruciommi il petto tutto quanto
                e mesto restommi e deluso alquanto
                poiché l'alma si ravvivò al tormento
                ed ogni speme persi in quel momento.

                La voce mi venne dell'amata Mamma
                che muta sussurrommi flemma, flemma:
                non dare peso a quanto capitato,
                sia il fratello ch'ai da sempre amato.
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