Poesie personali


Scritta da: Nello Maruca
in Poesie (Poesie personali)

Discernimento

Quando l'anima mia dal nero avello
trasla entro il dantesco nono cerchio
dell'inferno e consuma nell'attizzato
fuoco rovente, entro lo tuo cervello
luce tramuta qual'immagine l'occhio
e solo allora discernimento avrai
del peccator che t'ha curato e tanto
supportato. Soltanto allora sprezzo
terrai del velo che le pupille t'ha
per tempo chiuso, scosta tenendoti
e lontana da chi entro t'avea in cor
dolente e nella sua anima piangente.
Vota la poesia: Commenta
    in Poesie (Poesie personali)

    Volevo

    Mi fermavo a pensare,
    vedevo la vita che scivolava via dalle mani.
    Volevo trattenerla,
    volevo combatterla ma...
    Tutto sembrava inutile!
    Lasciavo correre un sospiro,
    sentivo il battito del cuore
    volevo ignorarlo,
    respingerlo, soffocarlo...
    Volevo non sentirlo più!
    Vota la poesia: Commenta
      in Poesie (Poesie personali)

      Speranza

      Navighiamo
      con mare
      calmo
      un leggero
      venticello
      gonfia
      le nostre vele

      All'improvviso
      un temporale
      il mare
      ci scuote
      ci ingoia
      nei suoi flutti
      Siamo nel mezzo
      della tempesta
      ma non temiamo
      di affogare

      Abbiamo
      un porto
      sicuro
      in cui
      riparare

      Si chiama
      speranza
      non deve mai mancare
      è l'ancora di salvezza
      che ci permette
      di veleggiare
      oltre
      la burrasca
      verso
      l'isola felice.
      Composta martedì 4 gennaio 2011
      Vota la poesia: Commenta
        Scritta da: Claudia
        in Poesie (Poesie personali)

        Fasi lunari

        Mentre il cielo arrugginisce i colori delle siepi
        e la calma delle onde s'infrange tempestosa
        il giorno si fa freddo per crescere l'inverno
        fatica quella nuvola ad andare un po' più rosa

        E tu anima mia, più nera di un silenzio
        rimpiazza con dei vuoti quei rimpianti.
        Sospira quand'è sera
        ma solo come sfogo,
        la stanchezza è la prova del lavoro

        Adesso ha la mia vita che stringi sempre più,
        la morsa è la ferita
        la presa ti confonde.
        Ridammi quei secondi,
        la luna è sul tuo viso
        tristezza e desiderio,
        la voglia e l'impotenza di toccarti per davvero.
        Il posto adesso è tuo,
        vedrai che farai meglio
        in alto dal tuo sbaglio
        sempre al cielo aspirerai.

        Lo vedi quel dolore
        s'annebbia nei tuoi occhi
        più duro della vita
        più amaro della morte

        E tu anima mia, più nera di un silenzio
        rimpiazza con dei vuoti quei rimpianti.
        Impara dal tuo tempo
        esprimiti nel vento
        non aspettare
        promesse come i pianti.
        Composta lunedì 9 agosto 2010
        Vota la poesia: Commenta
          Scritta da: dax
          in Poesie (Poesie personali)

          Rifondare

          Cuore arso
          spettrali ricordi
          navigano
          silenziosi,
          memorie disperse.
          lontani bambini
          dimenticati.

          Sottovoce ricordiamo
          i loro nomi, i sogni,
          le speranze.

          Ricordi di vita,
          di spiagge incantate
          risate e canti,
          ammutoliti, straziati.

          Non uomini uccidono,
          rinascono, si riproducono
          nell'orrore, nella miseria
          delle loro anime.

          Acerbi innocenti
          straziati, ieri, oggi, domani.

          Spezzare il cerchio dell'orrore,
          si può,
          si deve.

          Rincorreremo il vento
          le nuvole, la platonica utopia
          per rifondare la terra.
          Composta giovedì 29 novembre 1010
          Vota la poesia: Commenta
            Scritta da: dax
            in Poesie (Poesie personali)

            Vendemmia

            Vedi!
            silenti boschi
            attendono
            ascoltare melodiose
            note portate da una
            fresca brezza,
            da un vento leggero.

            Senti!
            ecco ora arriva
            il profumo del
            mosto antico,
            vetusti
            tini raccolgono
            l'eterno susseguirsi
            del tempo, delle stagioni.

            Vecchi vignaioli,
            degustano novelle
            vendemmie, foriere
            d'antichi ed eterni
            sapori, che sanno
            di terra,
            di rose,
            di ciclamini,
            di genziana.
            di sogni,
            d'amore.

            Ambrate presenze
            brillano al sole
            del tardo
            autunno,
            tra le prime
            nebbie
            che salgono
            dalla valle ombrosa,
            il profumo
            del legno che brucia
            scoppiettante,
            la polenta adagiata
            sul familiare desco.

            Gialla!

            Come un piccolo
            sole domestico
            rinfranca i cuori.

            Il calore della casa,
            della vita d'una
            pacifica serenità.
            Composta venerdì 8 ottobre 2010
            Vota la poesia: Commenta
              Scritta da: Nello Maruca
              in Poesie (Poesie personali)

              La Leggiadria

              Dolce immago leggiadra donzelletta
              Da tondeggiante capo da lunghi
              coperto capei castano scuro
              appena cadenti su serena fronte,
              palpebre ondeggianti, cerulei occhi,
              greco nasuccio conferente stile
              a visino liscio, modellato
              da mento ovaleggiante,
              ben formato con su boccuccia
              da carnose labbra sorridenti,
              da prosperoso curvo seno
              a snella vita
              il tutto coronato vedo.
              È natural bellezza in esso
              affissa, al cui cospetto
              umanità resta perplessa
              e nell'opposto sesso
              in vena il sangue trilla.

              In luogo dei capei castano scuro
              teschio deforme è;
              laddove occhio ceruleo
              era favilla trapela buco nero,
              fondo, orrendo al par di sito
              cui pria era di spicco
              bocca da carnose rosseggianti
              labbra.
              Lungo quei ch'erano fianchi
              di crisma infusi penzolano,
              a lato, due ossei arti
              ch'orripilazione hanno
              su corpo tutto.
              Ov'erano due lunghe,
              tondeggianti gambe or sono
              due stinchi, disdegno
              dell'uman vivente.

              Questo d'ossume gli occhi
              della mente vedono allato.
              Ah! Dove finita è leggiadra immago!?
              Come divina natura oprare
              puote mutazione sì tanta?

              Alito è leggiadria che passa e va,
              non spirito che in corpo sta
              per proseguire, poscia,
              l'andar su le celesti vie.
              Vota la poesia: Commenta