Scritta da: Violetta Serreli
in Poesie (Poesie personali)
Di tutto ciò che sogno
non ho nulla...
e tutto ciò che ho
non l'avrei mai sognato.
Ma
se non avessi nulla
cosa sognerei?
Composta lunedì 31 maggio 2010
Di tutto ciò che sogno
non ho nulla...
e tutto ciò che ho
non l'avrei mai sognato.
Ma
se non avessi nulla
cosa sognerei?
Per tutto ciò che un giorno ti dirò
non serviranno le tue lacrime.
Come per tutto ciò che ti dico ora...
non servono le mie.
Se me lo avessero chiesto
avrei parlato di te.
Anche senza conoscerti.
Sarà quell'unico inverno.
L'unico nel quale
ti dimenticherò.
L'unico durante il quale
avrò sofferto
il freddo.
Non ho dubbi.
rimpiango la pioggia.
Sospiro per una sua goccia.
Cerco il suo umidore.
La sua carezza liquida.
Il ritmo del suo cadere.
Il luccichio.
La sua trasparenza.
Quel velo di pulito.
L'armonia col malinconico.
Ho nostalgia.
La voglia di ripararsi all'asciutto.
E stare lì.
A guardarla.
A Sentirla.
A Pensare.
E poi scordarla.
Accoccolarsi.
Amarsi.
Tanto fuori piove.
... non ho dubbi.
Sguardi che nascono cosi
come fulmini nel sole d'estate
che sfuggono dagli occhi
cosi liberi dalla nostra volontà
sguardi che s'incontrano
primi pianti d'un illusine
l'ennesima, ancora bambina
che finirà
come un coltello nella carne
ancor prima di crescere
sguardi che nascono come
nuvole nere nel cielo d'estate
ladri di parole mai osate
catturate dalle profondità
d'un cuore troppo timido
sguardi improvvisi
che riempiono il silenzio
di parole mai dette, osate
mentre nasce un'altra effimera
realtà, che si perderà in un'altra
crudele illusione
sguardi che nascono come
rombi di vulcani di colpo svegli
colorando un viso di rosso
costringendo a fare un passo in più
passo più desiderato e temuto
Sguardi che riempiono
il silenzio di parole silenti
messaggi scritti sugli occhi
letti da chi osa andar oltre
una semplice emozione
sguardi improvvisi, come
un fiume di parole che scorre
sulla pesantezza d'un silenzio
di ghiaccio, sguardi che nascono
cosi, prime scintille d'un fuoco
che scalderà l'ennesima realtà
destinata a perdersi in un'altra illusione.
Non sono le parole che ci rendono razzisti
si può essere sinceri senza dire una bugia?
Non i numeri a far troppi mali guai e insicurezze
si può essere codardi senza un poco di coraggio?
Non si può cullare sogni senza prima rinunciarvi,
non si può desiderare e non sentirsi deficienti.
È possibile sfuggire ai paragoni, ai pregiudizi
su noi stessi? Sentirsi o no coglioni
senza dire parolacce? Aprire gli occhi
finalmente, e pur finendo abbacinati,
capire dove abita il problema? Nella luce?
Nella mente? O sta dopo, solo nei troppi
attimi che veloci si rincorrono, e noi fermi
incapaci di seguirne il divenire, un po' incantati,
noi impauriti di vedere.
Ancor non finisce il suo corso la goccia
che già da una nube traspare una luce:
colpisce un germoglio bagnato di pioggia,
scompare veloce ma resta una traccia.
Si macchia d'azzurro la coltre grigiastra,
si scuce e ricuce, si squarcia ed è persa:
la terra si scalda di raggi distratti,
a ondate ritornano a destra, a sinistra.
Quel cielo abbuiato di nuvole nere
non è che un maestoso ricordo di gioia
portato da un vento frizzante e leggero.
E adesso una nuova allegria si respira!
Non ho chiamato questo vento di sale
ad asciugare la fiamma dal fuoco.
Non l'ho chiesto, ma è giunto. E non ricordo
gli anni impegnati per non accarezzarlo.
Forse era l'estate, o che speravo
d'abituarmi come un gatto a questa notte...
Raccolgo la legna ma mi manca l'accendino,
faccio tagli a punta quando viene il temporale,
e anche quando mi va bene,
e non è forte l'acquazzone
la luce è fuggita dal bosco.
Rimuoviamo il silenzio dalla mente,
dall'abulica passività che uccide l'anima,
da contorti pensieri da miserie
arroccate nel nostro inconscio
dove il bambino ch'eravamo
ancora esiste, ancora piange, ancora spera.
Riallacciamo l'alleanza con il sole di primavera,
con le foglie che già sbocciano serene
cacciando l'inverno il buio:
ma non riescono cacciare la paura la guerra.
Su onde radioattive,
su piogge contaminate,
sui cadaveri degli innocenti assassinati
sulle nostre ossa sulla nostra umanità sacrificata.
Mammona vince
vincono i blanditi dittatori
che brindano alla nostra piaggeria alla nostra codardia.
Voi che vi pasciate di sangue di petrolio
voi che dimenticate l'essenza divina dell'uomo, della terra
voi che non rispettate l'innocenza
che vi nascondete dietro bandiere croci
e fedi dall'oligarchie pervertite.
Ma quelle bandiere quelle croci quelle fedi s'alzeranno
come mano viva ghermendovi lo scettro il potere,
l'arroganza l'estrema vostra nullità.
Il sole di primavera evaporerà le vostre anime.