Se è vuoto e solitudine, se nelle tane delle proprie camere, non c'è cooperazione, a chi consegna la briciola di pane del mio corpo, la formica dell'ombra? Vaga per il deserto della strada, il suo carbone ritenuto folle, persegue la mia fiamma, ostinatissima come volesse vivere nel per sempre di ogni istante in più, trova soltanto il vento ch'è fraterno, parete che s'aggiorna e che s'abbatte per sé stessa, per lasciarlo passare, e alle sue spalle sembra continuare l'immotivato – in apparenza – pianto.
Tra mille parole, labirinti, fumo. Lenti e furtivi, occhi gazzella, vagheggiano, lontani. Silenzio. La nostra natura, mutevole. Le mie mani su di una tastiera, dolcemente, battono. Sospiri, la sera è già venuta.
Blu notte, la voce tua, suadente, riecheggia lontano. Blu notte, chi non conosce, il vizio, alimenti, non sa smettere. Si vedono su lunghi colli, diamanti brillare, e su corpi voluttuosi, lunghi vestiti scintillare.
Blu notte, avanzi ancheggiando, scaltra, con i tuoi intrighi, già tessi, l'inganno. Occhi freddi, scuri, selvaggi. La trama s'infittisce, tra fumi, ombre e luci. Sulle tue labbra, un tocco, di rosso. Blu notte, spoglia, consuma il corpo. Scivola, sorridendo, ancora per un attimo.
Le sto vedendo cadere dalla tua schiena le parole che prima cercavi nella mia bocca potrei raccoglierle e tenerle strette tra le mie mani ma non è più tempo che le sciolga la pioggia che si brucino al sole o se le porti via il vento.