Poesia,
tu, tu sei,
la madre
dell'amore!
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Poesia,
tu, tu sei,
la madre
dell'amore!
Città del sole
e della Primavera!
Vibrando nella sera,
rintocca lesta
la campana grande,
il giorno della festa;
il suon rimbomba
e l'eco già si spande
nell'aria mite.
Via Crociferi
elegante e austera,
coi lampioni accesi,
invita alla preghiera;
e le strade si affollano
di allegria vivace;
scorron le macchine
sopra il basalto
nero come la pece.
L'estate torrida
già ti affligge e giaci
stanca e avvilita
dal tormento afoso;
nel dormiveglia
echeggia lamentoso
il grido del "ceusaro"
che gira lesto
per le strade assonnate,
con la camicia
e le mani insanguinate,
rinnovellando, presso ogni vico,
il grido del "vespro antico".
L'Etna bollente
mostrasi benigno,
se la terra non trema;
e tu, pervasa
da eterne melodie,
tieni due gemme
nel tuo bel diadema:
Agata e il Cigno.
Mamma,
negli occhi una gran fiamma
risplende, e nel cuore
nasce l'amore
per la tua creatura.
Mamma, anima pura,
china sopra la culla
lieta una luce brilla
siccome stella.
Veniva la notte,
tu chiudevi la porta
e le finestre al temporale.
Mi mettevi una mano
sopra gli occhi
e fra le ciglia
una luce bella
s'accendeva d'amore,
come carezza,
per non farmi male.
Mamma, anima pura,
sei tu il mio angelo
e guidi il mio cammino.
Oggi nel vento
il tuo respiro sento,
e vedo il tuo sorriso
che viene dal tuo viso
come alito divino.
Voglio uscire un giorno che piove
ed indossare la felpa blu
quella del mio amore di sempre.
E voglio camminare
con l'ombrello poggiato sulla testa
perché nessuno veda
il mio viso
così invecchiato
ed io non veda
che il passo dei miei piedi.
Voglio sfiorare ogni cosa
che mi dà un ricordo.
Voglio farlo
con la curiosità del primo bambino
ed il dolore dell'adulto che si spegne,
tutto in un tocco solo.
Voglio arrivare a quell'ultimo posto
gonfio di lacrime
e di furore.
Uniche droghe
che mi possono dare
il grande coraggio che dovrò usare
per fare quello che dovrò fare.
Gli occhi non vedono
sono chiusi,
se li apro smetto di sognare.
Ma il rumore parla.
Gli occhi
ascoltano quello che sta succedendo.
Sono al corrente di ogni cosa,
non posso più sognare.
Sfuma
nel rosa l'aurora
tra qualche sfilaccio
più scuro, ove dissolve
il chiarore
Tinge l'oscura collina, da
offuscamenti travolta, come da luce
soffusa, del suo rossastro colore
Paiono i tigli arrossati, goffe ombre dipinte
seguire del fiume
l'andare
Paiono chiocce, le case con gl'occhi ancora
socchiusi, un poco aperte le ali
ove le uova scaldare
Mentre al rintocco del'ora
tra sembianze dagl'occhi
assonati
S'ode il primo
ciarlare.
Chiudi gli occhi
e riposa tutta la notte.
Chiudili per sognare
oppure per morire.
Non farlo mai per sparare.
Lo sparo è infame per natura.
Apri gli occhi
e guardali riposare tutta la notte,
i tuoi figli.
Guardali sognare
e prega per non farli morire...
Apri gli occhi
e non farlo mai per sparare!
Lo sparo svela il lato infame della morte
e quello meschino del cecchino.
Apri gli occhi
e sii Uomo
prima di tutto.
È
quel lungo
giorno del tempo
Che dipinge ovunque colori
Che dura una vita
l'amore
Gli amici son campi di fiori, che t'avvolgono
il cuore, che danno agl'occhi
piacere
Che sempre ti sanno ascoltare, quando ti senti più solo
che sempre son pronti a capire quando
ti manca il
sorriso
È sempre azzurrato, il tuo cielo, e sempre
acceso il tuo
sole
Il prato è di fresca rugiada
E mai una lacrima
cala.
È da sempre che ti cerco
in ogni dove invento il tuo sguardo
a piedi nudi ascolto i tuoi passi
nella notte che allontana i rumori
tra pagine bianche che vorrebbero traboccare di poesie
tra rami di alberi secolari che sfidano il cielo
È da sempre che ti cerco con la lanterna del cuore
per far luce senza abbagliare
sottovoce per non violare il tuo silenzio
nell'alba che dicevi di amare
al tramonto che mi rende incapace di parlare
È da sempre che ti cerco
nella musica che ha segnato il nostro viaggio
dal ritmo lento dal quale ci siamo lasciati cullare
nelle notti senza tempo come gabbiani in cerca di pace
E sul sentiero che fiancheggia la collina della luce
ti ho ritrovato com'eri, con gli occhi pieni di gioia e le mani
calde di piacere! È bastato uno sguardo, l'incontro
delle nostre voci fuse come melodie, il nostro percepirci,
il solo esserci, il riscoprirci ancora misteriosamente attratti,
per ritornare a quell'incanto che sapevamo da sempre solo nostro!
Estraneo
osservo questi luoghi.
Più nulla ancora
mi lega alle carte,
ove s'addensano idee
e ragioni lontane.
A quei sorrisi incoscienti,
che di sé si compiacciono,
figli di carriere fulgenti,
edificate sulle viscere
e l'altrui genio,
sull'onestà del lavoro,
sugli ammiccamenti ai potenti,
sulla rinuncia ad essere
donne e uomini seri.
Irriguardosi del giusto e del vero,
deboli alleati dell'umile,
ammaccati, sconfitti,
si prostrano
a protervia e superbia.
Vuoti mostri, accecati
dalla volontà
di esser primi,
di fronte al mondo.
Fantasmi un giorno,
memorie di miseria,
indegni compagni
dell'Uomo.