Di notte una stanza ha pareti
strette come sordi desideri,
immagini incollate di ricordi
vissuti per una notte ancora
finché ancora desideri.
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Di notte una stanza ha pareti
strette come sordi desideri,
immagini incollate di ricordi
vissuti per una notte ancora
finché ancora desideri.
Una doccia calda di sapone
per sentire questo metallico sapore
di sangue, di lacrime e amore
disdegnato, rifiutato, violentato
dal figlio più bello ma isolato
nella sua cristallina base
di gabbie fallaci e afose.
Una doccia di pianto
del colore dell'orizzonte,
un urlo disperato
per un sorso di sana fonte
dell'ingenua giovinezza
e della più pura redenzione
in sprazzi di docile carezza.
Una speranza di disperazione.
Tu sei per me l'ultimo raggio di luce esistente,
Tu sei l'unico che ha reso la mia vita così sorprendente,
Quel tuo viso pallido, quel tuo sguardo da angelo
ha riempito il mio cuore fino a ricoprire l'ultima nuvola di cielo.
Che senso ha viaggiare
se non si sa veramente dove andare?
Che senso ha sognare
se non si sa cosa immaginare?
Che senso ha amare
se non si sa veramente voler bene?
Cercare
tra quello che è, che sarà e quel che fu,
una virgola, un verbo, un aggettivo,
un'immagine che parli a chiunque sia vivo,
un significato che scuota le cellule del cuore.
Che dia un senso al suo bruciore...
tentare nel caos imperante, nel clamore
dilagante del trash, di fare poesia,
non è una missione, è una malattia.
Ci vorrebbe dante per farsi ascoltare,
di quell'inferno,
pur se questo non dà fama,
forse è questa la ragione per la quale
si afferma
del resto, oltre a te, è il mio dai ascolto.
E questo per chiunque, t'assicuro, è già molto.
Che ne sai
di quello che non ho mai fatto
di quelle corse da perdere il fiato
di quella valigia sempre chiusa
di quella lettera un po' confusa
e della voglia di andar via,
della paura e della nostalgia.
Che ne sai
del tintinnio di pioggia caduta sopra il tetto
e della parole scritte sopra il vetro
udite nel vuoto di un silenzio
e dei profumi di fiori appena raccolti
nei pensieri distolti
e dalle aurore
che nascono tra l'azzurro e il sole.
Che ne sai
degli oceani separati
troppo lunghi maltrattati
che si uniscono all'orizzonte
con l'oriente e l'occidente
e delle tracce lasciate
d'una poesia mai scritta
un po' per pigrizia
che tocca l'anima
in un pendio sussurrato d'amore
sulla strada sassata e sabbiosa
che attraversa il mondo
in un cammino claudicante
che oscura la luna
in un cielo
che piove inchiostro nero
e scoprire che tutto può sparire in un baleno.
Che ne sai...
... eppure t'ho tanto amato.
Guardo oltre
oltre il palmo della mia mano
oltre i mie passi incerti
oltre il vuoto
di questo intervallo di vita
oltre le montagne
e il mare
e il cielo
oltre l'angolo
dietro il quale
mi aspetta l'attimo incerto
che potrebbe essere quello giusto
oppure no.
Guardo oltre
e spingo il mio sguardo
oltre la vita.
Voglio pensare che non c'è solo
buio.
Con la testa flessa sulla mia spalla tesa
scandisti a singhiozzo di risa amare
cercando tra le dita i palpiti
nella conta di un crogiolo
e affidasti al silenzio il tuo tormento
di quelle volte tra le folle altalenanti
malsane e svelte come serpi, noi due fermi
sospesi al cappio di due alme bianche.
dannati e rei tra le occhiate bordate
di sferze e il mormorio di un geco.
Noi due fermi.
amanti irriverenti
croci affrante su bocche fetide
nell'imbratto di un indecente festone
e un coro d'ombre in tondo.
Fermi.
Disteso e flesso affidasti ogni tuo respiro al mio petto.
"Un giorno ti porterò via, nel mio giardino inverso, a testa
in giù"
Non scendo più a patti,
non accetto più niente,
non mi accontento più;
voglio la mia libertà,
tutta la mia libertà;
senza confini,
senza catene;
senza le parole
false della gente,
senza ipocrisia;
voglio la mia libertà;
di fare,
o di stare;
di rimanere fermo,
di guardare,
pensare,
rimandare;
fare con calma;
aspettare domani,
pensare per me,
pensare per me.
Musa mia fatale,
vederti
fu splendido abbaglio,
conoscerti
è stata vision del bello,
pensarti
è vera mania,
amarti
sarebbe pura follia,
sognarti
sarà solo utopia.
Convien allor
ammirarti,
sei uno spettacolo
da prima fila
ma per ascoltarti
è d'obbligo
allacciar le cinture
per volar con la melodia
della tua voce
che d'incanto
dona l'oblio
e finanche conduce
alla sublime estasi
della viva luce.