Poesie generazionali


Scritta da: Assunta De Rosa
in Poesie (Poesie generazionali)

Domenica notte... Lunedì mattina

Quando tutto è solo confusione,
si attende la notte con la sua quiete
ci si siede su di una finestra riscaldati da una coperta
e portati altrove dalla musica
Quando il mondo dorme ne puoi sentire il respiro
Quando il mondo dorme ti chiedi se tu che sei sveglio ne fai parte
e con il naso all'insù guardi un po' il cielo
che anche senza stelle ha il suo fascino
quando tutti dormono e tu sei li fuori la sensazione del vento che riesce a gelarti
ma anche a farti capire che sei viva, ti fa capire che fai parte anche tu del mondo
Quando il mondo incomincia a svegliarsi poi
è un 'emozione poter catturare le sfumature del cielo, delle luci
sembra che ogni cosa abbia voglia di parlarti di sé
e quando ciò accade non puoi fare altro che stare lì ad ascoltare il mondo...
Vota la poesia: Commenta
    Scritta da: Simona Valvo
    in Poesie (Poesie generazionali)
    Una nota di chitarra...
    Propagazione di onde acustiche nell'aria densa
    e calda di questa piccola stanza
    bianca
    Che presto si colora
    Di blu, alle cantate parole d'amore
    Di rosso per il sangue di una strofe di vendetta,
    di nero per la martellante musicale voglia di demolire le ipocrite fondamenta
    su cui poggia la nostra esistenza...
    Another break in the wall...
    vorrei essere anch'io un muro
    non per sentirmi sicura:
    di certezze non se ne hanno mai
    Nemmeno per sentirmi più forte:
    la forza è convinzione stolta e presuntuosa
    Come un bianco intonaco vorrei fare mie queste tonalità...
    Find my head is always up in the clouds in a dreamworld...
    Riprendo le redini di questi pensieri fuggitivi
    La protagonista per ora è solo lei, vibrante, struggente, violenta...
    è sempre più un crescendo di emozioni tumultuanti...
    Assolo. Strimpellata finale. Applausi...
    Zitti tutti...
    Ora tocca all'anima suonare.
    Vota la poesia: Commenta
      Scritta da: Altamarea
      in Poesie (Poesie generazionali)

      La scalata al rispetto

      La donna a volte è emancipata.
      E spesso non è considerata,
      di solito siamo dolci e sensibili
      ma se ci uniamo siamo invincibili
      siamo forti e spensierate
      ma spesso siamo perseguitate.
      Siamo sempre esistite
      ma non siamo mai gradite.
      Quando la storia iniziò,
      già li pronte ci trovò
      tra i sumeri e gli assiri
      tra gli egizi e i loro papiri
      la nostra lotta cominciò
      e mai più si fermò.
      Già nella preistoria
      non avevamo nessuna gloria,
      mentre l'uomo a caccia andava
      la donna a casa coi bambini restava.
      Nell'antica Grecia e a Roma
      i cambiamenti non presero forma,
      i nostri parere eran solo un orma
      e il nostro voto non era nella norma.
      Quando nel Medioevo eravamo arrivate
      Streghe venivamo considerate,
      venivamo catturate
      e al rogo bruciate.
      Durante il romanticismo nell'ottocento,
      quando la fama era di casa come il vento
      la celebrità a noi non arrivava
      perché agli uomini si fermava,
      dai poeti venivamo sposate
      ma solo per esser sfruttate.
      L'otto marzo veniamo ricordate
      perché in una fabbrica siamo state bruciate,
      da allora noi suffragette abbiamo lottato
      ma inizialmente i nostri diritti non abbiamo conquistato.
      Alle guerre non ci hanno accettato
      ma nei campi di concentramento comunque ci hanno portato.
      Solo dopo qualche anno
      con fatica e con affanno
      i nostri diritti concesso ci hanno.
      Ora noi libere siamo
      ma in alcune parti del mondo diritti non ne abbiamo,
      quindi noi dobbiamo sperare
      e sempre continuare a perseverare.
      Composta lunedì 2 marzo 2009
      Vota la poesia: Commenta
        Scritta da: Silvio Squillante
        in Poesie (Poesie generazionali)
        C'è un terra dove il mare placido dei pensieri,
        è burrascoso solo in giorni di poesia.
        C'è una terra dove la luna del ricordo,
        è lo specchio misterioso dell'anima malinconia
        di tutti coloro che piangono sotto la pioggia.
        C'è una terra dove la bufera dei sensi,
        bagna la terra d'amore e di passione.
        C'è una terra dove sognare
        di toccare il sole, non ti è proibito.
        C'è una terra dove puoi essere libero,
        dove le uniche catene che hai
        sono le tue stupidi convinzioni.
        Questa terra è dentro te, piccola.
        Composta giovedì 11 febbraio 2010
        Vota la poesia: Commenta
          Scritta da: Assunta De Rosa
          in Poesie (Poesie generazionali)
          Cammino cammino corro corro, ma dove vado?
          Non lo so continuo a camminare ascoltando "che vuoi che sia" fino a consumarla
          Provo a guardare il cielo, forse piove forse no, l'ombrello l'ho portato
          Cammino cammino corro corro e vado
          Provo ad abbassare lo sguardo, le mie scarpe sono sporche di fango
          ho camminato tanto e non ho voglia di tornare indietro
          Cammino cammino corro ancora un po'
          Provo a guardarmi attraverso il vetro di un'auto, mi guardo accanto
          e mi accorgo che sono sola a camminare in questa strada
          e mi accorgo che non ci sono i tuoi occhi a farmi compagnia...
          Cammino e mentre cammino incomincia a piovere torno indietro
          torno a casa...
          Vota la poesia: Commenta
            Scritta da: Ivana
            in Poesie (Poesie generazionali)

            Siamo anziani...

            Siamo anziani e ci tremano anche un po' le mani... ma siamo sempre degli umani.
            Abbiamo bisogno solo di un po' più d'affetto, di rispetto e non solo di disprezzo!
            Siamo noiosi, siamo ingombranti e a volte petulanti ma abbiate pazienza... non siamo Santi!
            Siamo giunti al capolinea e siamo anche un po' ignoranti ma gli anni che abbiamo sono tanti e se qualche volta non ci potete proprio più sopportare pregate il buon Dio che tanta pazienza vi possa ancora dare.
            Non è colpa nostra se siamo ancora qui a scocciare e allora mettetecela tutta per poterci ancora amare.
            La vita non si sa cosa ci riserva e in un futuro non molto lontano potreste trovarvi voi sullo stesso piano e allora vi farebbe piacere che ancora qualcuno vi dicesse "Ti amo..."
            Composta mercoledì 20 gennaio 2010
            Vota la poesia: Commenta
              Scritta da: Francesca Zangrandi
              in Poesie (Poesie generazionali)
              Esiste un gioco, un gioco le cui regole sono strane.
              Ogni giocatore ha un cuore e sette pugnali.
              I giocatori sono due e si incontrano una volta ogni tanto.
              Quando si vedono hanno tutto il tempo che vogliono per fare quello che vogliono.
              Questi devono decidere se pugnalare il proprio cuore o quello dell'altro.
              Ah, i due si vogliono bene.
              Esiste un gioco, un gioco fatto di sangue e dove esce vincitore chi dimentica l'altra persona.
              Io sto facendo questo gioco con la persona che ho amato e che mi ha voluto bene.
              Io non so come andrà a finire,
              ma so che nel mio cuore ci sono 13 pugnali...
              ne manca ancora uno.
              Composta lunedì 1 febbraio 2010
              Vota la poesia: Commenta
                Scritta da: Francesca Zangrandi
                in Poesie (Poesie generazionali)
                Siamo nati per essere assassini.
                Per quanto l'uomo tenda ad identificare un assassino come colui che uccide un altro uomo, non cambia il fatto che siamo tutti assassini.
                Uccidiamo ogni giorno
                quindi mi domando:
                Perché il creatore ha fatto si che in natura esistessero esseri più forti e grandi di altri?
                Perché siamo così potenti da decidere la continuazione della vita o la morte di qualcuno?
                E la nostra coscienza perché agisce in maniera differente?
                Se uccido un ragno nessuno dice nulla, anzi chi ha paura dei ragni non fa altro che incitarmi a commettere l'omicidio.
                Ma quando si tratta di un uomo o di un essere grande ecco che la coscienza propria, o quella collettiva, si fa avanti.
                Sarà perché più l'essere è visibile e grande più l'uomo osserva la sua opera?
                C'è anche da dire che pure gli esseri piccoli hanno le loro armi, come il veleno.
                Organismi perfetti fatti per compiere funzioni perfette che ci permettono la vita, e tuttavia:
                Il grande uccide in un attimo il piccolo
                come il piccolo annienta il grande
                tutto in un omicidio perfetto.
                Perché noi possiamo decidere la morte ma non la nascita?
                Semplice...
                perché siamo nati per essere assassini.
                Composta lunedì 1 febbraio 2010
                Vota la poesia: Commenta
                  Scritta da: Francesca Zangrandi
                  in Poesie (Poesie generazionali)
                  Ti avevo detto "saremo di due mondi diversi allora"
                  tu con occhi tristi per quella verità già compresa mi avevi detto "già, è così".
                  In un attimo mi ritornano in mente le tue parole, amica ferita.
                  "Sono due le cose:
                  o ti andrà bene o sarai infelice.
                  E mi dispiace."
                  Ma io penso
                  "Non c'è un modo per avvicinare i nostri due mondi?
                  La penserà diversamente da me ma il cuore nostro batte all'unisono.
                  Mi ama e io lo amo.
                  Entrambi proviamo emozioni.
                  Perché l'uomo si crea una mentalità?
                  Perché è così fissato con le conferme?
                  Perché deve dire questo è giusto e questo no...
                  Dare solo il bianco e il nero delle cose?
                  Io credo che se aprissimo la nostra mente, annullassimo le nostre certezze e ci avvicinassimo agli altri
                  il mondo riuscirebbe a convivere serenamente.
                  Ma poi chi ha deciso che andrà male?
                  Le leggi dell'uomo che non tenta mai veramente né di modificarsi e né di modificare questo mondo?
                  Si potrebbe iniziare da piccole cose come noi due e arrivare a tutto il resto e far capire che in realtà di mondo c'è né uno
                  e che il nostro rapporto come altri può funzionare..."
                  Composta lunedì 1 febbraio 2010
                  Vota la poesia: Commenta