Scritta da: Selena Cervi
in Poesie (Poesie generazionali)
Silenzio.
Gelo che brucia.
Composta martedì 10 luglio 2012
Silenzio.
Gelo che brucia.
In dirittura d'arrivo
addirittura lo scrivo
con la premura di un mimo
intento a rappresentare una scena in mezzo a un'arena che per suo vezzo s'arena su quel piccolo particolare, per lui fondamentale.
Okay,
ora tutti seri metto il delay
l'eco è femmina così com'è lei
pagherei, per dormirle accanto ma come d'incanto stare sveglio senza battere ciglio, senza alcuno sbadiglio
il cuore pompa troppo forte per il suo odore l'amo a morte l'odio a volte forse troppe ma chi se ne fotte
rotte le cuffie rotte le scatole, per il rotto della cuffia fuggire da mentali scatole
aprire gil orizzonti sui tramonti lontani solo sfiorando-le mani le nostre dita aeroplani mentali
provare troppo dolore all'atterraggio forse troppo amore nel viaggio
sembra sempre sia stato solo un assaggio
ora impalpabile mero miraggio sembra il nostro retaggio
che sbatti!
Colpo di rullante suono martellante poi "dish" piatti!
Tutto di bianco intorno è ricoperto
e ancor la neve cala volteggiando
mentre leggero, il vento sibilando
vola la neve nell'andare incerto.
Con l'ansia in petto, a passo svelto e certo,
di porta in porta Giuseppe va bussando
ed un lettuccio per Maria invocando,
in loco pur modesto ma coverto.
Ma non è locandiere a dare ascolto
ch'ogni cantuccio dell'albergo è pieno;
indi, posto può tener su paglia e fieno.
Colui che delle stelle è ancora più alto
nasce nel letto di una mangiatoia
ma per Giuseppe e per Maria è piena gioia.
Al caldo del respiro, nella stalla,
docile bue l'accoglie e l'asinella
che di Natività sono gaudenti
non quali quadrupedi incoscienti
ma animali bipedi intelligenti,
che forzan loro mantici ansimanti.
Onde donare tepore agli astanti.
Ci sono quei giorni che non hai voglia di fare nulla
ma c'è quella voce dentro o
quel messaggio che ti arriva che
ti porta a fare qualcosa che
non hai proprio voglia con
stanchezza e contro voglia comunque lo fai
sia per amore per tua figlia sia per
la voglia di non restare un altra sera a
pensare e così via.
Mi ritrovo lei davanti a me su
quel palco la guardavo mentre lei
ballava.
Sai era bella lei
la mia bambina era così bella
mi manca mia figlia mi manca lei
e
tornando a casa
con gioia nel cuore un messaggio
chi poteva essere a quell'ora mi son chiesta.
la risposta era là
Mamma grazie mi hai reso felice perché c'eri
una lacrima
un sorriso
e
è bello aver ritrovato mia figlia!
Piccolo letto, grande sapore.
Un unico ricordo speciale,
il poter passare ore e ore con lei.
La mia mente mi riconduce ad attimi collaterali.
Nudo, spoglio, mi vesto d'amore.
Resto a guardare quello che una volta era grigio,
quello che stava male, su di me.
Un esplosione di colori mi ha riportato la vita.
E lo sa, benissimo, che è solo grazie a lei.
Labbra screpolate e nocche distrutte
sono tutto ciò che ho
dopo un giorno passato assieme a te.
Sento ancora il tuo respiro, la tua risata, le tue parole
che si insinuano tra le mie,
che non mi mollano i pensieri.
Sei il primo pensiero che vorrei dimenticare
ogni qual volta apro gli occhi,
sei il desiderio che non vorrei.
Nel teatro dei miei giorni
sei sempre stata il punto interrogativo
alla domanda "esiste l'amore?".
Se guardo le mie mani
non vedo più le tue che le sfiorano,
strette, serrate in una morsa dolce
mentre riempivi il mio vuoto
come con il tuo essere te stessa,
mentre riempivi con le tue dita lo spazio eterno
tra un una falange e l'altra.
Osservo i miei occhi mentre in un vetro di città
cercano le tue iridi sincere,
doloranti e stanche ma mai preda delle lacrime.
Le mie labbra, mordono filtri di sigarette,
indicibile è il desiderio di incontrare il sorriso
che in un angolo del tuo viso trovava spazio
mentre ti amavo, ti amavo, ti amavo.
È quando smetti di chiedere
che inizi ad ottenere qualcosa,
quando la logica del dimenticare
prende possesso dei tuoi pensieri
inizi ad amare per davvero quel che hai.
La ferità è ancora calda di dolore
ma non fermi le sue dita mentre si avvicinano,
mordi le labbra che urlano "ancora!"
perché "fermati!" non l'hai mai contemplato.
Chi è come noi,
non ha mai pensato di fermare il proprio vivere
per provare a guarire dentro.
Si cercano nuove forme di dolore
senza mai accantonare quel pensiero
che racconta di ragazzi stesi
su di un letto di ricordi,
persi a contare le stelle del proprio soffitto,
persi in un mare di dolore,
persi nel buio di un notte troppo vera per esser ricordata.
Viviamo in bilico
perché solo in bilico riusciamo
a restare in equilibrio,
viviamo soffrendo
perché passar la lingua sopra i tagli nel palato
è il preferito dei nostri passatempo.
Dopo aver tanto corso, mi sono seduto accanto al mio dolore e gli ho parlato, a lungo.
Così l'ho riconosciuto mio e lui mi ha rinnegato.
Mi sono rialzato, credendo d'essere più forte.
Ma lui mi ha abbattuto milioni di altre volte.
Ho continuato a rialzarmi fino a che, un giorno ho capito
che era il dolore a farmi vedere la luce, il cammino da percorrere e, inevitabilmente, la mia incoscienza, il mio ego, mi rendevano cieco e sordo al suo richiamo.
Mi sono seduto ancora una volta, accanto al mio dolore ed al suo rimpianto ed ho cercato di vedere dove mi trovavo.
Non ho scoperto niente di ciò che già non sapevo: non ero da nessuna parte, ma c'era qualcuno con me, che conoscevo benissimo ed era stato sempre "in me".
La realtà mi aveva distratto da ciò che era più importante per me, la mia vera essenza, la mia vera anima.
Non aver visto questo per così tanto tempo mi aveva cambiato, quasi ucciso!
Nel ricordo ho ritrovato schegge di me stesso, con fatica stò rincollando i pezzi, ma non mi importa se finirò il lavoro.
Più importante è che abbia iniziato!
Fermo!
aspetta che apra il tuo cuore infermo.
l'inferno ora mi divora.
E la legge del contrapasso mi sfiora,
dolcemente, perennemente
fino a sfracassarmi la mente.
Come in vita ho avuto sempre la testa alta,
ora vuole che cammini isolata,
con una folla di gente,
ma pur sempre sfollata
E la mente?
Mi riconduce all'assente.
Penso
Quasi senza senso,
sembra di non aver via di scampo
ma quando tutta la vita sembra segnata
ecco che vengo salvata.
Una luce
Che tra l'oscurità mi sfiora
Mi tende la mano da ora
Fino all'eterno.
Ma l'eterno mi salverà?
Quante domande vero?
Sento il mio eco in quella luce
Luce che mi ha salvata.
Luce che ha un nome, un corpo.
Il mio stesso corpo
Luce che mi tiene compagnia
E non mi fa sentire la malinconia.
"Luce" credo che la mia anima immersa nell'inferno
non sempre eterno
ti stesse aspettando da sempre.