Poesie generazionali


in Poesie (Poesie generazionali)
In dirittura d'arrivo
addirittura lo scrivo
con la premura di un mimo
intento a rappresentare una scena in mezzo a un'arena che per suo vezzo s'arena su quel piccolo particolare, per lui fondamentale.
Okay,
ora tutti seri metto il delay
l'eco è femmina così com'è lei
pagherei, per dormirle accanto ma come d'incanto stare sveglio senza battere ciglio, senza alcuno sbadiglio
il cuore pompa troppo forte per il suo odore l'amo a morte l'odio a volte forse troppe ma chi se ne fotte
rotte le cuffie rotte le scatole, per il rotto della cuffia fuggire da mentali scatole
aprire gil orizzonti sui tramonti lontani solo sfiorando-le mani le nostre dita aeroplani mentali
provare troppo dolore all'atterraggio forse troppo amore nel viaggio
sembra sempre sia stato solo un assaggio
ora impalpabile mero miraggio sembra il nostro retaggio
che sbatti!
Colpo di rullante suono martellante poi "dish" piatti!
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    Scritta da: Nello Maruca
    in Poesie (Poesie generazionali)

    I

    Tutto di bianco intorno è ricoperto
    e ancor la neve cala volteggiando
    mentre leggero, il vento sibilando
    vola la neve nell'andare incerto.

    Con l'ansia in petto, a passo svelto e certo,
    di porta in porta Giuseppe va bussando
    ed un lettuccio per Maria invocando,
    in loco pur modesto ma coverto.

    Ma non è locandiere a dare ascolto
    ch'ogni cantuccio dell'albergo è pieno;
    indi, posto può tener su paglia e fieno.

    Colui che delle stelle è ancora più alto
    nasce nel letto di una mangiatoia
    ma per Giuseppe e per Maria è piena gioia.

    Al caldo del respiro, nella stalla,
    docile bue l'accoglie e l'asinella
    che di Natività sono gaudenti
    non quali quadrupedi incoscienti

    ma animali bipedi intelligenti,
    che forzan loro mantici ansimanti.
    Onde donare tepore agli astanti.
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      Scritta da: Susan
      in Poesie (Poesie generazionali)

      È bella lei

      Ci sono quei giorni che non hai voglia di fare nulla
      ma c'è quella voce dentro o
      quel messaggio che ti arriva che
      ti porta a fare qualcosa che
      non hai proprio voglia con
      stanchezza e contro voglia comunque lo fai
      sia per amore per tua figlia sia per
      la voglia di non restare un altra sera a
      pensare e così via.
      Mi ritrovo lei davanti a me su
      quel palco la guardavo mentre lei
      ballava.
      Sai era bella lei
      la mia bambina era così bella
      mi manca mia figlia mi manca lei
      e
      tornando a casa
      con gioia nel cuore un messaggio
      chi poteva essere a quell'ora mi son chiesta.
      la risposta era là
      Mamma grazie mi hai reso felice perché c'eri
      una lacrima
      un sorriso
      e
      è bello aver ritrovato mia figlia!
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        Scritta da: Luca Doronzo
        in Poesie (Poesie generazionali)

        Novità affettive

        Piccolo letto, grande sapore.
        Un unico ricordo speciale,
        il poter passare ore e ore con lei.
        La mia mente mi riconduce ad attimi collaterali.
        Nudo, spoglio, mi vesto d'amore.
        Resto a guardare quello che una volta era grigio,
        quello che stava male, su di me.
        Un esplosione di colori mi ha riportato la vita.
        E lo sa, benissimo, che è solo grazie a lei.
        Composta mercoledì 9 novembre 2011
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          Scritta da: Silvio Squillante
          in Poesie (Poesie generazionali)

          Note sorde di periferia

          Labbra screpolate e nocche distrutte
          sono tutto ciò che ho
          dopo un giorno passato assieme a te.
          Sento ancora il tuo respiro, la tua risata, le tue parole
          che si insinuano tra le mie,
          che non mi mollano i pensieri.
          Sei il primo pensiero che vorrei dimenticare
          ogni qual volta apro gli occhi,
          sei il desiderio che non vorrei.
          Nel teatro dei miei giorni
          sei sempre stata il punto interrogativo
          alla domanda "esiste l'amore?".
          Composta domenica 24 giugno 2012
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            Scritta da: Silvio Squillante
            in Poesie (Poesie generazionali)

            Se guardo le mie mani

            Se guardo le mie mani
            non vedo più le tue che le sfiorano,
            strette, serrate in una morsa dolce
            mentre riempivi il mio vuoto
            come con il tuo essere te stessa,
            mentre riempivi con le tue dita lo spazio eterno
            tra un una falange e l'altra.
            Osservo i miei occhi mentre in un vetro di città
            cercano le tue iridi sincere,
            doloranti e stanche ma mai preda delle lacrime.
            Le mie labbra, mordono filtri di sigarette,
            indicibile è il desiderio di incontrare il sorriso
            che in un angolo del tuo viso trovava spazio
            mentre ti amavo, ti amavo, ti amavo.
            Composta domenica 24 giugno 2012
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              Scritta da: Silvio Squillante
              in Poesie (Poesie generazionali)

              La ferità è ancora calda di dolore

              È quando smetti di chiedere
              che inizi ad ottenere qualcosa,
              quando la logica del dimenticare
              prende possesso dei tuoi pensieri
              inizi ad amare per davvero quel che hai.
              La ferità è ancora calda di dolore
              ma non fermi le sue dita mentre si avvicinano,
              mordi le labbra che urlano "ancora!"
              perché "fermati!" non l'hai mai contemplato.
              Chi è come noi,
              non ha mai pensato di fermare il proprio vivere
              per provare a guarire dentro.
              Si cercano nuove forme di dolore
              senza mai accantonare quel pensiero
              che racconta di ragazzi stesi
              su di un letto di ricordi,
              persi a contare le stelle del proprio soffitto,
              persi in un mare di dolore,
              persi nel buio di un notte troppo vera per esser ricordata.
              Viviamo in bilico
              perché solo in bilico riusciamo
              a restare in equilibrio,
              viviamo soffrendo
              perché passar la lingua sopra i tagli nel palato
              è il preferito dei nostri passatempo.
              Composta domenica 24 giugno 2012
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                Scritta da: Valentilli
                in Poesie (Poesie generazionali)

                Crescere è un po'morire

                Dopo aver tanto corso, mi sono seduto accanto al mio dolore e gli ho parlato, a lungo.
                Così l'ho riconosciuto mio e lui mi ha rinnegato.
                Mi sono rialzato, credendo d'essere più forte.
                Ma lui mi ha abbattuto milioni di altre volte.
                Ho continuato a rialzarmi fino a che, un giorno ho capito
                che era il dolore a farmi vedere la luce, il cammino da percorrere e, inevitabilmente, la mia incoscienza, il mio ego, mi rendevano cieco e sordo al suo richiamo.
                Mi sono seduto ancora una volta, accanto al mio dolore ed al suo rimpianto ed ho cercato di vedere dove mi trovavo.
                Non ho scoperto niente di ciò che già non sapevo: non ero da nessuna parte, ma c'era qualcuno con me, che conoscevo benissimo ed era stato sempre "in me".
                La realtà mi aveva distratto da ciò che era più importante per me, la mia vera essenza, la mia vera anima.
                Non aver visto questo per così tanto tempo mi aveva cambiato, quasi ucciso!
                Nel ricordo ho ritrovato schegge di me stesso, con fatica stò rincollando i pezzi, ma non mi importa se finirò il lavoro.
                Più importante è che abbia iniziato!
                Composta venerdì 22 giugno 2012
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                  Scritta da: Marycla
                  in Poesie (Poesie generazionali)
                  Fermo!
                  aspetta che apra il tuo cuore infermo.
                  l'inferno ora mi divora.
                  E la legge del contrapasso mi sfiora,
                  dolcemente, perennemente
                  fino a sfracassarmi la mente.

                  Come in vita ho avuto sempre la testa alta,
                  ora vuole che cammini isolata,
                  con una folla di gente,
                  ma pur sempre sfollata
                  E la mente?
                  Mi riconduce all'assente.

                  Penso
                  Quasi senza senso,
                  sembra di non aver via di scampo
                  ma quando tutta la vita sembra segnata
                  ecco che vengo salvata.

                  Una luce
                  Che tra l'oscurità mi sfiora
                  Mi tende la mano da ora
                  Fino all'eterno.
                  Ma l'eterno mi salverà?

                  Quante domande vero?
                  Sento il mio eco in quella luce
                  Luce che mi ha salvata.
                  Luce che ha un nome, un corpo.
                  Il mio stesso corpo
                  Luce che mi tiene compagnia
                  E non mi fa sentire la malinconia.

                  "Luce" credo che la mia anima immersa nell'inferno
                  non sempre eterno
                  ti stesse aspettando da sempre.
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