Poesie generazionali


Scritta da: Simone Sabbatini
in Poesie (Poesie generazionali)

La canzone di un maratoneta

Piangi che lo ami ma non ti vuole più:
sta per i fatti suoi, sta con un'altra lei.
Da quando ti conosco ogni giorno t'abbellisce,
quell'ombra nei tuoi occhi sono io, che mi nascondo
per amarti nel silenzio, rispettandoti ammirarti.
Dire che ti amo è sublimare l'ovvietà.
Io geloso non lo sono di quel tipo, sai perché?
Perché è lui, e non è me. Perché non basta
il gusto, buono, che ci unisce nel poterti contemplare:
io rivali non li temo, li rispetto e un po' li stimo.
Può avere tutto, e forse tutto ha:
i sorrisi e le carezze di qualcuna, e le tue lacrime,
dolcissime... Può avere tutto e lui lo sa.
La vita è un divenire di scelte nuvolose:
tu scegli in ogni istante semplicemente amare,
mi dai l'attesa che mi lega e non costringe, la mia scelta,
l'amore d'ascoltarti con pazienza. E se il mio amore
per te è rincorrerti e non averti mai: ho gambe buone,
e fiato a volontà. Tu ami lui, tu non vuoi me.
Se adesso che sei sola venissi qui da me
- onirica certezza! – mi troveresti in maschera
vestito dei tuoi sogni, fantastico nessuno
di cui vivi il bisogno, il ripiego che cercavi, la bottiglia
perché non vuoi pensare, qualunque cosa, il tuo cretino
più felice. Ma non sarà, è un altro amore, un altro mondo.
È un altro mito. Non sarà vederti nuda, respirare i tuoi capelli,
non sarà riempire il tuo castello di gioielli, bere sudore
dalla fonte del tuo seno. Sarà diverso, per l'eterno suono
degli umori che da te mi scorreranno addosso. Ti sento
in ogni goccia di rugiada che mi bussa ogni mattina, in ogni gesto,
più del sole che seccato un po' ritarda. E non importa
doverlo superare, non c'è traguardo, solo amore.
Composta giovedì 20 luglio 2006
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    Scritta da: Ada Roggio
    in Poesie (Poesie generazionali)

    Lettera

    Carissimi, qui c'è tanta gente che sta male.
    Il male del secolo primordiale continua a fare strage,
    a fare male.
    I bambini, giovani sono come un fiume in piena.
    Madri, e padri una marea che lottano quotidianamente con il maledetto male che attanaglia l'umanità da tempo.
    Io rivolgo le mie parole a chi ancora ha denaro in quantità,
    si permette di lussureggiare,
    si permette di avere lauti guadagni.
    Oggi tocca a me domani potrà toccare a te,
    il tuo dolore non sarà diverso dal mio dolore.
    Alla fine saremo entrambi al cospetto e non potrai portare con te lusso e agiatezza,
    non avrai alcuna agevolazione.
    Forse capirai che sei stato una delusione.
    Un piccolo esame,
    tendi la mano a chi oggi chiede disperatamente aiuto.
    Alla fine saremo entrambi al cospetto e cammineremo insieme sereni.
    Composta giovedì 16 gennaio 2014
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      Scritta da: Rossella Porro
      in Poesie (Poesie generazionali)

      Tattica e strategia

      La mia tattica è guardarti
      imparare come sei
      volerti come sei
      la mia tattica è parlarti
      costruire con parole
      un ponte indistruttibile
      la mia tattica è rimanere nel tuo ricordo
      non so come
      né so con quale pretesto
      ma rimanere in te
      la mia tattica è essere franco
      e sapere che tu sei franca
      e che non ci vendiamo simulacri
      affinché tra i due
      non ci sia teloni
      né abissi
      la mia strategia è
      invece
      molto più semplice
      e più elementare
      la mia strategia è
      che un giorno qualsiasi
      non so con che pretesto
      finalmente abbia bisogno di me.
      Composta mercoledì 15 gennaio 2014
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        Scritta da: Grazia Ambrosino
        in Poesie (Poesie generazionali)

        Riposo

        Catene che mi legano a terra, macigni che mi obbligano chino,
        quanto sudore e polvere sulla terra sotto questo cielo plumbeo,
        Quanto dura un'eternità?
        In quest'aria arsa che brucia le nari ed imperla la fronte.
        Oscurità, amica mia, che mi asciughi il sudore,
        nulla più bramo né temo,
        solo il buio dentro me,
        un agognato e tremendo freddo che mi assale ogni volta
        ove non trovo rifugio ma
        dal quale non voglio fuggire
        e lascio che mi penetri, sino a svenire, sino a morire.
        Il buio dentro me,
        il nulla fuori di me.
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