Poesie generazionali


Scritta da: Dora
in Poesie (Poesie generazionali)

Mi padre...

Mio padre era bellissimo
aveva gli occhi grandi e un sorriso sereno
la voce dolce e lo sguardo severo
mi richiamava, mi consigliava

ma io non lo seguivo
spesso litigavo e lo ingannavo

Mio padre mi ha lasciato senza un addio
e troppo presto è volato via
a volte non rammento il suo volto

lo cerco in un ricordo, una fotografia,
nel riflesso al mattino in uno specchio
e nel mio viso riconosco il suo...
Composta mercoledì 19 marzo 2014
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    Scritta da: Dora
    in Poesie (Poesie generazionali)

    Lasciami qui...

    Lasciami posare
    qui su questa pietra
    le mie gambe stanche
    non voglio proseguire
    il mio cammino
    temo di inciampare
    sul gradino
    smussato, rovinato
    dal tempo della vita.
    Vita che incontrerà
    la fine della strada
    e lì si fermerà.
    Lasciami indugiare
    voglio restare qui a riposare
    prima di proseguire
    per questo lungo viaggio
    che conosce la meta
    ma ritorno non ha.
    Composta martedì 22 aprile 2014
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      Scritta da: Dora
      in Poesie (Poesie generazionali)

      A mia madre

      Non voglio pensarti vecchia
      tu non lo sarai mai
      non voglio sapere che soffri
      tu sei una roccia
      se crolli tu crollo anche io
      a chi mi aggrapperei
      a chi mi rivolgerei
      se tu cadessi?
      Forte è una madre
      agli occhi dei figli
      ma adesso so,
      che son madre anche io,
      che questa forza
      altro non è
      che amore.
      Composta domenica 11 maggio 2014
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        Scritta da: Dora
        in Poesie (Poesie generazionali)

        Papaveri

        Guardo, dal finestrino
        di un treno in corsa
        il susseguirsi di prati fioriti
        Sparsi oltre i binari,
        tocchi di porpora,
        punteggiano distese
        di campi inariditi,
        fra i resti di una fortezza o dietro cancelli arrugginiti,
        con le dolci margherite e gli azzurri fiordalisi,
        rossi papaveri incendiano verdi sbiaditi
        donando al grigio dell'abbandono
        i loro accesi sorrisi.
        Composta martedì 20 maggio 2014
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          Scritta da: Angela MORI
          in Poesie (Poesie generazionali)

          Lacerazioni di un’anima

          Sconfortata e sola
          nessuna armonia le rasenta la mente;
          non è bella
          non è intelligente,
          per l'invidia delle altre.
          Una ragazza che il sole
          non bacia mai,
          con i suoi pensieri ambigui,
          contro le mode
          a favore del bene
          come una strega buona
          che sulla schiena del suo gatto,
          riversa il suo amore in carezze:
          unico compagno che la consola.
          Da molti considerata avversa,
          dalla genitrice noncurante,
          sventurata catena.
          Forte solo della sua gioventù,
          senza'amore con il vento in fronte
          e frecce acuminate al cuore;
          quel cuore giovane
          che non accetta l'iniquo
          ma si fa male;
          triste, leggera, ingrata.
          Gli altri piangono perché è giusto,
          per loro lei singhiozza per capriccio,
          ma sulla sua pelle ha un taglio
          che urla taciturno aiuto
          e chiede imminente amore,
          mentre affronta i demoni
          del suo nefasto e aspro dolore.
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            in Poesie (Poesie generazionali)

            Socchiudo gli occhi a Venezia

            Cala il sole sulla laguna a mare.
            In quanti lo avranno detto,
            ad un volto vicino,
            alla propria testa,
            al primo che passava.
            Lui continua a farlo
            come noi continuiamo a dirlo,
            a scriverlo,
            a pensarlo.
            Ed osserviamo l'arancio
            il marrone
            il sabbia,
            che si distendono davanti a lei,
            a noi.
            Adesso il sole
            si è fatto esagono che scompare,
            spandendo la luce,
            l'ultima luce,
            la luce gialla,
            rasa all'acqua.
            Cala la sera sulle gondole stanche
            che pattinano di traverso
            nel loro tornare.
            Ed ogni volta la stessa illusione.
            Che fermino il tempo,
            che fermino l'acqua.
            Turisti
            che si sentono viaggiatori
            si lasciano andare.
            Hanno negli occhi
            il giorno trascorso
            e pensano già
            a quando ritornare.
            Fra un po' i neri docili animali di legni
            si culleranno aspettando domani,
            coperti da un telo azzurro
            o nudi all'aria di notte.
            Sta seduto sull'ultimo muretto all'acqua
            l'annoiato perdigiorno.
            Adesso che un altro giorno è perso
            fuma lentamente
            sputa tabacco alla nebbia.
            -Io ti aspettavo -
            dice muto alla "Vespucci"
            quell'umile antico palo,
            dritto in acqua,
            pieno di rughe e tagli
            che è sempre il primo a salutare
            la nave nera
            che a Venezia si fa
            gondola madre.
            Intanto è vivo quel lampione,
            l'ultimo,
            alla punta d'acqua.
            Quello all'arsenale,
            quello che poi è laguna
            come se fosse il mare.
            Illumina l'ultimo abbraccio
            di chi si lascia
            o si fa promesse
            ed una coppia che mano nella mano
            passa sul ponte bianco
            e torna a casa per la cena.
            Composta lunedì 19 maggio 2014
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              in Poesie (Poesie generazionali)

              Tu nettare della vita

              I pensieri per te sono come api
              che aleggiano sul mio cuore,
              gelosi del miele
              dell'anima tua
              infinita dolcezza.
              Sulle labbra
              ancora il sapore
              del tuo bacio
              è nettare
              alla mia vita
              fonte di ogni grazia,
              il tuo corpo
              un favo imbevuto
              di pappa reale
              stille portentose di passione
              il tuo silenzio
              il tuo distacco
              punciglione
              del dolore!
              Composta domenica 18 maggio 2014
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