Né l'intima grazia della tua fronte luminosa come una festa né il favore del tuo corpo, tuttora arcano e tacito e fanciullesco, né l'alternarsi delle tue vicende in parole o in silenzi saranno offerta così misteriosa come rimirare il tuo sonno coinvolto nella veglia delle mie braccia. Di nuovo miracolosamente vergine per la virtù assolutoria del sonno, serena e splendente come fausto ricordo trascelto, mi offrirai quella sponda della tua vita che tu stessa non possiedi. Proiettato nella quiete, scorgerò quella riva estrema del tuo essere e ti vedrò forse per la prima volta quale Iddio deve ravvisarti, annullata la finzione del Tempo, senza l'amore, senza di me.
Certo per me, amico, è tempo di appendere la cetra in contemplazione e silenzio.
Il cielo è troppo alto e vasto perché risuoni di questi solitari sospiri.
Tempo è di unire le voci, di fonderle insieme e lasciare che la grazia canti e ci salvi la Bellezza.
Come un tempo cantavano le foreste tra salmo e salmo dai maestori cori e il brillio delle vetrate e le absidi in fiamme.
E i fiumi battevano le mani al Suo apparire dalle cupole lungo i raggi obliqui della sera; e angeli volavano sulle case e per le campagne e i deserti riprendevano a fiorire.
Oppure si udiva fra le pause scricchiolare la luce nell'orto, quando pareva che un usignolo cantasse "Filii et Filiae", a Pasqua.
Armata di falce verrà pronta a ingaggiar battaglia. Altri forse avranno un gesto di pietà: fonde pensavano fossero le radici. E certo non sapevano che celavo una continua attesa d'andarmene.
Argo, tu, vecchio cane d'Ulisse Tu, cieco e pieno di sordide zecche Udisti qualcosa nell'aria che disse È tornato, di certo, senza tema di pecche
È tornato, sentisti il lontano ricordo Uno schiaffo, dal naso perfora 'l cervello, sopito e nascosto immemore e sordo Ora è un urlo: di certo il suo odore era quello!
Qualcosa rimane di antichi ricordi Nelle menti dei bimbi ormai fatti lenti Di tiepide arie, di gialli tramonti
Di voli d'uccelli, di alberi verdi Presenze di madri, di antichi momenti Da bimbi contenti ai lor petti avvinti.
Lo so: anch'io ricordo un odore Che torna se cerco la pace e il conforto Che vorrei risentire in quel dolce tepore Ma l'intelletto mi fa questo gran torto
Ché quando ci pensa me lo fa disvanire. Conservo le foto, qualche vecchio filmino Un nastro che dice qual fu 'l tuo parlare Quel vecchio quaderno per il tuo bambino
I ricordi di cose mi ti fan ritrovare Di quando ridevi, di quando cantavi Di quando stavamo la sera a parlare
Ma solo un ricordo non so conservare Non so come nasconderlo in alberi cavi E quel caro odore pian piano scompare.
Volo notturno. Un leggiero sbatter d'ali convulso, tra penombra e luce. Così riecheggia sui miei pensieri il ricordo confuso di tanti gesti.
La luce e lì, chiara e accecante. La piccola farfalla si muove con audacia, tra mille insidie. Ma solo di rado capita di scorgerla, e nei modi in cui non si è soliti sperare. Il solo nominarla, induce speranza, nel suo cullare, la salvezza tanto sospirata. E adesso che è vicina, il suo calore soffia, contro le sue esili ali. La sua pienezza: attrae e impaurisce, il suo candore acceca.
Come satelliti. In attesa che il destino si compi, tra sogni e paure, tra ilarità e oblio, nel purgatorio della vita. Sono confinati tutti i pensieri, più sfuggenti. Nell'attimo ancora temuto, di divenire: felicità.
Se fossi una stella, e nei miei occhi brillasse la luce, che in sé racchiude i misteri dell'infinito. Potrei allora con un solo batter di ciglia, attraversare ere. E viaggiare oltre i confini dello spazio e del tempo, per poi stanco e solo scoprire, che tutto il senso di questa nostra esistenza. È proprio quello di non avere senso.
Se fossi una stella. E i miei occhi potessero vedere, ciò che a nessun altro, è concesso di vedere. Perché attraverso essi il tempo, mi sembrerà scorrere più lento. Potrei fermarmi ad ascoltare, lo scandire interminabile del silenzio. Per poi ritrovarmi a brillare, anche quando: sul mondo, non ci sarà più nessuno a potermi osservare.
Ancora sull'onda dei ricordi indugio, scaldandomene il pensiero. Mentre sento, scivolare come un fremito il distillare dell'oblio. Che vano e sperare trattenere. Ma quando del tempo, che trascorso vediamo, cancellarne memoria. Rimarrà solo l'alone, della nostalgia che ora sento. E, l'immagine chiara, dei vostri sorrisi.
Non permettere mai che qualcuno venga a te e vada via senza essere migliore e più contento. Sii l'espressione della bontà di Dio. Bontà sul tuo volto e nei tuoi occhi, bontà nel tuo sorriso e nel tuo saluto. Ai bambini, ai poveri e a tutti coloro che soffrono nella carne e nello spirito offri sempre un sorriso gioioso. Dà loro non solo le tue cure ma anche il tuo cuore.
Al dibattito delle vespe la dialettica delle scimmie gorgheggi delle statistiche oppone (alta fiamma rosa fatta di pietra aria e uccelli tempo in riposo sull'acqua)