Poesie d'Autore


Scritta da: Angelo Giordano
in Poesie (Poesie d'Autore)

Perciò t'amo

Perciò t'amo
Io ti amo, perché è con te
che mi sento vivo,
Perciò t'amo.
Tu sei come una brezza di frescura
che passa sul mio viso,
porti il sole nel tuo sorriso
e nei mie occhi.
Io ti amo
perche le mie mani
non bramano che te,
sei il fuoco che riscalda il cuore
l'essenza dell'anima
che vede in te, ansimi.
Tu sei come il volo
di una rondine,
leggiadro e soave,
riposati ora, qui sul mio petto,
la mia carezza ti darà tepore,
e tu accarezzerai il mio respiro.
Io ti amo
perché una rosa è un tuo bacio
un petalo, la tua carezza.
Perciò t'amo.
Sei primavera nell'elegante andare
i tuoi passi, libellule.
Volgimi lo sguardo, eccomi
ti amo, tu sei l'essere mai incerto
che sicura mi coinvolgi
nel palpito sincronico
di cuori amanti.
Ecco perché ti amo,
tu sei il mondo da scoprire.
Perciò t'amerò sempre.
Composta venerdì 27 maggio 2011
Vota la poesia: Commenta
    Scritta da: Davide Bidin
    in Poesie (Poesie d'Autore)

    L'Assolto

    Allor che i miei buoni fratelli m'avevan due volte sepolto,
    disse una voce: (io non so come e dove)
    "Assolto. Mancanza assoluta di prove".
    Si apersero tutte le porte, si apersero tutti i cancelli.
    "Assolto!" Io sono "l'assolto" miei cari signori, e ora che sono fuori guardatemi bene in viso: ho ucciso?
    "Assolto!"
    È la mia professione, che intendo bene di sfruttare dal suo lato migliore.
    "Assolto!"
    Appena uscito mi accorsi subito qual era il miglior partito.
    Fuggire? Nascondersi agli occhi della gente? Macché!
    Sottrarsi alla sconcezza del dubbio ch'io rivesto? Macché!
    Rivestirlo dignitosamente o con disinvoltura? Macché! Niente, niente!
    Esibirsi, senza misura, generosamente.
    Gli è perciò ch'io frequento le strade, il passeggio, i teatri, il caffè, come ogn'altr'uom non assolto: certe volte mi diverto poco... certe altre molto... né più né meno di lui o di te.
    Si sa che color che incontrandomi intrecciavan col mio bei sorrisi, vedeste ora che visi...
    che visi mi fanno!
    E che voci sorprendo dai crocchi! Vedeste che occhi!
    - Un innocente si scolpa.
    - E un farabutto lo stesso.
    - Ha taciuto, ecco tutto.
    - Ha taciuto come un innocente.
    - Ha taciuto come un farabutto!
    - E gli errori?
    - Questi sono gli errori, i delinquenti sono tutti fuori!
    Entro per tempo in teatro, prendo possesso della mia poltrona con molto sussiego.
    Mi volgo, mi chino, mi spiego; mi lascio ammirar giro giro con aria da Dio.
    E se certi visi si spostano resta inflessibile il mio.
    Per i primi venti minuti lo spettacolo lo do io. "Bella che stai puntandomi attraverso la lente dell'occhialino, dimmi, mio bel musino, mi desideri innocente, o mi desideri assassino?"
    Un signore là indietro, dai posti distinti, macina lesto fra i denti: "sul trono, sul trono i briganti!"
    E un altro: "guardate che ghigna stasera, facciaccia da galera!"
    Quando s'alza il sipario divento anch'io un umile spettatore, come lui, negli antratti ritorno un poco attore, eppoi ancora spettatore come te, come tutti gli altri.
    E se dopo all'uscita qualcuno mi aspetta, io esco pian pianino senza nessuna fretta.
    Poi vado al caffè. Finché c'è gente sveglia nella città resto a sua disposizione, nessuno dev'essere defraudato nella legittima curiosità, sono un galantuomo nella mia professione.
    E non crediate ch'io sia tardivo ad escir fuori al mattino, macché! bisogna pensare che il mattiniero ha gli stessi diritti del nottambulo cittadino.
    "Assolto!" Può sembrar poco... e può sembrar di molto.
    Guardatemi bene in viso: ho ucciso?
    Vota la poesia: Commenta
      Scritta da: Anna De Santis
      in Poesie (Poesie d'Autore)

      A mio padre 24 - maggio - 2011

      Non rendersi conto mai
      di quello che conta veramente
      quando cominci a perdere pezzi della tua vita
      ed ogni volta il cuore cede ed a brandelli
      ti ricorda che non siamo niente
      consolarsi per quello che ti ha dato
      questo padre tanto amato
      unico e sempre presente
      e come il giusto sempre, non muore mai
      sarà sempre qui nella mia vita e nella mente.
      Spero tu possa sentirmi
      non pensavo che sarebbe stato immenso
      e così profondo
      questo dolore che mi fà impazzire
      forse avrei potuto fare ed intervenire
      ma tu avevi voglia di vivere ed agire
      come più ti sembrava giusto
      e quando hai deciso pur amando noi
      di lasciarti andare e di morire
      tutto il mio mondo è caduto
      ed intorno il vuoto
      ed un silenzio muto e non c'è ritorno.
      Vota la poesia: Commenta
        Scritta da: Antonino Gatto
        in Poesie (Poesie d'Autore)

        Profumo di mamma

        Cara mamma quanto tempo che è passato,
        ma il tuo sguardo non l'ho mai dimenticato,
        le tue braccia, il tuo sorriso, le tue carezze,
        sono oggi il miele che mi consola dalle amarezze.

        Con noi il destino è forse stato troppo crudele,
        e ti ha lasciato, solo una foto e due candele,
        ma non temere di stare sola mia cara mamma,
        perché tuo figlio palpita ancora in quella fiamma.

        Quel nodo in gola che adesso provi, e ti fa male,
        è la conferma che questo amore, non può finire,
        e se anche il tempo, avrà sbiadito l'ultima foto,
        noi due saremo per sempre insieme nel terremoto.

        Così è la vita, con le sue spine, come le rose,
        sei stata punta dalle emozioni più dolorose,
        ma il mio profumo che ancora senti mia cara mamma,
        non si può spegnere come si è spenta la nostra fiamma.
        Composta venerdì 20 maggio 2011
        Vota la poesia: Commenta
          Scritta da: Davide Bidin
          in Poesie (Poesie d'Autore)

          I Fiori

          Non so perché quella sera,
          fossero i troppi profumi del banchetto...
          irrequietezza della primavera...
          un'indefinita pesantezza
          mi gravava sul petto,
          un vuoto infinito mi sentivo nel cuore...
          ero stanco, avvilito, di malumore.
          Non so perché, io non avea mangiato,
          e pure sentendomi sazio come un re
          digiuno ero come un mendico,
          chi sa perché?
          Non avvevo preso parte
          alle allegre risate,
          ai parlar consueti
          degli amici gai o lieti,
          tutto m'era sembrato sconcio,
          tutto m'era parso osceno,
          non per un senso vano di moralità,
          che in me non c'è,
          e nessuno s'era curato di me,
          chi sa...
          O la sconcezza era in me...
          o c'era l'ultimo avanzo della purità.
          M'era, chi sa perché,
          sembrata quella sera
          terribilmente pesa
          la gamba
          che la buona vicina di destra
          teneva sulla mia
          fino dalla minestra.
          E in fondo...
          non era che una vecchia usanza,
          vecchia quanto il mondo.
          La vicina di sinistra,
          chi sa perché,
          non mi aveva assestato che un colpetto
          alla fine del pranzo, al caffè;
          e ficcatomi in bocca mezzo confetto
          s'era voltata in là,
          quasi volendo dire:
          "ah!, ci sei anche te".

          Quando tutti si furno alzati,
          e si furono sparpagliati
          negli angoli, pei vani delle finestre,
          sui divani
          di qualche romito salottino,
          io, non visto, scivolai nel giardino
          per prendere un po' d'aria.
          E subito mi parve d'essere liberato,
          la freschezza dell'aria
          irruppe nel mio petto
          risolutamente,
          e il mio petto si sentì sollevato
          dalla vaga e ignota pena
          dopo i molti profumi della cena.
          Bella sera luminosa!
          Fresca, di primavera.
          Pura e serena.
          Milioni di stelle
          sembravano sorridere amorose
          dal firmamento
          quasi un'immane cupola d'argento.
          Come mi sentivo contento!
          Ampie, robuste piante
          dall'ombre generose,
          sotto voi passeggiare,
          sotto la vostra sana protezione
          obliare,
          ritrovare i nostri pensieri più cari,
          sognare casti ideali,
          sperare, sperare,
          dimenticare tutti i mali del mondo,
          degli uomini,
          peccati e debolezze, miserie, viltà,
          tutte le nefandezze;
          tra voi fiori sorridere,
          tra i vostri profumi soavi,
          angelica carezza di frescura,
          esseri pura della natura.
          Oh! com'è bello
          sentirsi libero cittadino
          solo,
          nel cuore di un giardino.
          -Zz... Zz
          -Che c'è?
          -Zz... Zz...
          -Chi è?
          M'avvicinai donde veniva il segnale,
          all'angolo del viale
          una rosa voluminosa
          si spampanava sulle spalle
          in maniera scandalosa il décolletè.
          -Non dico mica a te.
          Fo cenno a quel gruppo di bocciuoli
          che son sulla spalliera,
          ma non vale la pena.
          Magri affari stasera,
          questi bravi figliuoli
          non sono in vena.
          -Ma tu chi sei? Che fai?
          -Bella, sono una rosa,
          non m'hai ancora veduta?
          Sono una rosa e faccio la prostituta.
          -Te?
          -Io, sì, che male c'è?
          -Una rosa!
          -Una rosa, perché?
          All'angolo del viale
          aspetto per guadagnarmi il pane,
          fo qualcosa di male?
          -Oh!
          -Che diavolo ti piglia?
          Credi che sien migliori,
          i fiori,
          in seno alla famiglia?
          Voltati, dietro a te,
          lo vedi quel cespuglio
          di quattro personcine,
          due grandi e due bambine?
          Due rose e due bocciuoli?
          Sono il padre, la madre, coi figlioli.
          Se la intendono... e bene,
          tra fratello e sorella,
          il padre se la fa colla figliola,
          la madre col figliolo...
          Che cara famigliola!
          È ancor miglior partito
          farsi pagar l'amore
          a ore,
          che farsi maltrattare
          da un porco di marito.
          Quell'oca dell'ortensia,
          senza nessun costrutto,
          fa sì finir tutto
          da quel coglione del girasole.
          Vedi quei due garofani
          al canto della strada?
          Come sono eleganti!
          Campano alle spalle delle loro amanti
          che fanno la puttana
          come me.
          -Oh! Oh!
          - Oh! ciel che casi strani,
          due garofani ruffiani.
          E lo vedi quel giglio,
          lì, al ceppo di quel tiglio?
          Che arietta ingenua e casta!
          Ah! Ah! Lo vedi? È un pederasta.
          -No! No! Non più! Basta
          -Mio caro, e ci posso far qualcosa
          io,
          se il giglio è pederasta,
          se puttana è la rosa?
          -Anche voi!
          -Che maraviglia!
          Lesbica è la vaniglia.
          E il narciso, quello specchio di candore,
          si masturba quando è in petto alle signore.
          -Anche voi!
          Candidi, azzurri, rosei,
          vellutati, profumati fiori...
          -E la violaciocca,
          fa certi lavoretti con la bocca...
          -Nell'ora sì fugace che v'è data...
          -E la medesima violetta,
          beghina d'ogni fiore?
          fa lunghe processioni di devozione
          al Signore,
          poi... all'ombra dell'erbetta,
          vedessi cosa mostra al ciclamino...
          povero lilli,
          è la più gran vergogna
          corrompere un bambino
          -misero pasto delle passioni.
          Levai la testa al cielo
          per trovare un respiro,
          mi sembrò dalle stelle pungermi
          malefici bisbigli,
          e il firmamento mi cadesse addosso
          come coltre di spilli.
          Prono mi gettai sulla terra
          bussando con tutto il corpo affranto:
          -Basta! Basta!
          Ho paura.
          Dio,
          abbi pietà dell'ultimo tuo figlio.
          Aprimi un nascondiglio
          fuori della natura!
          Vota la poesia: Commenta
            Scritta da: Silvio Squillante
            in Poesie (Poesie d'Autore)

            Lei era lì

            Sentii il mio nome risuonare nella strada triste e vuota
            lei apparii con gli occhi pesti di una madre
            sparii come dolce fanciulla fasciata da un ceruleo vestito,
            ho continuato a tirar dritto.
            Lei era lì.
            Si avvicinò lenta a me dicendomi
            di non aver paura,
            mi sfiorò il braccio
            e si incamminò da sola nella stanza buia
            riuscì ad udirla,
            il buio non durò molto.
            Lei era lì.
            Ti faccio sempre spazio
            quando siedo da solo,
            cerco in te
            il mio equilibrio perduto
            come un trapezista
            che freme di vita quando rischia di morire.
            Lei è qui.
            Composta martedì 24 maggio 2011
            Vota la poesia: Commenta
              Scritta da: Fiorella Cappelli
              in Poesie (Poesie d'Autore)

              Referendum: Vota Sì pè dì de No

              Nell'Italia che confonne
              quattro SI pe dì de no
              semo sempre fra le onne
              nun poi dì "io nun ce stò"

              Co''sti temi compricati
              che scritti sò confusi
              da la gente sò votati
              pè nun fà tornà l'abbusi

              Ciai l'acqua, che è gran bene
              er privato nun ce stà
              già ciavemo tante pene...
              la dovemo da paga?

              L'aria poi nun è da... mare
              se ciariva'no scossone
              stamo attenti ar nucreare
              nun perdemo la raggione!

              Eppoi gnente impedimento?
              Puro qui ce stà da dì
              chi ha creato lo scontento...
              quarche cosa ha da patì!

              Nell'Italia, che voi fà
              quattro Si pè dì de no
              Si le leggi voi abbrogà
              nun poi dì "io nun ce stò".
              Composta martedì 31 maggio 2011
              Vota la poesia: Commenta