Poesie


Scritta da: Stefano Amoroso

I sogni e la luna

Chi sveglio di notte
la luna a mirar
di sogni si nutre.
Ma quando, sopito,
al son, si abbandona,
la coscienza libra
in sogni confusi,
di svanita memoria.
E quando,
al rosseggiare del ciel
che la stanca
ragion, soccombe,
e lì,
che il cuor,
al mirar, della luna,
il sogno riprende.
Composta giovedì 8 dicembre 2022
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    Scritta da: Gabriele Ceci

    Il mio ultimo rimpianto sarà di non avere dato tutto

    Il mio ultimo rimpianto sarà di non avere dato tutto,
    Perché?! Qualcosa ha teniamo sempre per noi.

    Amore rimosso
    amaro rimorso
    tutto quello mai dato
    tenuto al sicuro, al riparo.

    Per la paura di amare, di lasciare spazio nel cuore
    come se si potesse distrattamente riempire
    di altro ma non di te, amore.

    Si da per non avere, neppure in cambio
    perché al trapasso, non verrà con noi.
    Composta lunedì 12 dicembre 2022
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      Scritta da: Renata Falconi

      Viva l'inclusione

      Quando eseguo i compiti faccio fatica
      E questo complica spesso la mia vita.
      Studio le ore per capire appena
      E a volte mi chiedo, se ne vale la pena
      Per questi versi da fare in rima
      Non avevo idee per finire prima
      Ho pensato tanto e mi sono arrabbiato
      Per quanto difficile lo avevo trovato
      Di corsa da mamma sono andato
      E lcon dolcezza mi ha calmato
      Mi ha detto che tutti hanno i loro tempi
      E quando li troviamo siamo tutti contenti
      Di stare sereno, tranquillo e contento
      Perché per ognuno arriva il momento.
      Viva la scuola e viva l'inclusione,
      Che per il mondo non deve essere un'illusione.
      Composta domenica 4 dicembre 2022
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        Scritta da: Renata Falconi

        La mia manina

        Mamma guarda la mia manina
        che accarezza la tua faccina
        è piccola, tenera e da osservare
        Perché nel tempo dovrà cambiare
        La uso tutti i giorni per prendere e fare
        e quando studio mi aiuta a contare
        Quando da grande mi vedrai lavorare
        Il tuo animo dolce inizierà a ricordare
        E nel cassetto del tempo che sarà
        Questo regalo nel tuo cuore resterà.
        Composta mercoledì 30 novembre 2022
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          Siamo a Dicembre

          Siamo a dicembre,
          l'aria di Natale
          trascina rami spogli
          senza luce
          con lacrime sospese
          come fiocchi di ghiaccio
          a questo freddo
          che gela il cuore affranto
          dai soprusi
          del veleno che affligge
          prominenti
          a vertice del monte
          e gente inerme,
          bimbi intirizziti
          coi sogni congelati
          dentro il cuore
          aspettano le briciole
          di stelle,
          aspettano
          che si proclami l'alba.
          Per non lasciarsi
          prendere dal gelo
          conservano nel cuore
          bulbi dolci
          sotto la terra dura
          che vince nella stalla
          dove re buoni approdano
          a osannare
          il bambino
          più povero di tutti.
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            Tempo di Natale

            Siamo a Natale
            il cielo parla piano
            si muovono
            barconi ripudiati
            su mare nostro
            che trascina infermo
            lacrime di parole.

            Siamo a Natale
            il cielo piange amore
            suona miseria e fame,
            ma la Terra
            non smette di gridare,
            investe tutto il sangue
            fino al cuore
            in armamenti e bombe
            contro le vite umane.

            Siamo a Natale,
            la cometa del cielo
            alza la voce
            illumina la stalla
            del povero bambino,
            ma impotenza meschina
            si dibatte
            senza trovare un lume
            che spinga il senso buono
            a prevalere.
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              Scritta da: Stefano Cardarelli

              Il borgo che guarda Roma

              Mi appresto alla vista sacra della Madonna del Sorbo
              i miei passi scricchiolano sul selciato
              solo rumore di brezza e il ticchettio di un Picchio verde
              accompagnano la mia ombra
              all'improvviso il cuore si fa meraviglia
              si apre la valle feconda
              tra chiazze di fiori e ginestre... ramingano i buoi
              ogni tanto il gorgoglio delle placide acque del Cremera
              rompono il silenzio della natura
              tra i cespugli un usignolo di fiume accompagna il mio passare
              lo zaino del viaggio comincia a pesare.
              Dal culmine della collina
              i tetti di Formello cominciano a prendere ordine
              il mio vecchio bordone passa l'arco di Porta da Capo
              l'immagine di un Cristo mi accoglie a braccia aperte
              l'anima si rallegra
              sfioro il Palazzo Chigi con il suo maestoso portale
              intravedo lo scrigno del chiostro
              abbraccio con lo sguardo questo disegno d'ingegno umano
              la piazza si riempie di sillabe che diventano parole di stupore
              dei Romei stanchi
              nella risega dell'angolo c'è la Chiesa di San Lorenzo
              con la sua meridiana per il tempo antico
              il bordone avanza tra le fessure del paese
              la luce interrompe il suo viaggio
              tra i tetti e le case del Borgo dei Chigi
              petali di gerani seguono la voce del vento
              anguste viuzze animate da gatti
              salutano il passare del pellegrino
              interrogo i miei passi tra sogni e speranze
              adesso so... di non avere più confini
              l'ultimo campanile della chiesa di San Michele Arcangelo
              contempla l'agro veientano
              il tramonto si adagia sul borgo che guarda Roma
              mentre le stelle mi aspetteranno a San Pietro.
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                Scritta da: Stefano Cardarelli

                il deserto di Accona

                Un giorno preso dallo sconforto, sprofondai nel letto, rivolsi lo sguardo sul soffitto, rimasi fisso sul bianco cercando l'impossibile, chiusi gli occhi e mi ritrovai nel mio "Deserto di Accona", alzai i piedi sulla parete dove poggiava la spalliera del letto e mimando i movimenti cominciai a camminare nella strada polverosa. Sentivo nuovamente il rumore dei miei passi e lo sguardo si perdeva nelle colline argillose e nelle biancane in quel lembo di terra Toscana, dove amavo camminare e dove la Francigena regalava emozione e sussulti. E lì che cominciò il mio viaggio primordiale, fatto di sofferenza e cuore, procedevo su quell'immenso disegno della natura piegato dall'arcano lavoro dei contadini, ogni passo sprofondava nella polvere liberandomi dall'angoscia e dal tempo. Si... quel tempo che mi aveva relegato tra le mura di casa e dove l'unica via di uscita era la finestra ad occidente con i suoi tramonti.
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