Pensieri si affollano
Un vuoto si forma
Nell'immensa esistenza che
Diviene realtà confusa
Chiudo gli occhi
Mi distendo in un lungo abbraccio
Che rimane custodito nel sogno
È intanto un gelo è sceso nel cuore.
Composta domenica 30 novembre 2014
Pensieri si affollano
Un vuoto si forma
Nell'immensa esistenza che
Diviene realtà confusa
Chiudo gli occhi
Mi distendo in un lungo abbraccio
Che rimane custodito nel sogno
È intanto un gelo è sceso nel cuore.
La neve incantata, dal cielo mandata,
gli alberi spogli senza germogli,
la brina fatata così delicata,
la stagione estiva ormai terminata,
il cielo oscuro ed eterno,
annuncia l'inverno,
e tra pochi giorni la prima gelata,
fuori i poveri uccelli affamati,
sembran fili d'erba imbruniti,
più in lontananza i migratori ormai già partiti,
e in lontananza i monti innevati.
Dell'alba e del tramonto
non distinguo il colore...
Apatia è il motore!
Con sguardo perduto
barcollo nel buio,
nei passi cerco forza,
ma un bastone non ho.
Stanche son le palpebre,
ma gli occhi non chiudo,
un abbraccio rovente
mi è tanto mancato!
Troppi gradini
le mie ginocchia han calcato
spossate si vogliono schiudere
come uova al primo mattino.
Giovane appaio,
ma vecchio mi struggo.
la luna spegne questa pozza,
dolci sorrisi non dono più.
In qualsiasi luogo dell'universo
si volesse collocare la luce dell'amore
si commetterebbe una sciocchezza.
Che sia Moschea o tempio barocco,
Sinai, Tibet, la Mecca,
sarebbe come stipare tutte le stelle
e godere di luce fioca.
E luce sia!
In parole potenti capaci di alleviare dolore.
In una mano tesa, un sorriso, un abbraccio.
Nell'incontro fra Uomini veri
entusiasti della varietà del mondo
e nelle scelte che faranno.
Ho guardato spesso il mare
con la voglia di possederlo
in un pugno.
Il vento mi ha carezzato...
L'ho voluto abbracciare.
Tutt'intero!
Illuso e tanto sciocco
la natura mi ricorda
che sono solo un uomo...
Piccolissimo!
Evado dalla città,
i passi come ombre
non voglion far rumore,
non svelano dolore.
I respiri del vento
risanano l'anima.
L'ultimo sussulto
di pelli putrefatte,
lo scheletro di foglie
che il suolo raccoglie.
Uccelli si fiondano
nello scuro ignoto.
Il verde che trema
il cuor mi sconvolge.
Il cielo s'annebbia!
Tra torbidi gonfiori
il sole cerca spazio.
Bagliori argentati,
tenui fili di luce
uno specchio risucchia.
Infiniti prati verdi,
duemila mondi diversi,
orme appena sfiorate,
facce neanche avvistate.
Rami coprono scorci,
sgradevoli realtà,
aloni asfittici
di fumi ribolliti.
Panca nuda e sola
il pensiero non consola
di ritornare al prima.
L'inquietudine!
Gelide pupille di serpente...
D'ocra, il mondo risplende!
Giocosa al sole si distende,
il pelo si accende splendente!
[Sul manto soffiano le stagioni...]
Le brine il tocco non seccano,
ma le dita pizzicano leali,
come soffioni che volteggiano
librati da venti invernali.
Il grano riflette il rossore,
del meriggio il biondo chiarore,
dal sole assorbe il colore,
non pare un estivo bruciore.
Il buio avvolge il mistero...
Uno sprazzo di bianco leggero!
L'intruso nel fogliame nero
rischiara l'inverno severo.
Il dolore è solo la tosse!
Zecche che pungono divertite...
Un odore certo le ha mosse,
sulla pelle saltano infinite!
La morte lontano la carezza,
quando ratto non vede sul ramo
fuggire nella gelida brezza,
del padrone non ode richiamo.
Chiaroscuro dipinto,
pallido e intenso!
Ti dipani lontano
in due tavole piane
di verde e azzurro...
Fino a baciarti lì,
in un punto immenso!
Una linea sottile
racchiude l'eterno,
che culla e riposa
i miopi sguardi di chi
non è stanco di sogni.
Le parole che tu pensi
un tempo eran farfalle
in un prato isolato,
gemme rare e preziose
nel mare inesplorato.
Ora che il tesoro
lo hanno divorato,
non ti sembra più oro
il verso rigettato.
Cerchi l'alto mare
prosciugato dal sole
e non puoi più sognare
abissi di parole.
C'è solo una landa,
deserta e spettrale,
marrone è la ghianda
ad altre sì uguale.
Sulla spiaggia cammini...
sparsi sono i tesori
squarciati dagli uomini
un tempo predatori.
Nostalgia dello splendore
che mai ti ha accecato!
Tramonto è dolore,
nulla abbiam creato.
C'è il vuoto che riempie questa stanza,
le mani congiunte pregano ogni volta,
scendono le lacrime si spacca il cuore,
sopra questo letto ricoperto di dolore.
Dove ogni volta ho sentito il tuo strazio,
e quell'angoscia mi è rimasta dentro,
vaga la mia anima in questo momento,
immersa nella supplica cerca un segno.
Il silenzio mi avvolge, circonda l'aurora,
gli occhi chiusi, una preghiera vola:
Maestosa è l'onestà che fu il tuo ideale,
circondata dal calore di chi ti vuole bene,
grandiosa la tua opera sapienza di vita,
immersa nella campagna ora vola libera.