Persona amica
Ti gratta via la solitudine
dove non t'arrivano le dita
e pur se fosse d'abitudine
non sarebbe cosa sgradita.
Commenta
Ti gratta via la solitudine
dove non t'arrivano le dita
e pur se fosse d'abitudine
non sarebbe cosa sgradita.
Se ne stanno caldi, e se ne stanno cheti,
nel buio profondo di presse pareti.
A volte si fan cavare al mondo,
e si fan tagliare a tondo,
a far da stella dietro gran cassa,
quando la luce ben li trapassa.
Mentre la vita invecchia e passa,
per quelli in carne e ossa,
per loro no, ché di supremo carbonio,
ché per sempre splendono.
Dannati a bellezza, sottratti al demonio,
a morte mai s'arrendono.
Come tra le pieghe del reale
son tessuti i finiti disegni
del grande universale,
Così questo è l'infinito intreccio
di ogni piccolo particolare,
E del visibile
le porte invisibili
si aprono
in spazitempi immisurabili.
Già; in fine
della vita
si morirà.
I lievi cicalii delle lucette sull'albero in oro e argento,
i fruscii del giradischi
fra i solchi del vinile,
la neve bianca di luna
dalla finestra sul bosco,
la morbida vestaglia rossa
quando avevo la febbre.
Questo mio kardia
batte senza posa
da quand'era piccino
come boccio di rosa.
Muscolo di vita,
caldaia di pensieri,
A volte salta il passo
o vibra a spron di tamburo
e quand'è vecchio e solo
si fa così malinconico e assassino.
S'empie, spinge e sparge sangue
dall'alluci fin su ai capelli
e quando smetterà questa pompa magna
vorrei cader nel sonno anch'io
senza lagna.
Non ci sarebbe niente da ridere
se non di noi stessi,
eppur belle mietitrici
falcian via le messi,
contente,
con l'Amor in mente.
E pur la vecchia mietitrice
falcia via avida le genti, indifferente,
tale è Morte repente.
Non si può far a meno di sorridere, allora,
se così son disposti i denti
dei nostri poveri teschi.
Spine che pungono l'anima
dolore diviso, ma non per questo dimezzato.
Grida festose di giochi infantili
risate in famiglia
Solidarietà ed affetto
che il cuore sente
e mi parla di te.
Dai collinari declivi
scende l'abbraccio di questa città
alla conca
dell'azzurro mare.
L'estivo tepore
rigenera
la linfa della vita,
e incendiano,
gli aperti balconi,
i mille e mille colori
dei fiori.
E mentre guida la luna
un gregge di barche,
sul tranquillo mare,
dorme
il cuore della città
negli antichi vicoli
permeati di storia,
ed anch'io, alfine,
cerco il riposo
al quotidiano travaglio.
Si sa che si muore
e non ci consola
saper che si vive
una volta sola.
Però noi dobbiam saper pazientare
e prender le cose
senza farci del male.
La vita è importante
viviamola bene
e l'uomo saccente
lo sa che conviene.
Le nostre piccole vite
sono state da tempo forgiate
nelle fucine d'antiche stelle
ormai già collassate.