Una penna
Una penna,
l'anima vuota
pensata e raccolta
da un qualche centinaio di fogli
è l'effige della nostra liberazione
una botta alle catene
sulle sbarre della nostra dannazione.
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Una penna,
l'anima vuota
pensata e raccolta
da un qualche centinaio di fogli
è l'effige della nostra liberazione
una botta alle catene
sulle sbarre della nostra dannazione.
Il sole saluta l'uomo
sta per immergersi nel mare
proprio come lui
impavido cacciatore
che tenta un ultimo assalto
alle ignare vittime
tra la spuma e le onde
non teme l'ignoto
quel profondo blu
si tuffa a capofitto
perché questa è vita
sentire il profumo di salsedine
afferrare la carne
gustarsi il pasto meritato
e poi tornare a volare alto
nel cielo.
La vita soffia forte sulle vele
e la scia ti porta sempre verso il tramonto.
Tutto scompare insieme al sole
le parole sembrano scivolare nelle lacrime di ricordi lontani.
Puoi urlare il mio nome
il vento non cancellerà la tua voce che è un canto
poi sognami nelle stelle
e quando quella lacrima scenderà sul tuo viso
non sarà perduta ma bagnerà un nuovo ricordo.
Pomeriggio grigio,
buio,
velato di malinconia.
La pioggia, il vento
raffreddano la terra,
ma caldo resta
il mio cuore,
gonfio d'amore
di te,
dolcissima donna,
che riempi la mia vita
del tuo profumo.
Incertezza
nel ricercare la verità
non dimostrabile
trapela nei miei pensieri
la natura affonda
nel mistero
e chiede significato
per il continuo trasformarsi
in un ciclo continuo
tra vita e morte
dove rivelazione
comunicata all'uomo
perpetra dubbio
così
che sogno
nell'infamia mia
la pura anima
che ancor non trovo
ma etica e morale
completano il cammino
dove nessuno
si è mai spinto
e aspetto incredulo
l'aldilà.
C'era una volta un marinaio
che remava oltremare.
Con le sue braccia d'acciaio
nulla lo poteva fermare.
Nella quiete di quel giorno
remava senza sosta:
senza guardarsi attorno,
lo sguardo fisso alla costa.
Laggiù una donna lo attendea
indossando una veste chiara.
Sembrava quasi una dea,
che ogni ferita ripara!
Quando a riva fu arrivato,
il marinaio stanco,
perse tutto il fiato
davanti all'angelo bianco.
Al che in un sorriso gli disse:
"L'isola di Itaca hai raggiunto!"
lì dove Omero pose Ulisse,
quando alla storia mise il punto.
Giorni bui, scuri, tetri adombrano i miei occhi;
l'occasione di tingere un foglio
s'affaccia nella mente, lesta,
come se fosse l'ultimo di una serie
di sfoghi in cui le mie mani s'abbandonano.
Non oso descrivere la mia tristezza,
già di per se lugubre come espressione,
che si spande copiosa come lacrime a
sporcare l'onestà di codesta cartaccia;
destinata ad essere sfruttata e poi gettata nel dimenticatoio,
insieme ad altri mille perché.
Riversa, è riversa su di un precipizio senza fine,
senza ombra, senza la fugacità di un ultimo pensiero.
C'è una coccinella sul mio vetro,
da dietro la tenda vedo
le alette volare.
Si posa sul vetro,
cammina veloce sulle sue zampette.
Apre le ali e vola per
fare più strada,
poi si riposa e cammina.
C'è una rossa coccinella dietro
la tenda bianca,
una fortuna tutta per me:.
Vicini in silenzio
vicini ma lontani
parole non capite
sguardi senza intesa.
Solitudine nonostante
la tua presenza,
parole fraintese
sottintese;
la rabbia che cresce
senza capirsi
nessuna voglia di dirsi.
Fare e dire poco
per evitare il gioco
che allontana
sempre il fuoco
che tra noi ormai
è fuoco...
vicini ma sempre più
infinitamente lontani.
Adesso io parto.
Ma il mio partir non è dolce
anzi è sofferenza per chi resta.
Nella mia casa
mi addormento anche questa sera
col pensiero che non tornerò.
Ma dove andrò?
Questo è da stabilire.
Niente certezze.
Niente strade diverse.
Perché la strada è quella
nessuno la può cambiare.
Vorrei restare
ma è tardi.
Il viaggio è già pronto
deciso.
Andrò
mi lascio tutto alle spalle.
Tornerò.
Oppure no.
Ma il mio tepore
il mio odore
il mio amore
resteranno.
Nella mia casa.