Poesie personali


Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
in Poesie (Poesie personali)
Sulle pietre del cammino che spesso mi porta al laghetto
ho visto varie macchine pesanti andare avanti e indietro
per abbellire e rendere più agevole questa via campestre
dove di giorno c'incontriamo insieme cani e altri animali.

Anche il mio cane si è fermato attento a guardare le ruspe
che fischiettavano allegre mentre spianavano la dura terra.
Il cielo limpido e il vento gelido di dicembre ci osservavano
come noi avanzavamo sul nuovo cammino che ci ospitava.

Le impronte delle scarpe nuove o vecchie sono le stesse
ma mi guardano con un sorriso nuovo sotto lo stesso cielo.
Vedo solo delle formiche girovagare in cerca della loro tana
perduta sotto la nuova cappa schiacciata da rulli loro bara.

Così è la vita che portiamo avanti con gli anni che ci maturano:
le pietre spesso ci fanno inciampare per farci ricordare chi siamo.
La polvere ci benda gli occhi per comprendere un po' le tenebre,
mentre i rumori forti spesso ci aprono le orecchie al puro silenzio.
Composta martedì 10 ottobre 2017
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    Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
    in Poesie (Poesie personali)
    È arrivato d'improvviso il signor freddo dell'inverno
    invadendo senza preavviso i dolci mesi dell'autunno
    ricchi di odori, di sapori di fruta matura e vino nuovo.

    In fretta cercando cappotti e cappelli chiusi in armadi
    con naftalina o altri odori strani siamo usciti al vento
    che colpisce come spilli il viso oscuro di noi mortali.

    Il freddo non rispetta il bell'autunno con i suoi colori
    né i tanti calendari umani di 12 mesi e quattro stagioni:
    l'inverno è come l'uomo spesso dimentica dove si trova.

    La nostra vita si adatta al tempo, al vento e alla pioggia
    ma quando arriva il freddo abbiamo timore del raffreddore,
    non vogliamo perdere il grido di voce forte e ancestrale
    per non essere ridicoli nel lavoro o difronte al nostro cane.

    Il freddo è spesso amico dell'uomo: senza puzzo né odori.
    Spesso però ci aiuta a riflettere chiusi dietro una finestra:
    le buone idee le spazza il vento mentre il freddo le conserva.
    Composta mercoledì 15 novembre 2017
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      Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
      in Poesie (Poesie personali)
      La pianta di gelsi ha perduto tutte le foglie
      che l'hanno abbellita nei caldi mesi estivi
      dando rifugio a passeri, bruchi e farfalle
      in cerca di ombra e di cibo per loro e i figli.

      Questo mattino fresco del mese di dicembre
      tre bambine passano il tempo pestando foglie
      secche che parlano con il loro crepitio al sole
      mentre le carezza dopo una notte di sogni d'oro.

      Si rincorrono come le ombre delle nuvole nuove
      che s'intrecciano con quelle delle bambine in gioco.
      L'infanzia è una età dai riccioli che ogni mamma
      carezza con delicatezza specchiandosi contenta.

      La pianta dei gelsi si rinnova perdendo le foglie
      in attesa della nuova primavera piena di colori,
      mentre le bambine danzano sulle foglie secche
      in attesa di essere adulte sotto un cielo di fiori.
      Composta giovedì 30 novembre 2017
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        Scritta da: Michele Gentile
        in Poesie (Poesie personali)

        Esecuzione capitale

        Perderò la testa
        per mastro titta
        per uno struggente tramonto
        in soffitta.
        Vilipeso tra
        un sconfitta in trasferta
        e il leggendario gra
        questo è un popolo in continuo movimento,
        in perenne migrazione;
        dal senso civico e la buona educazione
        agli alti pascoli della più cupa rassegnazione.
        Che di ottavi monarchi ne ho piene le tasche
        come gli spiccioli di questa fontana
        come le ore perse ad una fermata
        come a dire "a chi tocca nun sé ngrugna"
        porgendo l'altra guancia alla vergogna
        se solo mandi giù bocconi amari
        e ti rimane un filo di voce impigliato nelle mani.
        Ce ne sono di escrementi, di voragini, prestanome e cardinali
        neroni che incendiano la rabbia
        per questo castello sulla sabbia
        chiamato Roma, chiamato urbe
        di lupe e volpi poco furbe
        per decidere qualcosa di sensato
        senza darsi troppe arie su pè l naso.
        Non è pasquino che è tornato.
        È solo il canto stupido e spaesato
        di chi di quest'eterna capitale
        n'è ancora tutto sommato innamorato.
        Ma lorsignori saran d'accordo
        su questo fastidioso corso degli eventi
        che qui di fulgido e glorioso
        sono rimasti solo i monumenti.
        Il barcarolo va contro corrente
        parla ma non dice niente,
        fra le sponde e i ponti sul biondo incedere
        medita che in fin dei conti
        ciascuno ha quello che si merita.
        "Bonanotte popolo"
        l'eco finalmente si risente
        "torna a dormì e lassa perde
        tutte ste faccenne. Aricordete ora e ancora
        che nun ce stà nisuna assoluzione
        e che stamo e ce staremo sempre
        nell'anno der signore!"
        Composta mercoledì 17 gennaio 2018
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          Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
          in Poesie (Poesie personali)
          Prima che il sole settembrino sorgesse dall'orizzonte
          sono uscito di casa per passeggiare respirando all'alba
          la prima luce del giorno che saluta la notte che dorme.

          Guardando la luna e l'ultima stella nel cielo biancastro
          ho ringraziato, come ogni mattino, chi mi regala la vita,
          gli occhi e l'udito per captare il bello e il silenzio infinito.

          Il passeggio mattutino con il mio fedele cane malamute
          mi aiuta a carpire le voci sospese della terra e del cielo:
          sono suoni e colori che solo il cuore capta senza parole.

          I primi a salutarmi questa mattina sono dei piccoli conigli
          con la macchia bianca sulla coda che saltellano contenti
          sull'erbetta di un prato che da anni aspetta case popolari.

          Non so se un bel mattino vedrò queste case sotto il cielo
          dove altre famiglie fortunate potranno vivere serenamente
          educando i figli a essere degni servitori della propria terra.
          Composta martedì 10 ottobre 2017
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            Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
            in Poesie (Poesie personali)

            Una visita inaspettata

            Ogni tanto ci visita una signora chiamata malattia
            per ricordarci che noi siamo fragili esseri di carne:
            voci che ci perdiamo in echi nascosti in notte di stelle,
            comete vaganti con code di fuoco che bruciano lente.

            La febbre è una sorella umile che ogni tanto ci visita
            come una nebbia avvolta in sciallo di vecchia sul volto:
            entra in casa in silenzio con amore e molta tenerezza
            aiutandoci a crescere come uomini in ore brutte e belle.

            Stando al letto o in ospedale ascoltiamo voci e messaggi
            prima mai ascoltati. Solitudine e silenzio sono come fratelli:
            parlano al cuore e penetrano nella mente per oggi e sempre.
            La malattia ci visita aprendo le porte di una nuova esistenza.

            Oggi inizia la febbre, questa signora bussa alla mia porta,
            vuole che lentamente legga le tante pagine della mia storia
            per prepararmi a captare i messaggi eterni che porto dentro:
            li ascolterò carpendo i raggi di luce nascosti nel mio silenzio.
            Composta martedì 5 dicembre 2017
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              Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
              in Poesie (Poesie personali)

              Arriva l'autunno

              Finalmente oggi il cielo è cupo e con vento
              piange come un bambino senza la mamma:
              la terra aspettava da mesi le lacrime celesti
              per risorgere dopo due mesi di calore ardente.

              Erba e fiori sono stati estinti dall'amico sole
              in questi mesi estivi che si preferisce il mare,
              i giorni lunghi, pelle oscura e pantaloni corti.
              Luglio e agosto, mesi di sole e pioggia morta.

              Oggi inizia l'autunno mesi di lavoro e conforto,
              tempo di raccolta di frutta e di buoni vini cotti.
              Cielo e terra si baciano e piangono di amore
              perché l'uomo possa essere un buon padrone.

              È la stagione in cui la natura si veste di colori,
              bambini e ragazzi imparano a essere adulti,
              gli uomini contenti riprendono i propri lavori,
              cielo e terra assaporano lieti aromi e sapori.
              Composta sabato 21 ottobre 2017
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                Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
                in Poesie (Poesie personali)
                Il padrone della storia è l'uomo
                nato e cresciuto all'omba e al sole,
                sui prati verdi e alte montagne,
                sui mari calmi e tempeste grandi.
                L'uomo: carne di terra con soffio eterno!

                La storia esiste perché esiste l'uomo
                con i suoi capricci e le sue delusioni:
                grandi battaglie, terribili distruzioni,
                spade di sangue, grida di dolore,
                notti di tristezza, ore di grandi amori.

                L'uomo centro del grande universo
                disegna i sogni su ragnatele celesti
                che avvolgono il mondo appena nato
                in fasce scritte in molte lingue strane
                sospirando un mondo senza più guai.

                L'uomo fatto di creta e fantasia celeste
                spesso pensa di essere solo terrestre
                preparando guerre, uccidendo innocenti:
                la storia ci maturerà giorno dopo giorno
                basta darci le mani giocando al girotondo.
                Composta sabato 2 dicembre 2017
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