Scritta da: Sandro Solaro
in Poesie (Poesie personali)
Solitudine
Oggi il lago
è piatto e immobile...
Come questa domenica
senza di te!
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Oggi il lago
è piatto e immobile...
Come questa domenica
senza di te!
L'ultimo bacio è...
quello che non ti ho mai dato
rimasto sempre fra i miei pensieri
dal sapore misto di desideri
di quelle labbra che...
non ci hanno sfiorato
L'ultimo bacio è...
rimasto fra i miei sogni
di dartene uno che
nella realtà non è mai arrivato
L'ultimo bacio è...
quello che domani
cancellerò dalla mia mente
perché non esiste...
nemmeno il ricordo di quel
primo bacio!
... Un bacio di...
... poesia!
Che brutti scherzi fa la ragione,
di ogni cosa fa una valutazione.
Di ogni regola e di ogni modello,
ci fa vedere il brutto e il bello.
E anche se, non ce ne accorgiamo,
siamo sempre noi che decidiamo.
Di amare, di odiare, di ricominciare...
scegliamo noi che cosa fare.
Perché è bello credere in fondo,
che questo mondo ci giri intorno.
Un neonato piangente
In braccio a una mamma,
che culla teneramente.
Un bambino capriccioso,
consolato da una mamma
con fare affettuoso.
Un ragazzo svogliato,
che da una mamma,
viene aiutato.
Un giovane uomo emigrato,
fa soffrire una mamma
dal cuore affaticato.
Un uomo già sposato,
corre da una mamma
dal cuore malato.
Un momento di gioia, vive
Una mamma affranta,
quando vede la nipotina che canta.
Un uomo in ginocchio piangente,
ai piedi di un letto di una mamma,
che ormai " non più sente"
Un figlio addolorato,
Per la sua mamma,
che ha sempre amato.
La nebbia ti culla,
sfumando un passato di ansie e ferite.
Che un tenue bagliore, laddove risplende,
riesca a filtrare?
Tu lascia che passi
fin dentro quegli occhi che l'hanno destato.
Un banco di nebbia, una singola stilla di luce.
Non credo sia poco.
Un cartello piantato
nel centro del cuore
con scritto: attenzione
lavori in corso
ristrutturazione
si prega di vivere piano.
In fila indiana
ai margini di una crepa nel muro
e sopra i calcinacci
di un sogno frantumato
attimi come formiche vanno
a riprendersi il tempo...
Io sono fuori
a guardare le briciole
di quello che credevo
d'essere...
Seguo per abitudine
tiritere di vita
e perdo il filo logico
che mi vorrebbe saggia
mentre in frammenti spargo
le memorie di un greto
che ancora fiume sogna
e torrente
e scroscio
e non si arrende
alla secca stagione...
Sirene della mia solitudine
mare di mille squame
e spuma che m'abbaglia e mi scompiglia
alta e bassa marea
la moltitudine
di pensieri che affollano
il musicale sciabordio dell'acqua...
Luccicare di rivoli
nell'onda
danzare nell'argento
senza fine
appena sotto il velo della luna
sciogliersi e poi raccogliersi
alghe capelli fili
in sospensione...
Sirene della mia vicissitudine
mare di mille rive
nella mia stanza che diventa sabbia
flusso e riflusso
dell'irrequietudine
l'instabile emozione
di sogni che riaffiorano
e s'infrangono
contro gli scogli della mia ragione...
Pudica angustifolia
prego noli me tangere
sfiorata dal pensiero
è presa da malore
pure soltanto brezza
quasi fosse respiro
l'accarezza
ma lei racchiude l'anima
sul foglio
un atto di presenza
pennatosette rime
a custodire
vulnerabile accenno
d'esistenza...
Anime pie sgranar lunghi rosari
stretti di cuore ed avidi di mano
contare fra le dita le indulgenze
il conto in banca l'ultima puttana
e chi s'avvia per una larga via
cammina sulle croci e sui vangeli
e pattina sui cuori degli afflitti
tanto poi donerà qualche fontana
qualche carica e qualche cattedrale
qualche ponte sospeso tra le sponde
del dare e dell'avere una gimcana
di macelli obbligati e fratricidi
ratificati a colpi di partiti
e noi che non sappiamo approfittare
contiamo quanto il due giocando a briscola
al tavolo di chi s'ingozza il mondo
d"anime e sangue e si spartisce gli utili.