Scritta da: Violetta Serreli
in Poesie (Poesie personali)
A un tratto ricadere
dove si nasconde il tuo sorriso e
lacrime, come rugiada
di primo mattino,
da accarezzare.
Composta giovedì 30 settembre 2010
A un tratto ricadere
dove si nasconde il tuo sorriso e
lacrime, come rugiada
di primo mattino,
da accarezzare.
Rimarranno parole,
ai campi cenere,
un giorno
di me!
Le gocce cadono
la lingua le accoglie
è un sapore malato
un sollievo di nulla
di lingua assopita
gonfia e taciuta
distillo ricordi
le grida da muta
cercando l'oblio
di un sonno di bimba
di carezza perduta
di lenzuolo tra le dita
la parete protegge
un lato dei sogni
risveglio di baci
che ti colgano nuda
e non sai dove sei
ma t'importa un bel nulla.
Fiore di plastica
Fiore di plastica
Fiore senza sete
E il destino crudo
Dei giorni che irridi
Nelle cieche speranze
Ingarbugli e inciampi
Con piedi pesanti
Lasci orfane impronte
Hai tanta rabbia
E non odi nessuno
Scuoteresti il tempo
A confessare il tuo nome
Vorresti essere fiore
Ed avere sete
Ma sei plastica
Fiore che non beve.
Ho una casa spettinata
Come la mia vita
Ha nodi come scale
Stanze gonfie la sera
E finestre ubriache
riflettono il mare
Divani di sogni
Tappeti di illusioni
Dolce polvere nei libri
A passarci la lingua
Ho una casa spettinata
Come la mia vita
Pareti da riscrivere
Piangono colori
Lampade allucinate
Ridono per nulla
A respirare il mio senso
questa casa dov'è?
Ho cercato strade nuove per confondere la mente
fischiettando quasi come indifferente
ho ingannato gli orizzonti
mentre a terra i miei pensieri rimanevano schiacciati
sotto i passi della gente.
Ho lanciato molte occhiate chino sopra i cornicioni
ma l'altezza mi ubriacava senza darmi spiegazioni
quante volte ho immaginato di poter spiccare il volo
lì seduto sopra i tetti lì da solo.
Solo un attimo e la mente se né andata
e il mio corpo è ancora lì... da solo.
Vorrei precipitare da una rupe
sentire i colpi duri delle pietre
sentire il lacerare delle carni
riempirmi di ferite
per poi restare zitto senza un lamento
una smorfia di dolore
ed ascoltare il battito affannato del mio cuore.
Vorrei chiedere scusa a questa terra
gettata da una rupe ferita lacerata.
Vorrei posar l'orecchio al suolo ed ascoltarne il cuore
ma non resisterei al suo canto di dolore.
Amico mio,
ti mancano dieci giorni,
tu non lo sai quanta pena,
quanta attesa e quanti dubbi
dentro di noi,
aspettare dietro ad un vetro
e non sapere nulla,
ti sveglierai, ci parlerai
sorriderai ci riconoscerai?
adesso sei tornato
ti sei svegliato,
so che questo mondo
non è il migliore che ci sia
per un risveglio,
ma il pensiero di rivedere
la donna che ami e i tuoi
figli forse ti hanno
dato la forza di non mollare
e adesso sei con noi,
potrai solo vedere la nostra
gioia del tuo risveglio.
Non mutano i sogni, non mutano le speranze.
Profuma di entusiasmo già vecchio il settembre di due anni fa.
Polvere su valigie che mai avevo chiuso.
Emozioni di un presente che è già un ricordo.
Polvere su nomi che non cancellerò.
Settembre... ora pieno di ombre
incombenti. Ombre di foglie lente,
cullate dalla dolce agonia del loro baratro.
E prima che rinascano le foglie
Ancora sogni, ancora altre speranze.
Ancora polvere su valigie che non richiuderò.
Argenteo bacino
nelle screziate acque
dalle tenui sfumature scorgo
nell'armonioso abisso
l'umano pensiero celato
ormai smanioso e svigorito
nel cosmo emette
impalpabile grazia che in cielo persiste
al fine di rendere i cuori
bramosi coeredi dell'amore donato!